Oltre l'illusoria soglia dell'hic et nunc. "Quattro racconti di trasformazione" di Carlo Matteo Callegaro
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Carlo Matteo Callegaro

Interviste e Recensioni

Oltre l'illusoria soglia dell'hic et nunc. "Quattro racconti di trasformazione" di Carlo Matteo Callegaro

Si nasce per riaffermare costantemente se stessi. Su questo principio si scopre la morte essere necessaria nella sua bivalente forma di antagonista e condizione indispensabile alla rinascita. Come può esserci trasformazione senza prima aver lasciato cadere ciò che è ormai risolto nel tempo? Questa e altre domande emergono da dentro dopo un'accurata lettura dei "Quattro racconti di trasformazione". Ben scritti dalla spedita mano di Carlo Matteo Callegaro, ci accompagnano per le quattro vie più rappresentative della trasformazione dell'uomo, esplorando nell'altro e nell'oltre i passi da lui compiuti. 

La trasformazione raccoglie e accoglie il senso della nostra vita. Atteaverso la trasformazione noi diamo alla luce noi stessi, e come ha più volte ripetuto Jung nei suoi saggi di psicanalisi, siamo stati chiamati al mondo per nascere e rinascere.

Attraverso la trasformazione noi adempiamo a noi stessi, compiendoci, allo stesso tempo riflettendo ed elaborando su di noi. Elaboriamo noi stessi al fine di concepirci come prodotto creativo e in ciò si esplica la funzione riflettente del pensiero che consente all’uomo di cogliere se stesso per andare oltre se stesso e i limiti sensibili del finito. È così che l’uomo perdura oltre l'hic e il nunc assaporando la dimensione dell'eterno, pur restando nei limiti del solco tangibile delle cose espresso dalla rappresentazione del tempo ciclico o uroboro.

Il termine "trasformazione" rimanda alle culture neolitiche dei piantatori e dei coltivatori, però rivisto nella luce di una prospettiva imperitura, derivante dal Cielo che assicura continuità e prosperità alla terra riscattata dal tempo finito. Lo stesso dicasi per la parola mondo che significa pulito e che ci giunge dalla necessità antica dell'uomo di mondare, ossia pulire e dissodare il suolo al fine della semina. Il mondo è la dimensione del pulito e dell' ordinato, del Cosmos appunto, a cui corrisponde lo spazio interiore dell’individuo che per dare alla luce se stesso, ha bisogno di essere mondato da scorie e impurità.

Nessun passaggio a un livello superiore è mai possibile senza un'adeguata pausa in cui la riflessione porta l'uomo a riassorbirsi in sé, per poi riconcepirsi come prodotto di se stesso. Ciò è quanto le discipline orientali di tradizione neolitica ci hanno trasmesso. La trasmissione è un elemento cruciale nella realizzazione del proprio sé, perché ci porta a considerare ciò che è stato concepito e partorito un tempo, affinché l'uomo potesse ritrovarsi sulla strada del proprio adempimento e del riscatto dalla dimensione della contingenza. Le gabbie servono ma perché noi le superiamo liberandocene, mostrando di essere andati oltre e su questo si basa l’educazione personale orientata verso la cultura della trasmissione propedeutica alla trasformazione.

Questi e altri sono i contenuti della raccolta "Quattro racconti di trasformazione" scritti con massima cura da Carlo Matteo Callegaro che attraverso la penna creativa ha dato corpo e concretezza al suo impegno di educatore.

"Educare" come evidenzia la stessa radice etimologica riscontrabile anche nel latino "doceo: insegnare", significa proprio "condurre" e l'educatore è colui che partorendo se stesso di continuo è di viatico agli altri.

La raccolta dello scrittore Callegaro ha piena consapevolezza di questo e con uno stile sveglio e conciso ma che non si abbandona mai al caso, conduce il filo della trasformazione attraverso quattro narrazioni diverse, quattro trame che a ben guardare partono da un unico punto. Quì risiede la consapevolezza che nessuna trasformazione è mai possibile se non ha origine dall'interno. Questa consapevolezza è seme e tronco dell'intera raccolta in cui il primo racconto sembra essere contenuto nell'altro e nei racconti successivi, come avviene nella visione collettiva e contenitiva dell'uomo nel suo assetto microcosmico naturale. L'uomo è l'uovo che viene rotto affinché si espanda nelle direzioni della luce (come ricorda il quadro 'La nascita dell'uovo' di Dalì), nelle quattro direzioni che si agganciano ai racconti, quattro di numero, che riesumano il concetto dell'uomo vitruviano di Leonardo. Tale concetto lo ritroviamo personalizzato nella condizione di raccoglimento del protagonista del primo racconto. Qui l’associazione cuore - nocciolo di pesca fa scattare il collegamento con ciò che è lì per avverarsi e si aggancia al tema della crescita individuale nella vita di coppia, capace di portare a lacerazioni profonde. La moglie non capisce Silvano che inanzitutto non riesce a comprendere se stesso e lo stato in cui si trova. Ciò nel primo racconto, mentre nel terzo è proprio il marito a implorare la moglie di premere il grilletto. Nel mezzo troviamo il racconto dei trapezisti in cui germoglia la fiducia come meta di autorappresentazione individuale che diviene sostegno reciproco tramite cui la coppia viene estromessa dal salto nel vuoto che è altro rispetto alla morte invece indispensabile alla trasformazione. Nel quarto racconto il tema del viaggio suggerisce la struttura ad anello della raccolta, facendo coincidere la fine con l'inizio. La disposizione alternata dei racconti agevola il lettore nella lettura meditativa e riflessiva degli scritti che introducono a svariati spunti di riflessione, in virtù anche di uno stile che non s’impone ma stimola ad entrare nel cuore dei personaggi. Lo stile esprime e riflette l'importanza dello studio del Teatro e dello Psicodramma nei percorsi formativi dell'autore educatore Callegaro. La stessa costruzione dei racconti, nonché i contenuti da essa veicolati esprimono una particolare attenzione ai drammi interiori ai quali l'altro con cui si è in intima relazione non rimane indifferente. Ogni trasformazione è individuale ma non estranea alla dimensione quotidiana condivisa dalla vita di coppia e questo snodo del tessuto narrativo rende i racconti di Callegaro particolarmente indicati a una rappresentazione scenica o cinematografica.

Al di là del bene e del male è la trasformazione, l'unico vero accadimento che sperimentiamo in noi e che indirizza la nostra vita esperienziale esteriore. Ogni trasformazione ha pertanto sempre un perché il quale non necessariamente va spiegato, ma che seguendo il tracciato del vero educatore, è di sprone per colui che è dall'altra parte del racconto ed è portato a capire lasciandosi assorbire dalla narrazione, quasi immedesimandosi nei singoli personaggi. È in questo la genialità dello scrittore Carlo che non si erge a giudice, ma a narratore in virtù del vero che si riconosce al di sopra di ogni logica di giudizio, come ben ci illustra la grande letteratura decadentista di Dostoevskij e per alcuni versi di Joyce in cui al presente fa da eco la preistoria dei protagonisti, nonché le loro vicissitudini biografiche. In Dostoevskij è il presente l'alba dell'anima che si denuda e compie le proprie scelte. L'epifania pertanto è lucida lettura e indifferibile chiamata a un sacro adempimento racchiuso nel personaggio che prende una decisione risoluta, indispensabile per quanto dolorosa nel "La mite". Nell'opera di Callegaro si avverte il tocco di profonda drammaticità in cui l'individuo nasce e s'impone a se stesso, mettendosi a nudo nella condizione di risorgere continuamente. Partendo dall’accettazione irrevocabile che non può esserci salto né intuibile meta se non morendo a se stessi in previsione di una trasformazione, oggi più che mai necessaria si rende l'operazione di ammissione del proprio essere a se stessi, affinché l'uomo esca dalla sua viziosa condizione vegetativa e partorisca se stesso con tutti i rischi, le sofferenze, i pro e i contro. E’ nella raccolta dello scrittore il forte richiamo a quel senso di responsabilità individuale oggi sopito, ma indispensabile, affinché l'uomo dal latino "Humus" sia materia vivente e fertile per se stesso e lasci risuonare e perdurare la vita oltre i continui scogli di illusoria morte.

 

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Leggi la Biografia: Biografia. Carlo Matteo Callegaro

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Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli