Ogni epoca ha la sua notte, ha la sua morte. Noi la stiamo vivendo ancora storditi dalla luce dei ricordi. Non vogliamo ammetterlo a noi stessi, ma siamo ancora in pochi coloro che riescono a guardare i ricordi negli occhi, congiungendo la comprensione interiore con l'osservazione di quanto avviene fuori, nel mondo.
La notte dell'Europa
La notte ora ha un mesto silenzio.
Compare quando scende il sole.
Annulla il fragore e si ode il lamento dei cani
assorbiti dal silenzio assordante.
I cancelli diventano oblunghe lance
che trafiggono la luce dei lampioni
appollaiata sull'asfalto.
Siepi e bouganville ascondono
foreste maestose
dove siedono luoghi proibiti.
La notte è dura ma ancora tiene
la trasparenza dei ricordi.
Slanci improvvisi tra le braccia
della vita passata
e siamo anime in pena nel trapasso
con i piedi fissi nel limbo.
La tragedia è la realtà sacra
che arriva dai cani girovaghi
che non si arrendono alla morte.
Sono io e sono tra voi
mentre il buio scende
e mi accingo
a chiudere gli occhi alle finestre.
Varco la soglia e una rosa di fuochi
compare nel cielo.
Polvere da sparo fa piombare nell'anima
ricordi segnati
da tempi di festa.
È uno sberleffo
all'intimità dei sogni
smarriti nei giorni che accadono
e ci scivolano addosso
con una luce irreale.
Dove siamo, mio Dio?
In quale tempo scaraventati?
C'è assenza di te
nel sorriso scomparso,
nell'amico che incontro,
nella tensione di volti coperti.
Siamo mummie e anime appese
a una vita vergine e nuova
che esalta la paura
e già riposa nella morte.
Ippolita Sicoli