Alcuni studiosi farebbero derivare il nome Ade dalla radice del verbo vedere con l'alfa privativa iniziale. Il risultato è "l'invisibile". Questa derivazione convince in relazione al significato di Adonai in rapporto all'Ebraismo secondo cui Dio è invisibile perché immaterico e perché Eterno.
Ciò che è al di sopra non può assumere confronti con quanto è terreno e Adon, il dio fenicio, era di una bellezza senza pari. Adone deriva da qui. In rapporto ad Ade il significato di "invisibile" lo lega alla dimensione dell'oscurità che porta l'immaginazione ad elevarsi sul conosciuto, conducendo all'indescrivibile. Ade è immenso perché immensa è la notte con cui si identifica.
L'origine genitoriale del dio spiega la sua essenza e il suo ruolo. Negli dei ruolo ed essenza coincidono e questo è un tema recuperato dalla cultura romantica. Ade sfugge alla voracità di Crono il titano padre, grazie alla strategia della madre Rea la quale riporta alla dimensione dell'origine che non conosce ancora la luce.
Non vi è in Ade alcun riferimento punitivo rapportabile all'Inferno, perché nel mondo greco manca l'implicazione etico religiosa, alla base invece del Cristianesimo. Sono interessanti gli sviluppi a cui Ade può condurre in relazione alla figura manzoniana dell'Innominato, personaggio realmente esistito e su cui, in quanto fuorilegge, Manzoni preferisce mantenere il dovuto riserbo. L'Innominato è l'invisibile perché abita nella notte procurata dall'assenza di Dio. Il nome è luce, ossia conquista della propria identità in relazione all'essere. Anche la parola "Identità" proviene dalla stessa radice di "vedere" in rapporto alla luce che rende visibile l'interiorità, accendendo i riflettori sull'essere.
In Dante il corrispettivo di Ade è Caronte che traghetta le anime nel regno dell'Oltretomba senza alcuna possibilità di riscatto. Qui gli Inferi assumono una collocazione etico punitiva lontana dal mondo religioso e mitologico greco.
Riassumendo, Manzoni e Dante non sono così lontani nel loro pensiero, tenuto conto il grande balzo epocale dal primo al secondo. Questo dimostra ancora una volta il nesso tra Romanticismo e tradizione medievale che riconsidera miti e antichi dei nella rivisitazione cristiana. I capelli lunghi e la folta barba di eroi e dei sono una prerogativa dell'uomo medievale. Sono simbolo di forza e di virilità e di quella fierezza nobile che li lega alla dimensione del sole e alla sua corona di luce.