L'Età Romantica, i profumi e l'effluvio dei ricordi
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L'Età Romantica, i profumi e l'effluvio dei ricordi

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La Sortie du Bain by Ludovico Marchetti
La Sortie du Bain by Ludovico Marchetti

 

Ciò che penetra nel cuore assume l'odore di ciò che portiamo dentro. I profumi ci appartengono nel momento in cui affondano nel nostra anima che diventa così scrigno prezioso di quanto a noi più caro, di compagnia o consolazione nel presente. La scia che il profumo lascia riconduce a noi stessi, divenendo elemento di rinvenimento prezioso di una parte di noi sepolta.

Bisogna essere disponibili all'accoglienza che si fa concreta nel momento in cui lasciamo socchiusa la porta della nostra intimità per ricevere e convertire in dono quanto con leggerezza ci penetra.

L'anima si schiude nel momento in cui riceve, ma ciò non obbedisce ad alcun meccanismo utilitaristico. Appartiene semmai al ciclo vitale di ogni esistenza. Essa si comporta come i fiori quando ricevono l'acqua.

Il fiore si ritrova ad essere un simbolo dell'epoca romantica, in quanto dono offerto dalla natura all'uomo che ne gode con la vista e l'olfatto. Più siamo vicini a noi stessi, più ci educhiamo all'ascolto dei profumi. L'odore è personale, il profumo è rievocazione sottile. I profumi si sentono e si ascoltano e con la pittura diventano sensi visibili. La donna che annusa il fiore ritrova se stessa nella Natura, quel cordone ombelicale che la fa essere figlia e madre. È quanto si verifica con la pittura preraffaellita nella seconda metà dell'Ottocento.

Nelle società di facciata alimentate dal bisogno di apparire, il camuffamento dell'individuo passa attraverso l'odore. È quanto verifichiamo rileggendo il Seicento e il Settecento dell'alta aristocrazia. Allora non ci si lavava mai, specie in Francia, e i cattivi odori della persona venivano mascherati dall'uso esagerato di profumi che li esaltavano anziché ridimensionarli.

Era il periodo dei profumieri a corte pagati più che "profumatamente". Il profumo annusato a un livello di purezza mandava in estasi se associato a una realtà sudicia e intrisa di odori pesanti.

Il profumo esalato dalla boccetta era la riconduzione alla culla perduta, resa impercettibile dai sovrastrati imposti sul piano del pensiero e sociali e ben rappresentati da un vestiario molto elaborato, specie per la donna. Il nudo era difficile da raggiungere anche solo visivamente, nonostante le vertiginose scollature, perché l'uso eccessivo di creme e belletto lo rendeva invisibile.

Maria Antonietta che s'impose con la necessità di lavarsi creando scompiglio a Versailles, faceva il bagno indossando una lunga camicia. Napoleone al primo incontro con la futura moglie Giuseppina dalla quale divorzierà in quanto non poteva dargli eredi, rispose a lei che espresse il desiderio di voler fare il bagno prima di congiungersi al futuro sposo, che non voleva rinunciare all'odore della sua pelle. Ciò accadde nella villa Pisani, forse la più celebre fra tutte le ville venete, espressione dell'architettura palladiana e come tutte caratterizzate dal bagno misero in confronto all'eleganza degli ambienti.
In Età Romantica il profumo sposa la Natura. Il modello del naufrago, la selvatichezza riscoperta nell'uomo anche a seguito delle ribellioni sociali, congiunta allo spirito del viaggiatore che designa scrittori e artisti, non solo mercanti e studiosi, fa sì che l'uomo riscopra il suo lato più maschile offuscato dai secoli precedenti. Si può essere eleganti prestando fede a se stessi. La galanteria non è più associata a sterili maniere e le etichette si fanno meno esagerate. La verità penetra nella finzione portando alla ribalta la profondità degli stati d'animo. L'odore della persona riemerge con il nudo velato recuperato dall'immaginario delle divinità più antiche. Si riscopre l'associazione nudo-sacro in cui calare l'essere umano. Gli odori della terra s'imprimono sui corpi dopo le lunghe cavalcate alle quali seguiva un bel bagno caldo. Nonostante le politiche colonialiste, il profumo perde quel significato ingombrante. Ci si profuma di meno ma ci si lava di più, e l'odore della persona diventa prioritario. Di conseguenza, la varierà di essenze e fragranze si riduce. In Età Vittoriana ad esempio, il profumo più in voga tra le donne era quello di caprifoglio. A mano a mano si aggiungeranno gli altri ma saremo ormai nel Novecento quando trionferanno la lavanda per l'uomo e la violetta di Provenza e di Parma per la donna.

 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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