Canova e lo slancio plastico verso il sublime
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Canova e lo slancio plastico verso il sublime

Invito all'Arte
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Antonio Canova - Psyché et l'Amour, 1788-1793
Antonio Canova - Psyché et l'Amour, 1788-1793

 

Non è bello ciò che è bello, ma ciò che piace, si suol dire, mettendo in dubbio l'incontestabilità della bellezza fatta dipendere da rigide regole estetiche.

Siamo soliti pronunciare questa espressione oggigiorno in pieno relativismo, dimenticando quanto, a partire dalle scuole d'arte più antiche, la bellezza fosse il postulato irrinunciabile che avrebbe messo tutti d'accordo sulla scultura classica. Se pensiamo all'opera plastica di alta realizzazione ci viene in mente il mondo greco della polis e le epoche successive che ne hanno elogiato l'armonia e la perfezione tentando di emularne stile e riuscita.

L'uomo rinasce nella scultura e questa rinascita si sposa bene con le istanze e la sensibilità di quell'età di passaggio dall'Illuminismo al Romanticismo, che definiamo Neoclassicismo.

Per molti versi questa epoca ci riconsegna all'Umanesimo trascorso con in più la convinzione che l'intelletto e le meticolosità empiriche sono insufficienti a rappresentare in toto l'uomo nei suoi aspetti più sensibili. Gli studi classici mai andati in letargo nel cammino culturale dell'uomo vengono rivisitati alla luce dell'impulso verso la scoperta di quel mondo immaginario che non è slegato dai bisogni dell'animo, ma parte integrante della geografia interiore razionalmente imperlustrabile. C'è sempre quel quid che sfugge e in questo quid misterioso che si sottrae, l'uomo del tempo vede la genialità espressiva dei grandi talenti che nel presente e nel passato hanno dato voce a particolari esempi relativi all'inafferrabile.

Se il Romanticismo poco si è dedicato all'arte plastica, lo stesso non può dirsi del Neoclassico che tra i suoi esempi più grandi vanta lo scultore Canova. Costui, vivendo a cavallo dei due secoli, dimostra quanto la scuola all'epoca fosse sede dell'affinamento delle singolari inclinazioni. La fine del Settecento non disdegna le accademie che considera anzi in nome di quella ricerca di obiettività che si prefigge di raggiungere la cultura razionalistica dell'epoca. La geometria, la matematica, lo studio tecnico e analitico delle armonie legate ai materiali da lavorare sono tutti ingredienti che prevedono studio metodico e appassionato ed è proprio la passione che va al di là del del significato di mero interesse sollecitato dal puro piacere, a fare di Canova l'unico ad aver reso in forma rigida e scultorea il sentimento del sublime, immortalandolo e facendolo danzare sulle forme lisce scolpite. Nella loro staticità ovvia le opere di Canova stimolano i sensi lasciandoli vibrare nell'illusione di una danza pulsante di vitalità. Lo studio del rigore plastico gli è servito ad addomesticarlo alla propria volontà che in lui si traduce in determinazione, conferendo un'apertura morbida ed esaltante alle figure geometriche che utilizza.

Non può esserci esaltazione se non tramite la via di fuga resa dalla seduzione della plasticità che trascende la forma stessa, sospingendo oltre la visione delle forme e il loro rigore. A rifinire il tutto c'è l'operazione di smussamento e di levigatura dei soggetti, talmente limati da sembrare di un candore evanescente. La tecnica è la manualità al servizio dell'impeto creativo. Dove finisce il rigore dell'applicazione incomincia la seduzione dell'opera e da questa si lascia trascinare l'esecutore proiettandosi nello stupore di chi la guarderà. Più che immedesimarsi è slanciarsi verso il futuro, trovandosi con l'altro su una linea di convergenza libera e assolutamente non forzata. Qui, tra fascino subito e fascino innescato che slancia c'è la differenza come risultato estetico tra i mondi precedenti e quello nuovo proprio del Neoclassicismo e dell'abbozzato Romanticismo.

Se nelle epoche anteriori il fascino della seduzione era considerato una catena che avvinghia e distrugge (pensiamo ad alcune realtà del Medioevo e alle epoche successive, a al Barocco specialmente dove la Magia si afferma tra mille difficoltà) è con la nuova sensibilità a partire dalla fine dell'Illuminismo, che cambia il modo di guardare alla seduzione. La seduzione è il lato femminile della coppia in cammino verso la ricerca totale dell'appagamento spirituale. La seduzione indossa le ali e rappresenta l'uscita dal cerchio dell'armonia, procurata dall'impeto dell'esaltazione che afferra l'uomo dinanzi al sublime. Cos'è questo se non lo sconfinamento della forma plastica nel pensiero più audace ed elevato?

L'opera Amore e Psiche è la sublimazione del cammino terreno dell'artista e del suo genio indiscusso. L'abbraccio che lega e circuisce e poi la fuga rappresentata dalle ali di Amore sono la resa di uno slancio verso l'eternità immortale in cui si perde in un delirio bellissimo il fruitore che lì resta senza scomporsi, sospeso tra la materia e il proprio immaginario incalzante. L'opera assorbe e sospinge. Sospingendo esalta, rendendo reale l'effetto del sublime sull'uomo e nell'uomo.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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