È una battaglia persa in partenza. Chi non si vaccina e spera di aver diritto a una vita non sacrificata né da segregato, è costretto a fare il tampone. L'esito positivo non è indicativo di alcunché, ma serve a tenere vive le restrizioni.
È così che funziona. Il tampone che costituisce per molti l'alternativa al pericoloso vaccino, si rivela un'arma letale contro la libertà e il diritto alla vita di sempre, alla vita che abbiamo conosciuto e alla quale ci è negato tornare. Sembra quindi che non vi sia via d'uscita al vaccino, che non sia la ribellione ma condotta in modo serio e non troppo molliccio. Io personalmente non sono per la violenza ma a questa rischiamo di arrivarci per davvero e in modo incontrollato, quando annunceranno le prime a detta dei governanti rassicuranti quanto inevitabili chiusure. Si profila un autunno caldo con gli ultimi spasmi di un'estate rovente per quanto attiene al clima e sfavorevole invece sul fronte dei diritti alla libertà. I tamponi per i dipendenti pubblici e aziendali, come sostituti del vaccino, faranno alzare la percentuale dei contagiati che, come possiamo vedere, continua a offrire una visione frammentata dell'Italia. Al Globalismo fa da contrappunto la disgregazione delle unità sociali e animiche, determinando così una lacerante frattura che dovrebbe di per sé alimentare non pochi sospetti su cosa ci sia dietro questa esagerata pandemia.