L'INTERVISTA. Sensibilita' magica e poliedricita' nell'attore e autore Gianluca Lalli
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L'INTERVISTA. Sensibilita' magica e poliedricita' nell'attore e autore Gianluca Lalli

Essere se stessi significa partorire il genio che si ha all'interno. Chi ha vissuto l'epoca delle cose semplici ha avuto facile terreno per costruirsi ascoltandosi.

Video: Fontamara di Gianluca Lalli

 

Gli anni Cinquanta e a seguire, fino alle soglie del nuovo millennio, sono stati corse incalzanti che hanno infiammato gli animi e donato tanto. Chi crea dando alla luce se stesso è impossibile che resti sterile e improduttivo verso gli altri. La vita è un costante donare e qualcuno più di tutti ha il merito di riuscire a farlo e molto bene.

È difficile mettere un freno al rubinetto della fantasia che, se stimolata, produce immagini che caricano l'anima di altre realtà più vere di quella in cui siamo solitamente immersi. Ogni immagine sviluppa un contesto a sé e svariate geografie che popolano la nudità interiore.

Ogni espressione artistica è una chiave di accesso a un variegato mondo, una dimensione a sé che si carica di contenuti condividendola con gli altri.

L'artista che sto per introdurre è un mago della creatività, di quella vera che risuona di altri tempi e di un fascino che mai passerà di moda. Pensare a lui significa porsi dinanzi a un paesaggio in cui ogni oggetto è qualcuno e qualcosa, senza togliere respiro agli altri, perché della sua umiltà Gianluca Lalli ha saputo fare terreno fertile.

Gianluca, di lei colpisce la calma interiore, nonostante la creatività esplosiva che la caratterizza e un senso di sicurezza che mette gli altri a proprio agio e nella giusta disposizione ad ascoltare.

“La ringrazio per questa sua osservazione. In effetti io non ho mai considerato la mia creatività un mezzo per sopraffare o condizionare gli altri, bensì il giusto imput che mi fornisse lo slancio e l'occasione per migliorare me stesso innanzitutto. Io parto da questo presupposto: l'arte come base per mettersi in moto e migliorare la propria qualità interiore.”

L'arte finalizzata a migliorarsi come persona e a migliorarsi come artista. Innanzitutto dando la precedenza alla persona. Questo è un presupposto interessante sul quale torneremo più avanti e che evidenzia due aspetti importanti della sua personalità: l'umiltà, a cui ho accennato sopra, ma anche la severità verso se stessi che introduce a un forte senso di responsabilità nel lavorare con l'arte.

“Sicuramente. Io sono molto serio quando lavoro, anche perché non immagino un prodotto artistico che sia una canzone, o un testo, o un arrangiamento musicale che non abbia dei contenuti da porgere. Serietà e responsabilità in me camminano insieme.”

Quando si è accorto di avere una vena creativa brillante? C'è stata una circostanza particolare che si è posta come occasione?

“Il mio approccio con l'arte non è stato dei migliori, se mi rapporto allo studio dello strumento del flauto alle medie. La scolarizzazione dello della musica ai miei tempi, io ho 44 anni, non ha sortito nobili effetti. Questo riguarda me come tanti altri della mia generazione. L'imposizione di quel dato strumento ha portato spesso a conseguenze infelici, in quanto ha procurato una visione pragmatica della musica, distorta. In seguito sono stati introdotti altri strumenti come il clarinetto e il pianoforte che hanno consentito ai ragazzi di sviluppare un reale e sano interesse per la musica.”

Lei, Gianluca, si considera un autodidatta a tutti gli effetti.

“Lo sono. Provengo da una realtà retrograda, un paesino all'interno delle Marche, Arquata del Tronto, dove si respira tuttora un'aria di altri tempi e si vive a contatto con una realtà montana e frugale, ulteriormente aggravata dalla piaga del terremoto di cui ancora si colgono le dolorose tracce.”

Quando ha scoperto la sua inclinazione per la musica?

“In occasione dei miei 18 anni mi regalai una chitarra. Iniziai a strimpellarla per diletto. Da qui ci presi gusto e a vent'anni mi sono trasferito a Roma.”

Lei da ragazzo ha frequentato le Magistrali che oramai non esistono più.

“Esatto. Sono un maestro di scuola elementare e dell'infanzia non di ruolo, periodicamente contattato per supplenze. Non ho frequentato l'università, ma per conto mio ho portato avanti numerose letture di testi di filosofi e romanzieri dell'Ottocento e del Novecento. Ho sviluppato una predilezione per la letteratura russa, francese e italiana, che ha influenzato i miei testi.”

Mi viene in mente “Fontamara" di Silone a cui ha dedicato una poesia in rime che descrive pienamente quel momento storico, in un contesto culturale e sociale semplice.

“Sì. Io sono attratto da ciò che è autentico. Non ci sono in me scelte politiche che vanno in una determinata direzione. Mi piace raccontare la realtà per come si mostra.”

