L'estate è la stagione che brucia le illusioni e i sogni risvegliati dalla primavera. È l'esaurimento della vita che si rende palese col clima di festa. La Primavera è l'attesa che in sé già contiene sogno e illusione.
Il tema dell'attesa associato all'illusione e al sogno rientra nel discorso dell'infelicità che contraddistingue la poetica di Leopardi e che si rende evidente nel componimento "Il sabato del villaggio", congiunto al tema dell'attesa. Questa rientra nel discorso del sordo ripetersi che connota il tempo del mito presente nella cultura romantica associato alla Natura e ai suoi costanti ritorni. Il non dissipato è sogno e illusione e desiderio che si ripetono e alimentano il passaggio terreno di ogni essere umano. Non si vive di ciò che si avvera nella realtà, ma dell'illusione che nutre l'attesa.
Nel Romanticismo sogno e illusione coesistono. Il sogno è la dimensione del Mito, dei grandi valori ideali presto traditi dall'applicazione storica. Si cambia tutto per non cambiare nulla, dirà Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo. L'illusione alimenta l'azione storica risorgimentale ma parimenti in Italia, a questa si accompagna la certezza dell'illusione della Natura e della sua eterna floridezza. Se l'uomo attuale alla disillusione accompagna il disincanto, l'uomo romantico separa i due ambiti. La disillusione è propria dell'esistenza storica del soggetto, che è comune a quella di tutti gli altri esseri viventi. Il disincanto invece è smorzato dal continuo dinamismo presente nella Natura che sorprende e alimenta il pensiero creativo, diventando consolazione ai tormenti e alla disillusione umana. La speranza di un cambiamento è il sogno perpetuo della nostra esistenza e consiste nel vedere avverarsi la rottura di quel sordo ripetersi che lega l'uomo all'infelicità.
Il Romanticismo è quindi insieme età del mito e della tragedia. Il mito è consolazione ma anche costante tradimento. La tragedia è l'impronta storica dell'illusione che diviene morte. Lo vediamo anche nella Grecia della polis. I personaggi dei miti vengono riproposti nella tragedia in cui l'autore si focalizza esclusivamente sulle loro caratteristiche psicologiche. Il mito è un racconto collettivo, la tragedia è invece il percorso identificativo del personaggio, spesso un dio. Nel Romanticismo, specie in quello italiano, i due percorsi storico e individuale proseguono di pari passo influenzando il primo il secondo.
Il discorso dell'illusione associato alla bellezza come sfuggenza è riproposto attraverso il recupero della dea Artemide Diana che riassume i connotati della femminilità. La dea Diana su cui il Rinascimento si soffermò notevolmente è la cacciatrice che finisce con l'identificarsi con la preda stessa. È infatti spesso rappresentata nelle spoglie di animale come il cervo o la lepre. In questa vita nessuno può sottrarsi alla legge della mutevolezza, rendendo vane bellezza e giovinezza che conducono alla morte. Solo il sogno ci rende eterni e ci sottrae alla furia della distruzione.