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Procura dolore anche ciò che è presente dentro di noi. Per quanto consolatorio possa essere il pensiero o il ricordo di chi amiamo, esso non riesce ad attenuare il dolore della spaccatura tra il desiderio alimentato dalla condizione d'impossibilità e il reale che si svolge fuori di noi.
Quanto alberga dentro di noi si mostra irraggiungibile al pari di quanto esiste e si svolge lontano da noi, lacerando il cuore in una inestricabile contraddizione. Non possiamo toccare un desiderio, non possiamo toccare, accarezzare chi nutriamo con amore e abita in noi. Il reale allora si consuma in una condizione di vicinanza, di spazio ristretto che permetta alle due persone coinvolte in una relazione di potersi guardare e sfiorare con gli occhi e col corpo.
La lontananza eccessiva sviluppa l'introversione. Quanto non trova spazio nel reale lacera e sposta la visione del legame all'interno. È così che gli interni in età romantica si caricano di fascino e significato profondo. Gli stucchi in oro, gli specchi d'età barocca e rococò ora si spogliano. Quanto era servito oltre che a dilatare ulteriormente le sale già abbastanza ampie, espandendo l'idea di sfarzo e splendore, a ribadire la superiorità di chi era in alto e apparteneva all'aristocrazia più altisonante, sul modello del re sole, ora va alla ricerca di un suo equilibrio che riveli un adeguato senso della misura in rapporto all'uomo e agli spazi. Lo spazio per l'uomo romantico è quanto si dilata e svolge oltre lui ed è rappresentato dalla natura. Se nel periodo antecedente, neoclassico e soprattutto barocco era l'uomo a imporsi sull'esterno, ora è l'esterno selvaggio a influenzare e condurre l'animo umano.
Il discorso sulla Natura portato avanti nei due secoli precedenti lo desumiamo dall'osservazione delle prestigiose regge. Dai giochi dell'acqua realizzati tramite le fontane dei bei parchi in cui piante e alberi venivano costantemente uniformati dai giardinieri ai modelli estetici vigenti, sulla base di un principio di ordine che mirava a sottomettere con il lusso e lo splendore anche il mondo primordiale rappresentato dalla natura. Tale principio imposto sulla natura in età romantica viene sorpassato grazie all'intervento della cultura del sublime che ridimensiona e ricolloca l'uomo in una condizione di subalternità rispetto alla materia a lui preesistente rappresentata dalla natura. I colori caldi negli ambienti interni scalzano quell'effetto di accesa luminosità. Si ricercano l'ombra e la penombra anche durante le feste. Le donne si fanno via via più disadorne e meno civettuole. L'eleganza è mostrare anche parte dell'incarnato puro e il bianco del fondo tinta usato serve ad esaltare il contrasto con i colori via via più corposi e meno sgargianti.
La lontananza viene riassorbita trasferendo i legami all'interno. L'infinito è un ideale che si rivela e viene suggerito sulla base dell'incontro con esso reso dallo sfumare degli alberi verso l'orizzonte. L'ignoto sposa il destino in un'epoca, quella ottocentesca, caratterizzata da forti scontri bellici e dai volubili confini che rendono vivace il quadro socio politico in Europa. Si vive in bilico e si ricerca la sostanza dei rapporti. Fughe amorose, avventure clandestine scoprono un volto di grande coinvolgimento che conduce oltre l'umano nel bene e nel male e non può essere più rapportato a una superficiale attrazione. La passione si fa pulsante e il tema degli amanti raggiunge nella narrativa e nei passaggi melodrammatici punte di grande e conturbante valore, oltre cui si spiana un tragico finale.
L'amore è morte. È questo il tema che verrà ereditato dal Naturalismo francese e dal Verismo italiano, così come dalla letteratura tardoromantica russa. La punizione per aver trasgredito ai dettami morali che impongono la fedeltà è in realtà una risoluzione spontanea che vede il legame illegittimo spiccare il volo oltre la materia per congiungersi con l'infinito.
La letteratura epistolare che trova una collocazione di rilievo già con "Le lettere di Jacopo Ortis" non ha solo un valore di spontanea confessione ma diventa libero effluvio di un impeto variegato di infantile tenerezza. Lo scambio epistolare tra moglie e marito al fronte, tra i due amanti che non possono incontrarsi racconta il dramma di uno spazio che non può essere colmato e influenzerà la cultura del Novecento.
Le lettere comunicano momenti di grande pathos, come incontenibile riserva del cuore. Di grande effetto l'ultima missiva scritta da Murat prima della fucilazione e diretta alla moglie Carolina Bonaparte.
Gli impedimenti sono dettati dagli obblighi in una società di forte risorgimento morale e di un sentimento slanciato oltre la curva della storia che grazie ai suoi esempi più fulgidi è giunto fino a noi.
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze.
Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.