E proprio questo suo interesse rivolto a soggetti semplici, senza alcuna finalità politica, l'ha avvicinato a Rino Gaetano, ma su questo ci soffermeremo dopo. Per ora rimaniamo su questa sua visione a doppio filo della realtà: narrativa che s'incentra sugli aspetti evidenti del mondo, e innanzitutto creativa. Muovendosi senza traumi su questa doppia fune, è riuscito a crearsi uno spazio importante all'interno del panorama culturale italiano e a portare avanti dei progetti concreti. Ce li vuole raccontare?

“Sì, grazie. Sicuramente grandi soddisfazioni mi ha dato il progetto legato al poeta Gianni Rodari in occasione del centenario della sua morte. Sono in procinto di crearne uno invece incentrato sul connubio letteratura e musica, che parta dalla letteratura con riferimenti anche a quella greca e mitologica. Da qui la canzone “Elena" in riferimento al mito.”

Grande successo ha avuto il suo Cantafavole.

“Sì, ovvero “Favole al telefono", progetto che ha trovato l'approvazione della famiglia di Rodari. Consiste in un disco che riporta le poesie di Rodari recitate e arrangiate da me, inserite nel programma di Radio RAI Kids. Il progetto Cantafavole trae ispirazione dal laboratorio di scrittura creativa da me condotto nelle scuole, appunto il Cantafavole.”

Non trascuriamo gli altri suoi progetti ugualmente importanti che la vedono impegnato su altri fronti.

“Sì. Ci sono i progetti da me ideati per le cliniche, come “La musica dei ricordi" rivolto ai malati di Alzheimer. Attraverso la musica faccio ballare coloro che sono affetti da questo male. Ci sono poi i progetti con gli psichiatri e per i malati di Parkinson. Infine i laboratori per i ragazzi affetti da malattie e disturbi mentali.”

Complimenti davvero. Di lei colpisce l'applicazione al sociale della sua genialità artistica che ho riscontrato già in altri, ma in lei assume sfumature particolari, degne di nota, per il fatto stesso di essere intervenuto innanzitutto sulla sua persona. Quindi il suo è un interesse per il sociale che parte da dentro e trova poi riscontro all'esterno traducendosi in seria applicazione. Lei ha pensato di crearsi attraverso la sua genialità e attraverso l'arte ha preso coscienza di chi è realmente. L'arte l'ha strutturato, aprendole la finestra sul suo mondo, dopodiché lei ha pensato di rivolgersi all'esterno e costruire un canale di comunicazione con gli altri. Non a caso lei si definisce una persona autentica.

“Mi impegno ad esserlo sempre, anche attraverso la mia espressività artistica. Oggi purtroppo c'è molta falsità dietro al sociale. Tanti puntano all'ideazione di progetti finalizzati a determinati argomenti, sperando nei contributi pubblici o semplicemente per accrescere la propria popolarità. Pertanto si cavalcano quelli che sono veri e propri drammi allo scopo di suscitare simpatia nel pubblico. S'insiste sui diversamente abili, sui down, sulla violenza sulla donna... ecc...”

Sono d'accordo con lei, ragion per cui io non guardo di buon occhio le iniziative di solidarietà. Tralasciando questo discorso che ci condurrebbe su altre strade, vorrei soffermarmi con lei sul mondo dell'infanzia perché, con i laboratori da lei portati avanti nelle scuole, la riguarda da vicino. Lei ha parlato di autenticità in quanto qualità che la contraddistingue. Quanta autenticità c'è nei bambini di oggi?

“Secondo la mia visione, i bambini oggi sono autentici fino ai sette anni perché legati ancora al loro mondo fatto di fantasia e magia. Sono se stessi fino a questa età, nonostante i condizionamenti che ovviamente e per giuste ragioni la famiglia impone. È dai 10 anni a salire che si coglie la differenza e questo specie al tempo d'oggi in cui la cultura dei video, della rete ha preso il sopravvento. I bambini vengono snaturati da un mondo finto, fatto di cellulari, di rapporti fittizi e di una finta realtà che nulla ha in comune con quella sensibilità magica che li contraddistingueva da piccoli.”

Purtroppo è così. Lei lavora sistematicamente e a contatto col mondo dell'infanzia e a contatto col mondo degli adulti, utilizzando registri di comunicazione diversi ma rimanendo sempre fedele a se stesso. C'è un punto di raccordo tra i due mondi che è costituito dalla fantasia e dalla capacità di crearsi e ricrearsi attraverso la creatività. Quanto di infantile può esserci nell'eros?

“Il mondo dell'eros sta scivolando sempre più alla deriva del mondo dell'infanzia perché l'eros, a differenza della pornografia, è fatto di fantasia e gioco sottile che prevedono la volontà di entrare nel mondo dell'altro all'interno di un discorso di coppia. Oggi i bambini sono poco umani, nel senso che vengono sempre più orientati verso una programmazione che non pone al centro degli individui i sentimenti. È impossibile pensare all'eros senza il coinvolgimento dell'anima.”

Figuriamoci poi negli adulti! lei ha toccato un punto che mi sta particolarmente a cuore e che riguarda l'essere umano in rapporto ai sentimenti. Andiamo incontro a una nuova società transumanistica con il superamento di numerosi confini che per legge naturale esistono. Tra questi l'eliminazione della differenza di genere. Lei ha avvertito entrando in contatto con l'organismo Scuola, questa nuova incalzante ideologia?

