Covid, nel tempo del dopo, prospettive e perplessità. Ne parliamo col regista Massimo Emilio Gobbi
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Massimo Emilio Gobbi

Interviste e Recensioni

Covid, nel tempo del dopo, prospettive e perplessità. Ne parliamo col regista Massimo Emilio Gobbi

Covid, nel tempo del dopo, prospettive e perplessità. Ne parliamo col regista Massimo Emilio Gobbi

Il Covid è alle nostre spalle eppure, ce lo sentiamo ancora addosso. Lo abbiamo dentro di noi, nella coscienza scolpito e sembra che nessuno faccia abbastanza per riprendere la vita di sempre, o meglio, la vita di prima perché quel sempre, lo abbiamo tutti senza pietà rimosso. Le restrizioni continuano ad attanagliarci come se nulla fosse cambiato. Hanno semplicemente mutato nome, mutando in qualcos'altro al di fuori del Coronavirus.

Su chi siamo diventati e sulla vita che ci aspetta discuteremo in questa intervista rivolta al regista Massimo Emilio Gobbi presidente della produzione Cinemaondemand Europa, capace come pochi nel Cinema oggi, di riflettere e interrogarsi sulla realtà, scuotendo le coscienze di molti.

Sembrerebbe proprio che avesse ragione chi paventava che nella fase successiva all'emergenza Covid nulla sarebbe cambiato. Contrariamente a chi cercava di rassicurare che la dimensione di tempo sospeso conosciuta con la pandemia si sarebbe risolta con la fine della stessa, c'era invece chi cercava di dimostrare che un nuovo stile di vita si andava prefigurando con alla base una percezione del tempo e delle attività ridimensionata. Più che un'epidemia sembra che il Covid si sia rivelato l'incidente opportuno che ha spinto tutti a rientrare in un meccanismo in cui ogni cosa passasse attraverso un filtro al rallentatore.

Nulla sarà più come prima, andava ripetendo Conte per primo durante le sue dichiarazioni da Presidente del Consiglio. Da incidente il Covid è diventato il giusto accidente che, per come è stato affrontato dalla Sanità, non si è rivelato un inciso tra un prima e un poi, ma il pretesto ben studiato. E difatti, la qualità della vita è cambiata a seguito non tanto della pandemia in sé, quanto dei vaccini.

Proprio questo è il tema dell'intervista che vede protagonista il regista e imprenditore Massimoemilio Gobbi che vuole raccontarci dal suo punto di vista cosa è realmente cambiato da quando è spuntato il primo caso di Coronavirus e da quando è stata avviata la campagna vaccinale.

Regista Gobbi, cosa la spinge a parlare di Covid, un incubo per alcuni ritenuto superato?

"Per me superato proprio non è. Anzi! Gli effetti li andiamo scoprendo solo oggi e a seguito più dei vaccini che del virus in sé."

Effettivamente, sembra quasi che la vicenda giudiziaria non sia rivolta come invece ci si aspetterebbe, ai danni da vaccino e alle cure sbagliate, ma alla mancata zona rossa di Alzano. Come a voler suggerire che le restrizioni non sono state affatto troppe e che sarebbero state ancora più utili se ulteriormente incrementate. Ci staranno forse preparando a un nuovo stile di vita?

"Esatto, è proprio così. È come se il Covid ci avesse introdotti in una nuova visione dell'esistenza che consta di una nuova cognizione della realtà diluita nel tempo ma poco vissuta."

Regista, lei brilla di audacia e onestà. Sono forse queste due qualità insieme a tante altre a spingerla ad affrontare una questione tuttora spinosa che tanti altri suoi colleghi invece non osano toccare, per paura di ripercussioni sul lavoro, o anche, per carenza di informazioni giuste.

"Io credo che il Cinema oggi come oggi debba fungere da faro sugli aspetti del reale che ancora aspettano risposte. Il Cinema non può ignorare determinati aspetti della realtà a maggior ragione se pensiamo che nulla si è ancora concluso. Come si può ritenere di aver superato una pagina oscura della storia italiana, se ci sono ancora migliaia di persone che aspettano una risposta onesta e scientificamente corretta sulla morte dei loro cari?"

Regista Gobbi, lei antepone a ogni sua attività un acuto spirito di riflessione e investigativo che la guida anche nella Cinematografia, al punto da spingerla a tralasciare il Cinema da botteghino in vista del ben più interessante e periglioso settore del docufilm.

"Oggi appariamo tutti estremamente vulnerabili e questo non giova a nessuno perché ci rende fragili e manovrabili. Io sono uno che deve andare a fondo nelle cose, che non accetta alla cieca quanto chi ci governa vuole farci passare. La verità è sempre stato il mio obiettivo e da qui il mio impegno a raggiungerla e a raccontarla."

Lei utilizza il Cinema come rivelazione. In effetti, la realtà sa essere ancora più stupefacente della fantasia. In questo caso e mi riferisco al tema Covid, la stupefacenza è accompagnata da un senso di orrido sconcerto. La sua ricerca della verità è spinta da un profondo senso di umanità che la contraddistingue e che il pubblico vede e riconosce in ogni sua produzione. In questo caso, a proposito del Covid, il suo senso di umanità è ancora più presente e si fa palpabile.

