Lo splendore del Romanticismo. L'umiltà del niente che contiene il tutto
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Lo splendore del Romanticismo. L'umiltà del niente che contiene il tutto

Invito all'Arte
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Emile Claus, La faneuse (The Haymaker)1896
Emile Claus, La faneuse (The Haymaker)1896

 

Le ossa sono ovunque. La magia della profondità della terra che fa sì che la quotidianità abbia il suo splendore. Abbiniamo a quanto splende la ricchezza luccicante e sfarzosa di quanto andiamo ad aggiungere. La distrazione dalle cose nuove che riflettiamo nella vita e nella realtà che ci circonda, allenta gli occhi su quanto c'è di completo e di esaustivo.

La Natura lascia scheletri ovunque, distruggendo l'abito delle cose e il superfluo. Il tempo allora scopriamo essere non il nemico sleale dell'eternità, ma il ricordo costante di chi siamo che si rende concreto attraverso quanto lasciamo. È incredibile come la profondità vada a coincidere nell'uomo con le orme intangibili dei nostri passi lasciate nella vita terrena. Al corso del passaggio collettivo contemplabile attraverso gli apprezzabili esempi iconici e architettonici disseminati nel tempo, corrisponde un'altra via ancora più eterna e che non urla a tutti, in quanto segreta e suggestionabile ed empatica. La via segreta è dei grandi, di coloro che adoperando il silenzio della notte disseminano impronte di radiosa stelle che i più sensibili accolgono. Gli altri seppure si limitano a cogliere. Ed è su questa doppia via che si snoda il pensiero romantico, tra impegno sociopolitico e richiamo a una frugalità di per sé splendore. All'epopea delle grandi gesta si accompagna l'opera minuziosa di poeti senza nome che ne hanno lasciato il senso e non solo una vaga rimembranza. L'oralità accoglie la magia della quotidianità che, anche ammesso che non succeda niente, è ebbra di grandi piccole cose che conservano l'uomo marchiandone il ricordo. Pensiamo alle giornate di Leopardi, alle sue notti insonni trascorse a scrivere di tormenti e sentimenti di una vita per molti di noi reputata vuota, perché lontana dalla frenesia urbana e dalle sue sevizie. La finestra di Leopardi è il cancello da cui spiragli di infinito filtrano, lasciandoci intendere che è l'interiorità umana a coglierne il sentore e a tradurlo in emozioni, e non l'infinito stesso. L'infinito è anche lo sparpagliamento dei colori del cielo in fuga nella sera. I ricami di stelle applicati sulle guance paffute della notte. Il viaggio lungo il sentiero del silenzio che si fa sovrumano, mentre nel letto ci giunge il ticchettio della pioggia. Il fascino dell'infinito esprime il bisogno dell'uomo a lui legato e nella primitività delle cose ci riconduce il frastornante silenzio dei giorni, diverso dall'insignificanza, lasciando a noi la facoltà di decifrarne i tratti.

Leopardi, quando scrisse L'infinito, si frastagliò nei posteri che in esso si sarebbero riconosciuti. È del poeta romantico parlare di sé con l'abilità di chi va oltre se stesso e si rivolge agli infiniti sconosciuti mondi. È del grande compositore di ogni tempo riuscire a compiere questa operazione. Siamo portati a credere che l'autore bravo sia colui che sappia dilungarsi con descrizioni sul dentro e sui propri tormenti. Così non è se manca l'operazione di oggettivazione necessaria affinché la grandezza di una qualsiasi opera d'arte si esplichi e attecchisca. L'autocelebrazione dei propri sentimenti, la noia e l'angoscia del depresso restano tali nel momento in cui non arriva al fruitore il respiro dell'eterno, l'ampiezza dell'infinito diluita in ogni cuore. Al di là dell'accuratezza dello stile è questo uno dei tanti messaggi che il Romanticismo ha saputo porgere a tutti, nonché si suoi posteri, insieme alla poesia dei giorni ordinari che specie in pittura ci ha lasciato esempi encomiabili. La semplicità rurale ha la grazia di vite perdute, che a breve saranno perdute perché fagocitate da una industrializzazione sempre più invasiva. (Vedi le opere di Emile Claus). Le donne della pittura romantica esalano un silenzio di cose sepolte che loro riportano al dono della luce. Sono maghe e umili sacerdotesse che raccolgono il silenzio della terra e lo confezionano per gli occhi commossi del futuro. Sono mamme e madri di tutti, tante Marie ai piedi della croce che sollevano il velo del dolore dalla figura del Cristo e trasformano in leggerezza il manto mortale del mondo. Ci fanno essere fratelli uniti sotto la stessa campana della sorte che va combattuta con il ritorno al ritmo ancestrale di grilli e rondini che ci parlano di ciò che arriva e del futuro da avverarsi. Sono donne e sono niente, come niente e tutto sono gli occhi che guardano e scrivono e che torneranno all'infinito che li ha donati.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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