La scultura di Canova dedicata a Paolina Bonaparte è la manifestazione della rivelazione come racconto infinito. In quanto tale è di stimolo a ricercare in se stessi quel filo conduttore che porta ad essa e ne alimenta la grandezza.
Il Cristo Velato di Sanmartino invece, è il non rivelato che accende la percezione del mistero. Paolina è la donna dea della Natura che apre all'osservazione del mondo e dei suoi movimenti caratterizzati da distese piatte alternate a catene di colli e monti che si perdono oltre lo sguardo.
C'è tanta femminilità nella "Paolina Bonaparte Borghese" e nella "Maddalena penitente" entrambe di Canova. Quest'ultima richiama per soggetto e postura il Cristo velato di Sanmartino in cui Gesù morto ispira sentimenti di dolcezza e non di sofferenza o sgomento. È questo il grande obiettivo dell'arte dell'epoca che pare raggiunto in quest'ultima opera in modo esaustivo. Nella dimensione del silenzio ci si spoglia di ogni attributo lasciando svelare la bellezza che si mostra come purezza divina. E non esiste purezza che non venga disciolta nell'immagine della Vergine. Il Cristo ritrova la madre, la Vergine, preparandosi al salto oltre la morte. La vergine che è emblema per eccellenza della transizione e del volo oltre cui si disperde ogni riferimento alla creatura umana. Il Cristo Velato è lì e il velo è già il tramite al volo. Velo e volo si appartengono ma in questo caso il velo impedisce al volo di realizzarsi. Non c'è fuga, solo trasformazione che, come qualsiasi processo di trasmutazione alchemica, si compie dall'interno. È quanto ritroviamo per sommi capi raccontato dalla Sindone. Ma nel Cristo Velato non vi è alcun racconto se non piccoli indizi che riconducono all'operazione di distilleria del Settecento. Vi è il riferimento all'arte profumiera e della preparazione di liquori e balsami, nei quali profumi ed essenze ricostruiscono le fattezze dell'uomo avviato verso la luce. Il processo di preparazione a profumi e balsami così come a liquori e ad elisir è vissuto solo da chi è capace di farsi pervadere da tracce di intuizione. In quest'opera, vissuto e visto si abbracciano inestricabilmente.
Il velo agisce sulla psiche permettendo a chi ha una sensibilità matura di visionare il processo di sublimazione o decantazione che si compie sotto il velo. È altro dal coprire. È un voler proteggere da sguardi incapaci di comprendere e per questo oltraggiosi.
L'immobilità del riposo del Cristo Velato si fa abbandono nel La Maddalena del Canova che mantiene attiva la carica seduttiva che anima la figura della Maddalena. All'epoca non si era ancora provveduto a scindere la Maddalena dalla prostituta che chiede a Gesù perdono. La Maddalena, figura evangelica complessa che affianca Maria nella sua devozione al Cristo, è la materia posta al servizio della quintessenza a cui si arriva tramite la Gnosi. La seduzione del mondo non è sottomessa alla lascivia, ma è la grotta di passaggio in cui far morire il corpo per abbracciare il mondo della luce invisibile agli occhi e coglibile solo attraverso l'anima. Da qui la compartecipazione empatica della Maddalena al triduo di passione e morte e Resurrezione del Cristo. La seduzione materica lascia il posto alla santità che in lei si ravviva aprendo una nuova strada nel mondo, che porta oltre di esso. Non è la Vergine, in quanto ricca mercantessa avvezza al mondo degli affari. La verginità è la conquista che si compie attraverso il prodigio della parola del Cristo che apre le porte alla Gnosi. Capiamo quindi il valore della Maddalena includendo il significato del nome che è torre. Denudatasi delle spoglie umane è la nuova Babele che accomuna i linguaggi molteplici del mondo spogliandoli di ogni profanità per accostarli al Verbo. Ossia alla Parola Perduta che contiene il segreto del Logos.