Il Medioevo è l'epoca del bianco e del nero e dei dissidi nell'anima. Si è in Cristo e attraverso di Lui si ascende al Padre, per cui quanto è della dimensione del Soprannaturale viene guardato con sospetto se non è nel nome di Cristo.
Si verifica pertanto una frattura senza possibili ricuciture tra quanto avviene per cause ignote e quanto invece compare in funzione di Cristo. Se per il paganesimo ogni manifestazione rientra nel regno del Soprannaturale dal cui apice tutto discende e giustifica, nel Medioevo cristiano tutto si fa più complesso, la stessa dimensione cristica. Il mistero per quanto espressione divina, ha i lati oscuri in un tempo in cui la ragione vive una condizione di pesante offuscamento a causa delle invasioni dei Barbari giunti a minare il già fragile e precario Impero Romano. Dio è uno e Cristo è il suo unico figlio. Chi non lo riconosce viene punito e perseguitato duramente dalla vita e da forze oscure. Dio è l'ignoto, Dio è il non conoscibile e dietro la sua figura potente si nascondono forze oscure e tormenti.
È l'impossibilità di accogliere a seguito di una giustificazione razionale a far sì che il Medioevo sia epoca di tenebra e di sottile e febbrile luce che catapulta l'uomo nella via di mezzo caratterizzata dai tempi di equinozio. È quanto precede il terrore della contaminazione col repertorio pagano che se da un lato tende a insuperbire la Chiesa arroccata sui suoi pilastri ideologici, dall'altro offusca i sentimenti di fede facendoli deragliare verso la superstizione. L'estasi, il rapimento divino, l'ascetismo profumano di una bestialità orrida che trascina la fede sull'orlo del baratro, confondendo quanto è di umano e di non ancora esplorato, con ciò che appartiene ai demoni infernali e con quanto attiene all'immagine santa della croce con gli angeli. E qui, in questo calderone di emozioni sfuggenti, sempre più importanza acquista la Vergine, incontro tra l'uomo e i suoi limiti e la misericordia divina. La Madonna viene adorata e non solo dal popolo ignorante. Anche nobili e notabili le si affidano a seguito delle forti superstizioni che governano un mondo senza più punti di riferimento che non siano quelli della fede, tra l'altro difficili da accettare razionalmente. Il dogma della Trinità, il dogma di Cristo unico Figlio e di un'umanità chiamata per suo tramite figlia di Dio, sono accettati a seguito di concili in cui si sono prese delle decisioni che confliggono obiettivamente con quanto è giustificabile attraverso la ragione. Tanto sfugge sull'uomo di quanto egli non sappia e su questo presupposto sembra marciare la Chiesa attraverso intrighi con i potenti signori con i quali è pronta a stringere alleanze terrene.
Il pio, il devoto, il Santo è affetto da spasmi incontrollabili che non si comprende se siano frutto dell'incontro con Dio o con il demonio. Santi in adorazione della croce animati da sguardi spaventosi trovano spazio nella narrazione pittorica medievale. Si è facilmente preda del demonio confuso con ogni apparizione divina e la pittura di Giotto sembra dimostrare la vulnerabilità dell'epoca. L'affresco della Cacciata dei diavoli da Arezzo è eloquente e impressiona per il taglio vivido che presenta del Medioevo. L'uomo si sente piccolo e indifeso finanche da un dio che gli hanno insegnato che è inconoscibile e che in più ha spinto il suo unico figlio a morire in croce. Si abbraccia la croce per sfuggire ai demoni e alla paura del Dio stesso, conferendo con questa condizione di assoggettamento sempre più potere al Papato. Per questo ci si affida alla Madonna, umanizzazione in un certo senso della fede stessa. È quanto Iacopone da Todi ci lascia attraverso il suo Pianto della Vergine aprendo alle Sacre Rappresentazioni.
Non dimentichiamo l'apporto oscuro conferito anche dalla presenza dei monaci Basiliani dediti a una vita di grande umiltà e ascetismo dentro luoghi angusti e grotte, così come dei monaci missionari entrati in contatto con gli ambienti pagani nord europei.