In un’Italia frastornata non dai ricatti associati al Green Pass ma dagli ultimi accadimenti che hanno colpito la Lega, una sentenza che potremmo definire storica è stata emessa in Calabria all'alba delle prossime Regionali.
Se nel caso Morisi troviamo solo fuffa messa a cuocere dai tromboni delle Sinistre come Vendola e Scanzi, allo scopo di mandare a casa la Lega alle imminenti elezioni, all'estrema punta dello stivale accade il contrario e questa volta anziché di fuffa parliamo di sostanza. Dalle "sostanze" della Padania alla sostanza dell'estremo Sud. Se il primo caso ha suscitato scalpore mediatico, il secondo è un vero e proprio tzunami che rischia di travolgere i "rispettabili" che si presentano alle imminenti elezioni. Con Lucano, sindaco di Riace, si è passati dai gravi capi d'accusa a una sentenza bomba, tramutando in tragico fatto quanto spacciato per chiacchiericcio fasullo e lasciando quindi emergere tutti i retroscena più biechi e sconcertanti che legano esperimenti sociali come l'accoglienza a realtà tragiche di sfruttamento. A riguardo, Lucano non si è fatto mancare nulla e più di tutto non si è fatto mancare il sordido legame che vincola la Calabria, terra dal doppio filo accoglienza chiusura, allo sfruttamento atavico da parte degli stranieri. Proprio chi si è posto in termini di rottura rispetto al passato, ha spalleggiato Lucano e la sua politica d'inclusione, facendo del sindaco di Riace il portabandiera della sua campagna elettorale. Mi riferisco a De Magistris che la Calabria ha imparato a conoscere tempo addietro in merito alla vicenda "Poseidon" con cui il magistrato si è lanciato in una galoppata prima mediatica poi politica al di fuori dei palazzi istituzionali di Napoli e Regione. La Calabria ne ha conosciuti di "stranieri" dalle facili promesse di riscatto e De Magistris non è il primo. Stranieri che si sono intromessi col pretesto di voler salvare una terra che come conseguenza è rimasta sempre più arroccata nei suoi atavici e frastagliati principi. Vogliamo liberare la Calabria! Tuonano gli immigrazionisti in vista delle imminenti regionali, come se per preservare una regione nei suoi aspetti più sani e genuini occorresse lo straniero. È un paradosso che non regge e su cui a livello globale hanno investito tutti, a iniziare dalle irganizzazioni filantropiche e umanitarie qui in Calabria complici della politica locale che dietro feste, festival e festicciole ha incassato e fatto mangiare anche tanti giovani che vedono nel fenomeno dell'immigrazione il riscatto dalla propria condizione. Ora siamo alla resa dei conti.
Che ne sarà di Riace simbolo della Calabria tutta? Per rispondere a che ne sarà, bisogna guardare indietro e non al presente fatto di ruberie varie. Dovrebbe rimpadronirsi come la Calabria innanzitutto della sua dignità più antica, senza chiedere il permesso a nessuno, né tanto meno a quei giovani che vedono nell'accoglienza un futuro che è un misto fritto di recupero delle radici con nuovi innesti affatto spontanei e volgari, così come volgari sono le situazioni in cui vengono proposti. Feste, sagre, festival finanziati dalle Ong.
Uno tsunami si è abbattuto e ha il nome di Lucano. Un diluvio dalle dimensioni colossali che si spera spazzi via per sempre la nuova mafia dell'accoglienza e l'esercito di rispettabili al seguito. Che la Calabria si riapprori del suo destino e lo faccia da subito, con la matita in mano.