Puntare su se stessi per arrivare in alto. “L'ultimo incontro” il romanzo di Raniero Parlagreco
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Raniero Parlagreco

Interviste e Recensioni

Puntare su se stessi per arrivare in alto. “L'ultimo incontro” il romanzo di Raniero Parlagreco

I ricordi sono i mattoni che definiscono chi siamo. Certe esperienze camminano sui nostri ricordi e si fanno presente. Ognuno di noi nasce con una propensione che plasma il destino attraverso scelte e decisioni che ci portano a salire lungo lo schienale della vita. Sulle esperienze vissute, scrigni di istanti e intenti, è incentrata questa intervista. Partendo dal romanzo "L'ultimo incontro" lo scrittore Raniero Parlagreco racconterà se stesso attraverso la passione per lo sport che ha tracciato la via della sua determinazione.

Senza averne una sincera quanto reale percezione, oggi siamo un pò tutti nutriti di violenza. Riceviamo e rimbalziamo violenza costantemente, quasi questo modo di agire fosse un ormai acquisito stile di vita. Siamo circondati da messaggi di violenza che non hanno come referenti solo le donne, e nella nebulosa sociale in cui siamo immersi, vittima e carnefice spesso si confondono, si corrispondono invertendo i ruoli. Prontamente, oggi assistiamo a una società avvitata attorno a gesti propagandistici mirati a offrire un'immagine salvifica e solidale che va a cucirsi all'altra invece tenebrosa e turbante. Come è possibile che questi due aspetti contrapposti coesistano ce lo poniamo raramente. La spiegazione è forse che oggi si è sempre meno padroni della propria vita e quindi sempre meno responsabili dei propri pensieri e azioni. A proposito di questo andrebbe ripensata la cultura dello sport e della difesa personale non come risposta dura che sfoci in altra violenza ma al contrario, come via di reintegro dell'uomo in se stesso. Di tutto questo e di altro ancora parleremo nell'intervista rivolta al dott. Raniero Parlagreco autore del coinvolgente romanzo dal titolo "L'ultimo incontro".

Raniero, questo romanzo è il suo ultimo lavoro letterario. Quanto la rappresenta?

"Mi rappresenta tanto e più degli altri e per i riferimenti alla mia vita personale, e per le esperienze inserite di pugili e sportivi che io ho realmente conosciuto e con i quali ho condiviso tappe della mia vita."


Lei ha condotto finora una vita intensa, ricca non solo sotto l'aspetto della formazione culturale, ha conseguito ben due lauree, ma anche per l'attività sportiva agonistica. Il titolo "L'ultimo incontro" da cosa trae ispirazione?

"A ispirarlo è un episodio di quando ero ragazzino. A tredici quattordici anni mi iscrissi con mio fratello di nascosto a mio padre a un corso di pugilato nella palestra del paese. L'incontro di pugilato a cui partecipai allora fu l'unico della mia vita e mi è rimasto dentro. Vinsi la prima ripresa, ma durante la seconda e la terza presi tante di quelle botte, che mollai il pugilato agonistico per sempre. Il mio avversario era più alto e più grande di me di età e questo spiega la sua vittoria, ma l'importante era "non mollare", non andare KO per conquistare un punto per la squadra. Non andare KO fu per me una vittoria ma anche l'ultimo incontro, che ha ispirato il romanzo."

Cosa vuol dire essere un agonista?

"Essere un agonista significa mettersi alla prova tutti i giorni. Dare e imparare dall'altro e quindi entrare in una logica di confronto che prevede una predisposizione all'umiltà. Se non sei umile, non puoi accogliere l'altro e non puoi trasmettergli nulla."

Lei è animato da un forte sentimento cristiano e si fa portavoce di quei valori che oggi tendiamo a offuscare o ad abbandonare del tutto. È importante essere cristiani, così come lo è possedere un credo che porti a un maturo confronto con se stessi e con gli altri.

"Lo sport agonistico, l'arte marziale ti portano a rafforzarti e a non perderti d'animo. Ti portano a concepire la vita come una montagna da scalare in cui devi impegnare tutte le tue forze. Credere in Dio è importante perché la fede illumina ogni nostra azione."

Raniero, lei ha una visione elevata dell'uomo e dello sport. Come vedono i giovani di oggi l'agonismo? Come lo concepiscono?

"Per molti giovani oggi l'agonismo è sfondare, raggiungere l'obiettivo di portarsi sopra gli altri. Viene confuso con lo spirito di arrivismo. Purtroppo i giovani di oggi sono influenzati dai messaggi che diffondono i media."

Lei, Raniero, ha lavorato nel mondo dello spettacolo. Come vede i Talent che sotto svariate forme la televisione ci propina?

"I Talent porgono una visione della bravura personale che non è più incentrata solo su quello che un concorrente riesce a fare, ma soprattutto su quanto riesce a stimolare nel pubblico. Aiutano a comprendere che il talento non basta se disgiunto dal coinvolgimento che provochi in chi ti vede e ascolta. Sei talentuoso se riesci a far battere e vibrare le emozioni in chi assiste alla tua esibizione. È sempre l'emozione a fare la differenza."