“Onestamente no, nonostante mi senta sensibile agli stravolgimenti naturali che si cerca di far passare come nuova frontiera di progresso. E’ il dramma della società consumistica contro la quale io porto avanti una rivoluzione pacifica tramite la cultura e l'arte. A proposito di questo, c'è un mio lavoro che s'intitola Lisistrata in cui, prendendo spunto dall'opera di Aristofane, finisco col condurre un discorso mio contro la violenza sulla donna e di genere. Ritornando alle mie impressioni sui bambini di oggi, certo mi tocca vedere a scuola una ragazzina di 11 anni che già si atteggia a donna. Sono sicuramente contrario al bambino utilizzato come cavia al fine di elaborare nuove convinzioni e leggi sociali che eliminino ogni sbarramento a ciò che è innaturale e sbagliato.”

Ritorniamo all'infanzia e alla sua purezza. Lei racconta il mondo bello, colorato dei bambini suggerendolo anche attraverso un personaggio che a me personalmente è molto caro. Lo spazzacamino. Cosa rappresenta per lei?

“Mi piace quest'associazione che lei ha visto. Io lo spazzacamino lo lego a un periodo storico tra i miei preferiti che è come prima ho detto, l'Ottocento. Mi è caro questo secolo perché è stato caratterizzato dalle grandi scoperte che hanno reso tangibile la creatività dell'uomo. Straordinaria è ad esempio, l'invenzione della bicicletta. L'uomo di allora si è creato dal nulla, puntando solo sulle sue capacità. E’ quanto mi suggerisce pure lo spazzacamino che, partendo dal nulla, si è inventato un mestiere peraltro utile.”

Lei compare sulla scena spesso con un cappello a cilindro, ricalcando la sua predilezione per il secolo Ottocento.

“Il cappello a cilindro riporta alla memoria la figura del mago. È a doppio filo: magico e sorprendente, ma anche ingannevole. È un oggetto che va a completare la figura dell'uomo romantico e decadentista francese. In più, mi lega al cantante Rino Gaetano che io interpreto spesso.”

Rino Gaetano è un personaggio prima che cantante, che lei ripropone spesso.

“Tutto ha avuto inizio nel 2005 quando ho vinto un concorso intitolato a lui. L'anno scorso ho creato un filmdocumentario in cui smentisco le voci circa la sua morte che sarebbe stata orchestrata da qualcuno, in quanto il cantante sarebbe venuto a conoscenza di fatti segreti sul quadro politico di allora.”

Emerge dal suo filmdocumentario un Rino Gaetano semplice ed inedito.

“Rino era un burlone con il dono di saper invitare alla riflessione. Anche lui come me molto umile.”

Un creativo geniale. Lei ha il merito di figurare con una sua pagina su Wikipedia, una grande soddisfazione che va ad aggiungersi ai premi e ai riconoscimenti ricevuti in diverse occasioni.

“L'ultimo prestigioso premio è di qualche giorno fa. Il premio Lucio Battisti che da 16 edizioni si tiene nel paese natale del cantante, che è Poggio Bustone. Figuro tra i vincitori di Demo di Radio RAI 2011. Nel 2013 ho vinto un premio al Festival del Cinema di Venezia con il videotape “Il lupo".

Crescere fedele a se stesso significa sviluppare quel potenziale creativo che ti permette di saper vedere il mondo e di risultare visibile agli occhi del mondo. In una realtà a livello globale che ci vorrebbe confusi e privati di ogni carattere distintivo, la creatività ci permette di essere la differenza rafforzandoci nella nostra altrimenti indifesa individualità.


Lavorare con i bambini dovrebbe servire a capire quanto importante sia preservare la fantasia e la genuinità nel mondo presente. Serve soprattutto a noi adulti che ormai abbiamo dimenticato cosa sia l'autenticità. Se l'adulto è utile al bambino per l'ampliamento degli orizzonti della realtà, nonché per l'affinamento dei mezzi con cui intervenire nel mondo dopo essere riusciti a interpretarlo, ancor più oggi si rende indispensabile per gli adulti il rapportarsi al mondo dell'infanzia per quel patrimonio immaginifico che ci preserva dalla dissoluzione dei requisiti che ci rendono ancora umani. Bambini e anziani oggi sono una minaccia alla realtà incalzante tutta indirizzata verso la tecnologia più sofisticata e la ricerca finalizzata alle nuove conquiste cibernetiche. Nostro dovere e’ preservare i due poli generazionali affinché il mondo di domani sia ancora un mondo degno di essere vissuto, e pienamente.


Ringrazio l'artista Gianluca Lalli per averci condotti attraverso la sua espressività alla riscoperta di contenuti su cui forse non ci soffermiamo mai abbastanza, e sull'importanza della lentezza che rende possibile l'apprezzamento della vita in ogni sua fase.

A lui e alle sue molteplici attività, i migliori auguri da parte mia e della Redazione.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli