Presentato a Milano il trailer di ''The Camorra dominates'', il film che tiene testa alla Camorra
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The Camorra dominates

Interviste e Recensioni

Presentato a Milano il trailer di ''The Camorra dominates'', il film che tiene testa alla Camorra

Presentato a Milano il trailer di ''The Camorra dominates'', il film che tiene testa alla Camorra

In una società che guarda al diradarsi dei rapporti e allo straniamento dalla naturalità, la violenza acquisisce attributi di totale gratuità. Il virtuale ci rende sempre più distanti dal senso delle cose e ci seduce sulla scia di una realtà sempre più vuota e colma di effetti illusori.

Il cinema del produttore Giuseppe Alfieri e del regista Michele Cucciniello, che ritroviamo nel trailer di "The Camorra dominates" è tutto fuorché questo. Le scene di azione incollano allo schermo, suggerendo l'amara realtà della Camorra, nonché le ragioni per cui va combattuta.

Associamo la Camorra come tutte le altre forme di criminalità organizzata al disordine, dimenticando che anch'essa, come tutte le altre, ha un proprio codice di regole e comportamenti che ne delimitano i contorni entro cui vige un serio protocollo che impone obbedienza e l'adeguamento a formule precise.

VIDEO: Trailer the camorra dominates, produzione Michele cucciniello produzione Giuseppe Alfieri


Il linguaggio mafioso varia da regione a regione e anche nello stesso territorio possono coesistere ceppi diversi di criminalità organizzata. Come è anche vero (e la Camorra ce ne dà conferma con la "colonizzazione" del Foggiano) che una stessa forma di mafia può sconfinare e abbracciare territori limitrofi e lontani. Camorra deriverebbe da Gomorra, esempio di caos liberticida di una popolazione ad esso asservita e ciò metterebbe in seria connessione chi lavora intenzionalmente per la Camorra all'interno di essa o anche dall'esterno. O ancora chi da complice si piega consenziente per paura.

A proposito di questo mondo così chiuso nelle sue tragiche regole, ovattato e difficile da indagare per chi non ne fa parte o all'opposto lo combatte, sembra che il cinema, i media e i documentari abbiano esaurito il loro discorso. Il filone del cinema camorristico nel ventennio Settanta Novanta sembra aver detto tutto, intrattenendosi sui rapporti tra Mafia e apparati dello Stato. "La piovra" è forse l'esempio più calzante, a cui sono seguiti altri tra film e telefilm e film del grande schermo. A proposito di quest'ultimo, settore di grande impatto, degni di nota sono i colossal sulla potente mafia italo americana con cast di eccezione che includevano "mostri" delle pellicole d'azione come Robert De Niro e Al Pacino.

Negli ultimi anni il genere del film poliziesco mafioso sembrava aver perso il suo vivido smalto illudendo il pubblico che forse la Mafia si stesse smorzando, dissanguata da sé stessa o decapitata da uno Stato che finalmente avesse spalancato le fauci e tirato fuori gli artigli. Purtroppo così non è. Né possiamo dire che lo slancio oculato o sincero di Saviano abbia sortito chissà quale effetto su una realtà che di risposta è andata deflagrando come un incendio che incontri sui suoi passi sempre materia nuova da bruciare. È evidente che qualcosa non quadra. Ed è altrettanto evidente che ad essere sbagliata è la prospettiva da cui ci siamo posti in partenza. Analizzare i fenomeni mafiosi dalle stesse angolature e con gli stessi mezzi dei quali si disponeva venti e trent'anni fa, significa non cogliere linguaggio e finalità delle mafie odierne nazionali. Sempre le stesse a dire il vero, ma con una linea evolutiva a passo coi tempi. Chi supponeva che le Mafie fossero fenomeni sociali cristallizzati nel tempo, si sbagliava e di grosso. Così come è anche vero si è sbagliata e di grosso quella stessa giustizia che ogni volta per televisione acclamava se stessa facendosi onore di aver decapitato tentacoli importanti della criminalità mafiosa.

Non si può pensare di raccontare o combattere un fenomeno radicato e che ha una sua collaudata tradizione, riportandosi indietro nel tempo. La criminalità vive e lavora oggi più di decenni fa e allora sarebbe il caso di imparare a parlare il suo linguaggio odierno per anticipare le sue mosse e distruggerla dall'interno. Mai nessuno fino ad oggi aveva osato così tanto, esprimendosi per giunta, all'interno di un progetto cinematografico. Mai nessuno tra registi e produttori si era proposto con un film che parlasse di mafia e Camorra nello specifico, da presentare sul grande schermo senza compromissioni stellari di tipo hollywoodiano, ma con un cast di tutto rispetto.

Di grande risalto l'interpretazione dell'attore Valenzano Lorenzo Alfieri che ancora una volta ha dimostrato sul set cinematografico di essere all'altezza del grande pubblico. Importantissimi anche gli altri nomi come quello di Alberto Petrolini attore cinematografico principe di Parma nelle vesti del boss del nord con il suo braccio destro interpretato da Maurizio Nicchi al suo primo esordio. Costui, nonostante l'emozione del "Primo ciak si gira", ha dimostrato di saper tenere a freno le sue emozioni, dando prova di una elevata qualità recitativa. Non da meno gli attori come Pietro Fornaciari, Andrea Fenu, Andrea Bacarelli, Tony Pupo, Francesco Cozzolino che hanno sfoderato la loro esperienza pluriennale sul set, fornendo preziosi consigli a tutti gli attori emergenti.

Un serio film sulla camorra odierna, è quanto il produttore Giuseppe Alfieri e il regista Michele Cucciniello hanno provato a fare, centrando in pieno l'obiettivo. Il film "The Camorra dominates" presentato sabato 10 dicembre 2022 a Milano, in grande stile in occasione dell'uscita dal trailer, non solo convince, ma dimostra che si può fare cinema di mafia non battendo i soliti nauseabondi cliché, semplicemente immergendosi intuitivamente in una realtà camaleontica e per questo sempre più invasiva. È molto facile oggi, lo è ancor più di ieri, lasciarsi coinvolgere dalle criminalità mafiose. Un tempo occorreva essere nel giro. Oggi invece, complice anche la velocità con cui cammina il mondo virtuale, basta un desiderio, l'ambizione di arrivare a qualcosa, che anche la ragazzina semplice dal visetto d'angelo si ritrova dentro. È quanto il regista Cucciniello dimostra al grande pubblico in buona parte ignaro o forse non ancora pronto al confronto con aspetti così cocenti di una società che solo il cinema fatto davvero bene può narrare e aiutare a vedere. E in fondo, non ultimo, a comprendere. La corruzione spicciola che non si vuol vedere è il punto forte di questo film insieme alla velocità d'azione delle scene curate nei minimi dettagli e con quella freddezza marziale di chi conosce e mastica da tempo l'argomento. Anche la colonna sonora ha il suo peso. Ne scandisce ogni momento a suon di marcia, soffermandosi sugli stacchi di bianco e nero alternati durante le brevi e incisive riprese.

È una danza di vita e di morte questo film in cui i tempi sono giostrati bene e lavorati col giusto ritmo, frenetico quando occorre e più lento invece, durante le pause che inducono a un'accurata riflessione per non smarrire il corso della storia.

Che altro dire? Finalmente un bel film dopo la lunga letargia da Covid. Un film di qualità senz'altro, che fa ben sperare in chi ha creduto che il Cinema con la pandemia non si sarebbe arreso o non sarebbe morto del tutto. A morire semmai, sono quelli rimasti indietro, ripetendosi come nastri che girano a vuoto, ipnotizzati sui soliti cliché.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli