L'Arte. Il viaggio interno dal particolare all'universale
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L'Arte. Il viaggio interno dal particolare all'universale

Invito all'Arte
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L'Arte. Il viaggio interno dal particolare all'universale
L'Arte. Il viaggio interno dal particolare all'universale

 

Che cos'è il Paradiso se non il luogo nascosto negli occhi di chi guarda? È tensione e se non fosse a parte rispetto a dove siamo, non sortirebbe lo stesso effetto di attrazione e di richiamo. È il luogo della luce, un lago d'oro tra le tenebre. È il luogo in cui si perde lo sguardo degli innamorati che di colpo si scoprono artisti.

Occorre avere amore per l'arte per poterla trasmettere e creare. E l'amore per l'arte abita il bello che può avere diverse sfumature e declinazioni. L'Arte è il luogo delle cose morte che risalgono dalle viscere del cuore e si fanno presenti allo scopo di liberarci dalle catene dei nostri limiti. Perché è così, il Bello ci rapisce per riconsegnarci alla nostra identità velata o non ancora ascoltata. Ci restituisce a noi stessi in un abbraccio profondo, permettendoci di ascoltare le nostre emozioni. Ricordi e nostalgie.

Come potremmo pensare di essere ascoltati dagli altri, se non siamo noi capaci di metterci sulla linea di ascolto di noi stessi? È morta la bellezza che non parla e non è capace di operare miracoli. È morto tutto ciò che non si riconduce all'interno. L'espressione nasce da un luogo acceso e all'interno si conduce costruendo un dialogo con chi recepisce. All'espressione corrisponde l'impressione che è del tutto soggettiva ma non per questo senza valore. L'impressione trasmessa, espressa e condivisa può assurgere a una potenza sfregante che lacera e annulla i confini. Li distende, aprendoci varchi che ci introducono a spazi ampi in cui ognuno trova un proprio luogo. Ecco, l'arte ha la capacità di sfondare i muri dell'isolamento quando il particolare tocca le sfere altrui e matura in universale. È quanto avviene nelle espressioni piene che traslano l'artista e traslano noi tutti verso l'alto a cui corrisponde il nostro centro. Se non scatta questo meccanismo, si spalancano le fauci del vuoto che divorano, disperdono i granelli di una possibile luce. È quanto avviene nelle epoche guidate dal nonsenso, in cui l'universale è concepito come spersonalizzazione che non dà voce alle identità perché queste non esistono. Così succede che gli embrioni espressione di una latente arte soffocano, mentre si slanciano verso la luce dell'universale. La luce è scissione, fenditura e morte dell'eccesso. Ma la luce nella sua selettività sa abbracciare i cuori che la vivono e nutrono al loro interno. È una calamita che attira il suo complementare trionfando sul tempo. È quanto Dante ci comunica nel XIV canto del Paradiso attraverso la croce determinata dalle due fasce di luce prodotte dai beati nel cielo rosso di Marte.

È pieno di ossimori questo canto del Paradiso a rivelare l'incapacità della mente di razionalizzare le immagini che sono vere e proprie visioni concepite dall'anima del sommo poeta. Anche il linguaggio fatica a rendere, nonostante l'efficacia delle espressioni e la presenza di Beatrice che lui riconosce e lo guida a salire sempre di più verso la luce.

L'universale non è luce nebbiosa che priva dei contorni creando un magma di forme appena intuibili perché confuse. Restano i corpi che sottolineano l'individualità dei soggetti ciascuno con una propria anima, scintilla della somma emanazione.

Anche per lo scoglio difficile della comunicazione da superare, Dante sceglie la via poetica. La grazia dei versi che consente di comunicare l'inesprimibile anche attraverso l'uso ricorrente dell'allegoria. Ben dosata, permette di penetrare nel testo come fosse questo un dipinto costituito di più strati. Dall'interno oppressivo dell'inferno, si passa all'esaltazione del Paradiso. Il Purgatorio si fa dolorosa attesa per l'uomo che lavora a fondo ragionando su se stesso. Il dialogo qui si fa lucida analisi nel racconto dei fatti, episodi determinanti la condizione di chi anela alla vera vita.

Non poteva Dante che consegnare a Beatrice l'arduo compito di richiamarlo verso il cuore della luce. Beatrice: la poesia e l'arte che elevano ma riconducono l'uomo al mistero divino. Da qui il senso dell'arte, vera e propria missione. Non soddisfazione momentanea che ci lascia disfare nell'effimero di cui si nutre. Bensì cibo per l'anima che ci permette con un viaggio diretto e rapidissimo di ricondurci alla fonte primordiale da cui ogni cosa sgorga.

 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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