Oseremmo dire che la fine del Romanticismo in Germania sia stato salvato dagli Americani e portato oltreoceano in Argentina, operazione riservata ai gerarchi nazisti, sarà la storia di domani scevra da ogni attuale condizionamento a stabilirlo.
La culla del Romanticismo è fuori da ogni dubbio la Germania incalzata da un vivace percorso musicale. Nonostante sia nato in Italia, è l'ì che il pianoforte dà vita alle sue espressioni più floride, garantendo il passaggio dall'Età Barocca a quella Romantica.
La grande rivoluzione apportata da questo strumento ancora oggi ritenuto basilare nella composizione dell'orchestra, consiste nel passaggio dagli strumenti a corde pizzicate che ritroviamo nel precursore del pianoforte, il clavicembalo, allo strumento a corde percosse dai martelletti collegati ai tasti. A differenza del suo predecessore, il pianoforte aggiunge il colore alla musica tramite l'intensità impressa sulla tastiera da chi lo suona. La scala del pianoforte dà adito a una versatilità di effetti che s'imprimono nel quadro del mondo ottocentesco, facendo sconfinare le intenzioni del compositore in quello che è lo spirito collettivo che ne viene alimentato o esaltato. Già il nome, pianoforte, suggerisce la convivenza di caratteri contrapposti che compongono il mosaico spirituale del Romanticismo.
Non si può prescindere il Romanticismo dal suo carattere primario che è l'intensità. Intensità profusa nei valori e negli ideali. Intensità muscolare per i toni accesi di rivolta per le grandi conquiste dell'uomo e della società, prima tra tutte la libertà.
La cultura germanica ha partorito grossi geni nelle grandi arti, a iniziare dal Barocco. Abbiamo conosciuto e apprezzato la genialità dell'austriaco Mozart che ridà respiro ai grandi spiriti del passato per lo spessore animico e alchemico infuso ne "Il flauto magico" in assoluto il suo più grande capolavoro, riportando in auge aspetti forse rimasti inascoltati, di grandi suoi predecessori come Shakespeare. Ha di fatto collegato l'evoluzione e lo sviluppo spirituale dell'individuo alla psiche, aprendo così la pista alla psicanalisi. A lui seguirà Beethoven che lascerà fiorire dal di dentro un universo di note percorso da vibrazioni che possono tradursi in colori, dando così un risalto straordinario a tutte le espressioni artistiche dell'epoca. Beethoven diventò sordo nel tempo. A trentanove anni era completamente sordo e compose da sordo la sua nona sinfonia "Inno alla gioia". La sordità ha contribuito a designare la sua grandezza. Ha fatto sì che ci lasciasse anche un altro grande messaggio oltre all'intensità, ossia che la musica va ascoltata dal di dentro e nasce con l'intento di trasferirci oltre la leggiadria illusoria del mondo, penetrando in noi stessi e dandoci la possibilità di focalizzare con una lente d'ingrandimento i nostri stati d'animo. La continuità intravista nelle note nasconde una varietà tumultuosa di aspetti che determinano gli stati d'animo che disegnano a loro volta la personalità. Questo aspetto è determinante per la giusta lettura del Romanticismo. Rintracciare una continuità nella compresenza di caratteri così diversi e complessi, anche tra loro contrapposti. Ed è proprio sulla continuità che verrà a mancare insiste il passaggio dal Romanticismo al Decadentismo.
La sinfonia è esaltazione della continuità attraverso la dolcezza che va a coniugarsi armonicamente con l'intensità. È la musica dell'Ottocento e quando parliamo di sinfonia ci riportiamo inevitabilmente a Beethoven.