"Io ho perso tanti amici a causa non del Covid, ma delle cure errate che sono state seguite e applicate. Ho perso tanti amici in ospedale, finiti cremati prima che i loro congiunti potessero vederli e porgere loro l'estremo saluto. È qualcosa di raccapricciante."

Ed è ancora più raccapricciante se si pensa che le indagini a cui le procure stanno lavorando sono quelle sulle mancate misure restrittive.

"Uccidere a casa migliaia di persone con la formula Tachipirina e vigile attesa e altre migliaia invece in ospedale, senza sapere cosa fare, è un affronto al senso di civiltà.

Ci sono degli indagati ma per le questioni sbagliate. Sembrerebbe che si voglia coprire con questa indagine il reato di omicidio colposo per mancate cure. La terapia si conosceva e molto probabilmente non la si è voluta applicare.

Ma sì! Sono indagini fuffa per fare vedere che si è messa in moto la macchina della giustizia. Faranno un po' di chiasso e poi tutto si risolverà in tarallucci e vino.

Regista, le morti a cosa sarebbero servite?

"A far scalpore, a far agitare la gente in modo da imporre poi il vaccino con estrema facilità. E ci sono riusciti."

Lo dice con grande sofferenza personale.

"Sicuramente, dal momento che io sono uno tra quelli che ancora lottano per gli effetti avversi. Fortunatamente nella sventura sono ancora vivo."

Lei dunque per ragioni di lavoro è stato costretto a vaccinarsi. So che ha passato momenti difficili...

"Dopo la seconda dose sono stato molto male e mi sono visto costretto a rivolgermi a medici capaci che mi hanno curato con terapie alternative."

Chi ci ha guadagnato dalla politica vaccinale?

"Ci hanno guadagnato dal vaccino ma anche dalle restrizioni. Da entrambe le cose. Sono coloro che comandano l'universo o che pretendono di farlo. Gente avida di soldi, speculatori...  rettiliani."

Il Covid ci ha introdotti nell'era delle restrizioni. Passata la pandemia resta la politica dei ricatti.

"Sì, proprio così. Ieri era il Covid, oggi sono le auto elettriche. Mi spieghi lei come potrebbe un operaio permettersi di acquistare un'auto elettrica che costa 70000 euro. L'Europa prona ai poteri mondiali ha stabilito che dal 2026 saranno bandite le auto diesel. Dalla meccanica si è arrivati al cibo. Ha dato il via all'alimentazione di grilli e alla bistecca in 3D. C'è uno sconvolgimento totale in ogni settore. Chi ci comanda vuole farci dimenticare che la vita è una e va assaporata al meglio."

Si pensa all'estensione del tempo senza intensità né qualità. Neanche per tutti si può parlare di allungamento della vita, dal momento che sono in corso tante morti inspiegabili per infarti ed emboli in soggetti dichiarati sani.

"E le morti bianche? Le soppressioni misteriose... chi indagherà su questo? Quale figura giuridica e istituzionale si preoccuperà di assicurare e verificare che vada in porto il risarcimento??"

Lei ritiene che l'attuale governo si stia adoperando in tal senso?

"Ma niente affatto! La Meloni esegue quanto le viene ordinato dall'Europa. Io avevo riposto la mia fiducia in Paragone ma lui ha sbagliato strategia politica e il fatto di aver voluto correre da solo alle politiche lo ha penalizzato."

Chi resta secondo lei da considerare?

"L'unico ancora da verificare è Rizzo. È sempre stato un comunista ferreo ma dice cose giuste. Si confronta con la realtà e non teme di esprimere le sue opinioni."

Tanti nomi, tanti partiti, tanti simboli divergenti sulle sciocchezze, ma non sui temi seri su cui occorrerebbe invece intervenire. Regista Gobbi, in cosa secondo lei s'incontrano le politiche antiCovid e il tema dell'immigrazione?"

"Il Covid è stato globale. Ha riguardato tutto il pianeta. L'immigrazione è un fenomeno che invece tocca l'Europa e nel dettaglio l'Italia che non ha più una sua sovranità. L'economia è gestita dall'Europa e in campo militare è sotto il controllo degli USA. Ci vorrebbe un nuovo Craxi per sistemare le cose in politica estera enella politica della difesa."

Ci vorrebbe uno statista serio che non si facesse telecomandare dal di fuori. Nel momento in cui governi e lavori a favore del Paese in cui vivi e che ti ha dato fiducia, la dignità diviene un modo di essere. Un riflesso dell'identità di appartenenza e non più l'effetto di una condizione di compiacenza, come invece la nuova forma di perbenismo tende a prediligere. Essere per sé stessi è l'altra facoltà che il Covid ci ha estorto mentre ci adeguava al neo indottrinamento etico secondo cui sei, ossia esisti, nel momento in cui fai esattamente ciò che chi comanda vuole e ti chiede. È questo un punto su cui tutti dovremmo soffermarci a riflettere, e a tal riguardo ringrazio il regista Gobbi per darcene l'opportunità in questa intervista. Ritornare a pensare dovrebbe essere l'obiettivo di tutti, aiutati dalla Cultura e dal buon Cinema che il regista Gobbi dimostra di saper fare.

A lui e alle sue molteplici attività, i migliori auguri da parte mia e di tutta la Redazione.

Ippolita Sicoli