Spesso situazioni che si creano oltre la porta accanto danno luogo a interpretazioni o a deduzioni distorte. È quanto é accaduto a noi con la vicina Francia che ha di fatto condizionato i nostri presente e futuro.
La Francia, terra di proteste che spesso hanno reintrodotto situazioni fallimentari pregresse, non cambiando alcunché se non nomi e protagonisti, insegna quella capacità di riuscire a gestire, impegnandosi, quadri e assetti politici. Ciò in virtù della matura convinzione che nulla sia immutabile. Il popolo è il popolo e la moltitudine regna sovrana, specie se abbracciata da alti ideali che la convertono in fratellanza. Storia diversa per l'Italia da sempre abituata o meglio, avvezza agli intrighi sottobanco. Qui in Italia il popolo non ha mai deciso nulla, se non per mano di chi gli ha affidato il lavoro sporco. Pensiamo agli Anni di Piombo. Qui in Italia si è sempre andati avanti con la convinzione che a ribellarsi è sempre il violento più che l'ingiusto, dietro la speculazione ovvia condotta dal Vaticano. La Francia a un passo da noi ha di fatto sempre smentito gli intrighi che qui in Italia sono sempre apparsi come fantasie montate a castello da chi aveva in mente di dirottare a proprio piacimento il corso delle cose. L'esatto opposto della realtà. I valori futuristici di Patria, Famiglia e Dio sono sempre stati visti come retaggio di una cultura nella sua costituzione sconfitta. Retrograda e avversa al cambiamento che mirava alla sprovincializzazione dei contenuti. Lo vediamo a proposito dei Porti Aperti e con la conduzione e applicazione del piano pandemico. Chi è contro lo Stato è il nemico perché assente è la capacità critica che permette di fatto di entrare nei fatti. Non che qui da noi manchino i grandi pensatori. Esistono eccome! Ma rimangono confinati nei salotti mediatici e televisivi, senza produrre grosse reazioni. Il servilismo a cui siamo indotti è l'opposto di quanto da sempre vogliono farci credere. Il procedere secondo la volontà dell'esecutivo vigente crea quella forma di statico assenso complice del disastro attuale. Il non contrapporsi alle direttive dei nostri governanti è indicativo di una forte collusione tra il dominato e il dominante, reiterando lo stesso meccanismo che abbiamo conosciuto a proposito della realtà mafiosa. Manca l'impegno che agisca sulla responsabilità, a sconvolgere lo stato di cose. Impugnare una decisione prevede a monte quell'impegno civile montato su una adeguata conoscenza dei fatti che si traduce in responsabilità. In Italia la conoscenza è sempre stata un'assurda chimera. Si pensi al caso Ustica, un intrigo fra tanti e alla forte inaffidabilità etica e costituzionale dei servizi segreti che conducono in totale silenzio un lavoro indipendente da ogni qualsivoglia meccanismo di controllo. Dovrebbero servire lo Stato, in realtà sono un covo spietato di intrallazzi dai tentacoli durissimi. L'arrendevolezza che stiamo dimostrando anche in questo torbido presente illustra appieno quanto gli interessi del singolo abituato alle briciole prevarichino sulla logica della giustizia madre di ogni sana istituzione.