Certamente, e lei di emozioni ne ha provate e procurate tante, con i suoi libri e con la sua preparazione sportiva. I messaggi che veicolano gli sport oggi, sono legati al mondo dei valori?


"Sicuramente. Il primo valore è il rispetto dell'avversario, a questo segue il rispetto per se stesso e infine, il rispetto per la società civile, che include anche il rispetto per la donna e per i più deboli."

Questi sono gli elementi che strutturano il suo ultimo romanzo "L'ultimo incontro". A quale pubblico si rivolge?

"A un pubblico vasto per età e fasce sociali. È un romanzo che può essere tranquillamente letto da tutti, dai dieci anni in su."

È un romanzo che piace e sa coinvolgere anche per lo stile semplice ma al tempo stesso di supporto ai contenuti profondi e toccanti. Se non avesse aperto le porte della sua vita allo sport, sarebbe oggi un uomo diverso?

"Io credo di essere nato con una predisposizione ad accogliere e ad aiutare gli altri. Sono animato da uno spirito caritatevole e cristiano. Da bambino accudivo i miei fratelli minori, quando ero un po' più grande feci il catechista e il capitano di squadra di calcio. Certo lo sport mi ha aiutato a temprare la mia natura."

Lei tra i vari sport ha praticato il judo che è un'arte marziale. A cosa le è servito in particolare?

"Il judo porta a sviluppare l'autocontrollo. È molto antico, è un'arte marziale, uno sport da combattimento e un metodo di difesa personale nato in Giappone nel 1882 con la fondazione del Kōdōkan, da parte del professor Jigorō Kanō che praticava l'arte della non violenza. Il pugilato invece, nasce mille anni prima di Cristo in Grecia. Il Judo insegna a difendersi e a conquistare e mantenere il controllo di sé."

Spesso si è portati a confondere il Judo col Karate. Quale è la differenza principale?

"Nel Karate s'impara a dare colpi anche mortali, mentre nel Judo s'impara ad assorbirli. Quando si assorbe il colpo, non si dimentica mai il rispetto per l'avversario."

Raniero, ritornando al suo libro, colpisce lo stile da lei adoperato e la struttura della narrazione che permette di visualizzare le scene in una sequenza filmica.

"C'era in me la voglia di scrivere un qualcosa che arrivasse al cuore. C'è nella storia una evoluzione molto visiva che conduce al finale in modo rapido e coinvolgente, senza punti morti nella lettura. Questo è dovuto sicuramente anche alle mie esperienze lavorative nella Rai e a quanto è riuscito a trasmettermi mio padre che lavorava a Cinecittà nel settore del doppiaggio. Ascoltando e vedendo le trasposizioni cinematografiche dei romanzi, ho capito che alcune narrazioni si perdevano in descrizioni troppo lunghe che rischiavano di appesantire non solo la lettura dell'opera, ma anche la sua conversione in film."

Lei ha pensato a una continuazione del suo romanzo "L'ultimo incontro".

"Come diventare campioni", si chiama così ed è in via di completamento. Conclude il discorso avviato nel romanzo precedente con un finale a sorpresa."

Fortificare se stessi e la propria natura sensibile lavorando sul proprio corpo è uno degli insegnamenti più antichi che l'uomo moderno non dovrebbe mai mettere da parte. La necessità di fare qualcosa per se stessi, prima ancora che per compiacere gli altri è forse uno di quei messaggi che non bisognerebbe mai smettere di lanciare ai nostri giovani assetati di futile visibilità e abituati a non fare nulla se non in virtù di un ruolo di prestigio da conquistare. Lo sport è giusto che intervenga a demolire quei luoghi comuni secondo cui è importante essere forti allo scopo di guadagnarsi un posto distruggendo gli altri perché inferiori, e non invece per il fatto di essere stati più bravi. Il mondo classico in questa operazione ci aiuta, ricordandoci che essere addestrati alla vita è importante innanzitutto per se stessi e nell'ottica di un sano vivere in rapporto agli altri. È quanto lo scrittore Raniero Parlagreco vuole dirci con profondo spirito umano e con profonda umiltà nell'opera "L'ultimo incontro", un romanzo che risuona nel lettore come un monito rivolto a risanare il mondo partendo dal proprio piccolo, perché ognuno, nessuno escluso è chiamato a scalare da solo e in coro la propria montagna chiamata vita.

Ringrazio l'autore Raniero Parlagreco per averci illustrato i contenuti salienti della sua opera attraverso anche il racconto di se stesso, e per aver lanciato un messaggio diretto ai tanti giovani oggi disorientati da una società che non sembra fare abbastanza affinché crescano sani e padroni delle proprie scelte.

A lui e alle sue molteplici attività i migliori auguri da parte mia e della Redazione.

Leggi anche: Biografia. Raniero Parlagreco

 

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Ippolita Sicoli
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