È nei momenti di crisi culturale che la donna perde la sua valenza più vera e si ritrova surclassata a oggetto. Lo vediamo a proposito del Seicento quando di contraltare la sommessa voce della filosofia ermetica innalza la donna e la sua identità spirituale.
La crisi d'identità è un punto sul quale insistono le oligarchie e monarchie assolute determinate a non rilasciare benefici e invece ad accentrare potere esecutivo ed economico nelle loro mani. Le voci contrarie vengono represse e duramente ricorrendo a ragioni superstiziose che attecchiscono facilmente nei ceti bassi sprovvisti di istruzione. Se da un lato nel Seicento la superstizione favorisce la complicità del popolo cara a monarchie e istituzioni religiose, dall'altro la magia che connette l'uomo alle sfere superiori del suo essere è molto praticata proprio negli ambienti elevati sociali e della Chiesa, sempre e comunque in segreto.
La magia si ritrova nella Natura ed è quanto la filosofia naturalistica del Seicento sostiene minando sul piano del pensiero quanto viene caldeggiato dalle autorità a riguardo della donna.
Non esiste magia che non venga connessa al Femminino. La donna esprime la forza creatrice divina che mina la figura maschile mettendo in bilico le convinzoni dell'epoca. La rivoluzione copernicana dimostrando che è la terra a girare intorno a sole, sembra togliere respiro all'autorità maschile spostando l'attenzione sulla figura femminile. Da questa forma di subalternità applicata alla donna dai poteri dell'epoca, ad essere lesa è anche la figura maschile che diventa una ridicola interpretazione della frivolezza femminile. L'uomo effeminato è in realtà il corrispettivo dell'uomo burattino compiacente e prono a una mentalità propensa al consolidamento dei principi instaurati che bloccano ogni forma di ammodernamento.
Da quanto emerge attraverso l'ermeneutica dei documenti dell'epoca, una visione femminile del mondo sosterrebbe la donna nelle due più dignitose accezione. In realtà così non è. L'uomo e la donna in quel tempo evidenziano la crisi dell'uomo sul piano individuale e sociale attraverso lo svuotamento di ogni contenuto. Questo si ripercuote anche sulle arti e nel canto. La voce stridula della donna, gli acuti femminili spingono tra il Seicento e il Settecento i cantanti lirici a castrarsi. Il caso più noto è quello di Farinelli.
Lì dove il Protestantesimo è riconosciuto come religione di Stato, in Inghilterra e in Germania, la situazione è un po' diversa. L'Età Elisabettiana e la magia riinviano alle primigenie forme di spiritualità pagane infondendo in merito alla donna sentimenti di rispetto e timore. Sarà questo il presupposto alla nuova cultura che si affaccerà con la fine del Settecento interessata a punti di convergenza tra l'antico e il rivoluzionario. Essa troverà espressione proprio nel recupero della femminilità quale forza silenziosa e altresì fragorosa presente nella Natura.
La semplificazione degli abiti anche di rappresentanza sempre più poveri di accessori inutili come fiocchi e lustrini, la diffusione della crinolina, sono rappresentativi di un'altra immagine della donna che di fatto evoca la sua identità recuperata di cui andare fiera. Il cerchio la rende icona assoluta della celebrazione del Tempo di cui lei è espressione. Esprime la volontà di ricucire un rapporto solido con le radici del mito di cui si fa interprete.