La letteratura russa è un concentrato di bellezza. Questo si deve in buona parte alla tradizione orale che lì ha fatto da padrona per lunghi secoli e millenni. Come ho già spiegato in altri elaborati, l'uso costante della trasmissione orale di contenuti letterari non solo epici, consente lo sviluppo di un importante immaginario che fortifica a lungo andare il popolo interessato.
La mitologia epica slava e russa si riconosce nelle Bylini che tracciano la mappatura dello spirito slavo e russo e le numerose affinità tra i due. Suddiviso in due parti, la prima imperniata su Novgorod, la seconda su Kiev, esprimono significativamente il carattere combattivo dei popoli dell'Est Europeo, nonché il forte legame tra Ucraina e Russia. Un legame ben più profondo di quello di sangue e sul quale l'Ucraina in questi giorni dovrebbe sentirsi chiamata a riflettere.
Solo nel Medioevo la Russia ha conosciuto la scrittura, grazie alla forte spinta della cristianità greco bizantina. Ciò le ha permesso, in virtù del suo forte bagaglio identitario, nonostante l'adozione dei caratteri cirillici e l'uso di una grammatica complessa, di poter gareggiare con i movimenti stilistici e culturali europei e di apprendere da questi non in modo passivo, ma aggiungendo e rielaborando. Il carattere critico assunto nei confronti della cultura europea non va visto nel senso di una rivalsa competitiva, ma come una forma di apprendimento finalizzato a una propria evoluzione impiantata su solide radici. San Pietroburgo grazie al richiamo di importanti artisti e architetti parigini e italiani ma non solo, si è modernizzata fino a competere con le più prestigiose capitali europee ottocentesche. La sua posizione strategica ma non solo le ha permesso di diventare una realtà di richiamo di artisti già affermati o che volessero accrescere la loro notorietà.
I poeti dell'Ottocento erano grandi viaggiatori. Molti di loro, inglesi e tedeschi, si recavano in Grecia e in Italia per avere un confronto diretto con la classicità. I viaggi nell'Ottocento non erano considerati viaggi di piacere ma di studio. Non mancavano gli incontri diplomatici con le personalità politiche di altre nazioni o le visite a parenti lontani, utili a ridefinire o a mantenere vivi i rapporti. Anche le donne si spostavano. Diffusi i viaggi di nobili signore in visita a parenti lontane, spesso dovuti a ragioni di salute. Ci si recava nei Paesi caldi per guarire definitivamente da influenze e raffreddori.
Viaggiavano i sarti di corte in corte per esportare la moda raffinata e fu così che i sarti parigini trovarono grande accoglienza a San Pietroburgo che divenne a tutti gli effetti una città all'ultima moda. Di lei ci parla lo scrittore Dostoevskij, tra i migliori esempi di fusione tra il Romanticismo e il Decadentismo. "Le notti bianche", "La mite" restano opere di assoluta bellezza, in esse campeggia l'ampio respiro dei luoghi e dello spirito russo, combinato alla fiorente indagine psicologica che permea il passaggio dal Positivismo al Decadentismo.
Siamo soliti pensare alla Russia come a un mondo vasto e isolato, in realtà così non è. La sua impronta fortemente nazionalistica non le ha impedito di avere confronti con gli altri Paesi e di maturare e apprendere da scambi culturali oltreché commerciali. Se gli stati dell'Europa Occidentale hanno mantenuta aperta la porta affinché vi accedessero gli stranieri graditi, la Russia ha sempre pensato a mantenere aperta la finestra, una via di scambio più ridotta ma costante, in modo da conservare saldi i suoi principi. L'apertura è necessaria, ma non al punto da straniarsi. Il proprio territorio è un riferimento imprescindibile, come ci comunica il Romanticismo russo col suo miglior esempio, l'autore Puskin. L'esterno è motivo di crescita, ma potrebbe costituire una seria minaccia, e non potrebbe essere diversamente per un grande Paese che confina con la catena montuosa del Caucaso, luogo di passaggio di mercanti asiatici, terra di microetnie con propri costumi e usanze, nonché di predoni e mercenari.