Ciò che il Clero medievale combatte, in realtà appoggia. È questo alla base di una miriade di contraddizioni che lacerano quel momento storico. Il prete pigro e ingordo o comunque, che vuol tenersi fuori dagli impicci, non è solo una trovata manzoniana inerente al Seicento, ma indica il personaggio tipico di quell'epoca.
Il Medioevo condanna la pigrizia perché facilita le trasgressioni e i vizi. Se le epoche successive a iniziare dal Rinascimento con l'Arte tendono a celebrare le personalità del loro tempo, il Medioevo si fa costruttore di scene che sottolineano l'importanza dell'azione.
Con l'azione si vince la morte ed è quanto Dante ci trasmette a tutt'oggi e ha insegnato ai suoi posteri, influenzando Ludovico Ariosto e il successivo Torquato Tasso. L'azione intesa da Gesù come missione che vivifica l'esistenza viene interpretata dal Medioevo come una presa di posizione netta a favore di quelli che sono gli ideali feudali e cavallereschi che però inevitabilmente portano a tragiche conseguenze.
"Chi non è con me, è contro di me", recita il Vangelo e il Medioevo incarna per filo e per segno queste parole attribuendo ad esse non valore figurato, ma un senso storico preciso. È su questo che il Romanticismo insisterà, prendendo esempio dal Medioevo a proposito della fioritura del sentimento patriottico che lo pervade e in senso positivo. Il Medioevo però, non guarda così lontano come il Romanticismo, e si concentra su quegli ideali che sposano l'utile e il mondo terreno più familiare. Per quanto si creda il contrario, il Medioevo è molto materialista e l'interesse per le cose del mondo lo camuffa con una spiritualità che raramente viene tradotta nei fatti. È importante questo aspetto perche ci porta al significato attribuito al fatto. È "fatto" quanto sfugge all'evidenza e viene sostenuto dal popolo dietro indirizzamento della Chiesa. Il vociare, i borbottii sommessi vincolano quanto vincola il Papato alle sue leggi. Si arriva a temere i demoni tirati spesso in ballo dalla Chiesa, e parimenti la stregoneria che viene alimentata dal popolo. Il popolo è lo strumento della Chiesa che dall'alto gli volta le spalle.
Quante persone finiscono sul rogo nonostante i fatti non sussistano! E il popolo finisce con l'adottare lo stesso linguaggio del Clero, certo.meno forbito. Ecco perché la soluzione al problema della lingua tramite l'adozione del volgare non funziona. Il Clero continuerà a parlare in latino, imponendo preghiere e celebrazioni in lingua latina che, per quanto ammodernata, esclude il popolo dalla comprensione e diventa quindi un vero e proprio strumento di controllo.
Il fatto allora è il sentito dire che allontana sempre più l'uomo dalla verità. Ecco pertanto trovare plauso tra gli storiografi antichi Erodoto e non Tucidide. Il primo sicuramente meno scientifico e più attento a riportare aneddoti anziché fatti storici sotto la forma di cronaca oggettiva. Tanto di quanto ci ha passato la cronaca medioevale andrebbe setacciato dai lumi della regione. L'impresa si palesa alquanto ardua anche perché gli avvenimenti storici e collettivi sono mescolati molto spesso ai racconti agiografici per nulla attendibili. Con l'agiografia il Medioevo si è assicurato il riscatto dal paganesimo, inscrivendo nella rosa dei santi, dei pagani come anche papi e ministri del clero al fine propagandistico e autocelebrativo.
La scelta di Dante di appoggiare i guelfi bianchi è una scelta sicuramente di chi è coerente con il proprio pensiero. Egli, distanziandosi completamente dai letterati del suo tempo, sostiene il valore sacro del "fatto" che rimbalza nella Storia come rivelazione di Verità. Il fatto inteso come risultato dell'agire umano è il riflesso dell'umana fattura che è a immagine del suo Fattore, Dio. In questo Dante si riallaccia al pensiero di San Francesco di Assisi che considerava gli animali e le cose tutte del Creato in un rapporto di fratellanza con l'uomo. Dante con l'etimo "fatto" che ricorre al plurale in "fatti non foste a vivere come brutti..." suggella il rapporto Dio uomo. Un legame in cui si svolge la fede del credente tradotta in opera. Ogni azione storica non è pertanto compiuta solo dall'uomo, ma per tramite della volontà divina da cui dipende anche l'esito delle azioni umane. All'uomo spetta sempre di interrogarsi se quanto è sul punto di avviare e compiere rientra nella volontà divina. Ed è qui che i personaggi dell'Inferno hanno mancato. Hanno mancato nel non fare la volontà di Dio. Essere uomini di buona volontà è uno dei principi tramandati dal Medioevo sano e spirituale. All'opposto dell'opera che esprime questo principio, c'è la stregoneria tesa a sciogliere il legame tra Dio e uomo e a far sì che l'uomo si renda indipendente dalla volontà divina. Il "fatto" dimora nella luce, ma la "fattura" è la finta opera di creazione dell'uomo al servizio del Diavolo, che cerca di dare luogo a una realtà non figlia di Dio, né a lui rivolta. La parola "fattura" contiene il riferimento al tempo futuro e indica una discendenza che non si determina nel nome di Dio, ma che è a Lui avversa.
Nel Medioevo si serve Dio a parole, ma nella realtà lo si annulla. I precetti, gli ammonimenti, le punizioni e i castighi servono a sottomettere e a nascondere l'esuberanza egoica. L'umiltà predicata ma mai praticata proprio da chi la sostiene, serve ad addomesticare il popolo. Il soggetto scompare dietro le azioni ed è quanto viene portato avanti dall'arte pittorica. Il soggetto viene riportato significativamente solo se di esempio agli altri, altrimenti viene nascosto dall'azione. L'importanza accordata alle scene, tema che ho affrontato nel precedente articolo, trae ispirazione dall'agire di Gesù che si compie alla fine del suo tempo storico attraverso il resoconto pervenutoci sulla sua Passione. Rinunciare alla propria vita nel mondo per la salvezza eterna è l'obiettivo dell'uomo credente medievale. L'azione premia e merita di essere raffigurata, investendo la vita sacra, così come la dimensione temporale dell'uomo. Il passo dalla raffigurazione di una scena alla rappresentazione è breve e proprio sui momenti salienti della Passione di Cristo nascono le prime Sacre Rappresentazioni che porteranno il Teatro a consolidarsi come attività artistica vera e propria, affermandosi nel tempo anche come strumento politico e di ribellione sociale.