Mangiando ci nutriamo dell'Universo. Anche il cibo ci parla attraverso l'estetica dei legami con l'integrità. Inseriamo forme e saperi che ci nutrono dall'interno come le sostanze che ingeriamo. È questo il principio che ha permesso alla Natura di trovare un posto fondamentale nei culti fondati sui riti.
La Natura è portatrice di rimedi che vanno giustamente studiati e collocati. È quanto l'esperienza antica confluita nel Medioevo ci ha fatto pervenire.
L'immagine nel Medioevo si rende concetto. Le scene sono la sintesi di contenuti ben più complessi e su questo s'imposta la cultura degli affreschi medievali. Se le vetrate gotiche raccontano episodi e passi delle Scritture, gli affreschi si concentrano sulla celebrazione di nobili e Santi chiaramente tollerati dalla Chiesa che si contende con i regnanti e i grandi feudatari il potere indiscusso.
Rosoni e vetrate illustrano episodi che la luce operando sul vetro colorato, rende visibili e interpretabili. Nonostante noi abbiamo del Medioevo una concezione di un'epoca di stagnazione e chiusura, le immagini che ci giungono di allora sembrano dire il contrario. L'operosità e l'azione sono le vie per tenere lontano il diavolo. Tra le azioni compare la preghiera. Raccoglimento e lavoro sono i due estremi che caratterizzano il Medioevo e che il Medioevo si è preoccupato di trasmettere ai posteri.
Rappresentare le scene sui muri tramite affreschi significa parimenti ai geroglifici e all'ancor più antica pittura rupestre lasciare segni indelebili sulla nuda pietra, intenzione che va intesa come un voler porgere a Dio tramite l'Arte, la nuda e vergine pietra e per vergine s'intende priva di sentimenti e inerte. Ancora oggi definiamo inerti gli scarti di costruzione e demolizione. "Inerte" ricorda "Inerme". Entrambi attengono al significato di non nocivo. L'inerme è colui che non si può difendere, senza armi appunto. L'inerte e ciò che non può più nuocere. Entrambi fanno riferimento a ciò che non ha più vita, quasi la vita fosse una condizione di continua lotta e lacerazione subita dal tempo e nel tempo. Dio è integrità e a questo si collega l'usanza di mummificare i corpi degli aderenti di determinate confraternite, affinché non si deteriorassero. L'affresco nasce proprio dall'obiettivo di rendere vivo, consacrandolo a Dio, quanto viene riprodotto su pietra. Svolge quindi la funzione di rendere viva la pietra e per vivo il Medioevo intende quanto si rivolge a Dio.
L'architettura sacra medievale è tutta impostata sul lavoro di affinamento della pietra grezza. La grande scultura rinascimentale che apprezziamo ad esempio in Michelangelo si sviluppa proprio sul discorso di affinità tra architettura e scultura, ammirabile proprio nelle fabbriche gotiche che possiamo intendere come un corpo unico di sculture.
L'affresco popola di vita la pietra. In questo un ruolo fondamentale hanno i colori ben dosati in rapporto al soggetto rappresentato. Il colore è anima per il mondo medievale che nonostante il carattere cupo era molto colorato. L'assenza della prospettiva che è la grande scoperta del Rinascimento non va intesa come un limite di tecnica, ma come una scelta ben precisa adottata dalla cultura dell'epoca concentrata a rappresentare con l'esperienza scene di Dio nel mondo, a riportare Dio nel mondo, ponendosi anche l'obiettivo di dispensare ai suoi contemporanei insegnamenti. La prospettiva così come ogni altro intervento di affinamento estetico e stilistico, distoglierebbe dalla centralità di Dio l'occhio dell'osservatore. L'assolutismo medievale lo si riscontra nella necessità di piegare il popolo alla volontà della temporalità papale, istruendolo a tal fine. Le cattedrali sono luoghi dediti alla formazione culturale, da qui l'espressione "salire in cattedra" e "cattedratico". L'istruzione era nelle mani della Chiesa e inizialmente finalizzata alla formazione della stessa che la gestiva a seconda delle proprie necessità.