La solitudine degli astri in cielo nell'immaginario poetico di Leopardi
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La solitudine degli astri in cielo nell'immaginario poetico di Leopardi

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La solitudine degli astri in cielo nell'immaginario poetico di Leopardi
La solitudine degli astri in cielo nell'immaginario poetico di Leopardi

 

In Calabria tutto si rende raggiungibile, anche i luoghi più insperati. Forse perché tutto è in lei e questo tutto richiama dalla lontananza sperduta luoghi e profumi che coccola nel suo grembo.

Chi coccola l'infinito, ha tutto in sé e lo rintraccia ovunque. Ci sono luoghi che hanno l'anima intrisa di nostalgia e scie di echi solcano l'aria. Questi sono i luoghi baciati dalle rotte dei viaggiatori romantici e di fine Ottocento accomunati tutti dal bisogno di rintracciare radici perdute che non fossero solo le loro radici. C'è in questo l'esigenza di vivere un rapporto empatico con tutte le forme viventi che siedono nel ventre della Natura. Tale necessità spinge a ricercare semi lontani, dimenticati o sotterrati dal vento delle epoche, per ritrovare una parte di sé in corpi estranei.

In ciò si esprime la curiosità del Romanticismo infusa nell'azione di rimirare il cielo stellato, un omaggio reso all'universo che si sporge dall'affaccio del tempo, nutrendoci di vita.

Le stelle non sono forse semi lontani in procinto di germogliare? O falò non ancora estinti che accendono di emozione il cuore che li guarda?

Bisogna assaporare la solitudine per sentirsi parte di un tutto. La solitudine riempie mentre la folla spoglia. La solitudine polarizza l'attenzione su se stessi distraendo dall'ego. Concentra sul sé che è tutto e la vera ricchezza. La solitudine per l'uomo romantico è sl centro dell'interesse intorno a cui sviluppare il sentimento empatico. È contrazione di luce che viene intercettata dal Cosmo e proiettata verso l'interno. La socialità svolge la funzione opposta, ossia decentra e disperde la luce condensando la nebbia nell'interiorità. Là dove c'è sfavillio di luce, c'è una fitta tenebra. Il mondo di sopra riluce simmetricamente nel mondo di sotto, sollevando il velo alle illusioni. Era questa la doppia operazione effettuata dal Romanticismo. La prima fondamentale per la convergenza del molteplice nell'Uno, la seconda necessaria a focalizzare l'attenzione sulla profondità e a prendere le distanze dall'opulenza dei due secoli precedenti. Entrambe si riassumono nella necessità di vivere pienamente in base alla propria natura che è un riflesso della Natura che l'animo sensibile coglie intorno e in campo scientifico approfondendo lo studio della botanica e della biologia. Cogliere gli elementi comuni nella diversità è l'approccio al metodo scientifico che nell'Ottocento porta Darwin alle sue conquiste .

Il silenzio non è assenza, il vociare ciarliero non è vita. Ed è quanto nitidamente ma in forma altamente lirica Leopardi infonde in uno dei suoi componimenti più significativi "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia". Struggente canto, che pone in forma ricercata importanti interrogativi, in un crescendo emotivo. Si apre con l'immagine della luna che viaggia nel cielo solitaria. È un volto bianco e vergine perché nuovo di volta in volta ed eterno. Vergine è tutto ciò che dimora in alto, lontano da affanni e deturpamenti inflitti dal tempo. Vergine è anche l'animo del poeta che tramite lo sguardo contemplativo viene di volta in volta colpito da stupore e coglie cose prima mai vedute. È del vero viaggiatore accomunarsi al mai veduto e cogliere una familiarità inspiegabile che può essere tradotta solo come empatia nostalgica.

La luna ha la sua rotta che ripete di sera in sera, un inizio e una fine che danno senso al suo viaggio, ma il senso dell'uomo qual è? Si chiede Leopardi nel componimento. Basta la convinzione di essere parte di un ordine superiore che agisce in seno alla Natura a sedare il tormento dell'uomo?

Sembra quest'ultimo pensiero in contraddizione con l'immagine rassicurante del pastore che conduce il gregge. Costui difatti rappresenta l'energia vitale che percorre il Cosmo, il Principio negato dal razionalismo illuminista dell'autore che si professa ateo. Il pastore è colui che guida e conosce il percorso a cui acconsentono le pecore da lui condotte.

"Come in cielo così in terra", recita il Padre Nostro riprendendo il gioco di corrispondenze implicito nella Cabala ebraica.

È un'immagine che porta a trasalire chi legge attentamente il canto leopardiano. Un'incongruenza che non è tale e non fa che aggiungere un'impressione di ulteriore completezza che si fa anelito di infinito nell'espressività estensiva del pensiero del poeta.

Ippolita Sicoli
Author: Ippolita Sicoli
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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