Con l'osservazione agiamo sull'esistente e lo ricordiamo. Per questo, pur avendo il termine origine militare, l'osservazione prende in noi un'accezione creativa indispensabile per allenare la mente all'Arte.
Concepire senza aver prima osservato è impossibile. Anche il vuoto o l'apparente nulla del buio a contatto con la vista produce follicoli luminosi o embrioni di luce che poi compongono l'alfabeto della nostra immaginazione. La protagonista di questa intervista è Sabina Pariante una regista a stretto contatto col mondo della scena e del set già da piccola, grazie al lavoro del padre coregista e della sorella attrice di teatro.
Sabina Pariante, la sua è una storia professionale che parte già prima della sua nascita, grazie a suo padre che l'ha appassionata al mondo del set. Che uomo era Roberto Pariante?
“Mio padre propose nel Cinema del dopoguerra la visione di una realtà in orizzontale che fosse equamente alla portata di tutti. Nutriva in sé ideali importanti di libertà, di bellezza e di uguaglianza che fossero per tutti. Il Cinema per mio padre non prescinde da una visione democratica e al tempo stesso dinamica della vita. Il suo pensiero si riflette nell'approccio ai temi sociali che lui proiettava nel Cinema e raccontava attraverso il Cinema. Per lui il Cinema è lo strumento tramite cui ciascuno ha accesso alla libertà. Pertanto ha realizzato grandi battaglie umane e sociali tramite la sua professione ed era per i suoi alti ideali molto considerato e adorato da tutti, dagli operai come dai colleghi registi e dai produttori.”
Suo padre trasferiva nel Cinema note della sua visione positiva della vita e si differenziava dagli altri registi legati alla prospettiva neorealista.
“Sicuramente aveva maturato un'altra visione della realtà rispetto a quella postguerra, e per nulla tragica. Lui era di Napoli e si laureò in Legge perché invogliato dai genitori. Da Napoli si trasferì a Roma perché attratto dal Cinema e frequentò il Centro Sperimentale, dopodiché ha collaborato con i grandi maestri di allora come Francesco Rosi, Nanni Loy e Luigi Comencini. Non si è mai confuso con gli altri e ha portato avanti una visione nitida della società.”
Era autoritario?
“Assolutamente no! Eppure con due figlie femmine avrebbe potuto esserlo o comunque manifestarlo. Per quel tempo era un illuminato.”
Sua sorella Eleonora è stata a differenza di lei, Sabina, completamente ammaliata dal Teatro.
“Mia sorella sì. Coerente fino in fondo ai suoi sogni. Il Teatro l'ha sempre affascinata e ha iniziato a 15 anni. Io ne avevo 10 e ricordo lei e mio padre alle prese ciascuno con quel mondo.”
Sabina è un nome inusuale, molto diffuso in Puglia dalle parti di Andria. Lei è di origini pugliesi?
“No. Mia madre da sfollante durante la guerra capitò a Rieti, il territorio della Sabina, e mi chiamò così.”
Cosa l'ha avviata al mondo del Teatro prima e del Cinema poi? C'è stata un'esperienza o si è verificato un episodio che l'ha come dire trasportata?
“Non c'è stata una scintilla vera e propria. Diciamo che sono stata richiamata dallo strumento macchina da presa. Mi è apparso da subito il mezzo tramite cui dall'altra parte fa risultare me stessa, e così a 25 anni ho iniziato nel Cinema.”
La macchina da presa attrae anche per la scelta dei particolari che individua e registra. L'osservazione la contraddistingue da sempre e ha nutrito la sua sensibilità. Lei che conosce entrambi i mondi, del Cinema e del Teatro, come valuta l'osservazione in entrambi?
“Ritengo che l'osservazione sia utile a prescindere, perché all'origine della narrazione. I dettagli sono importanti. Forse vanno riportati con significato diverso nel Cinema rispetto al Teatro dove la scena è più ristretta e le luci individuano e sottolineano in modo più incisivo i particolari che si vuole vengano evidenziati.”
Com'è cambiato oggi il Cinema rispetto al passato?
“Diciamo che prima del Cinema ad essere cambiato è il mondo. Stiamo attraversando un passaggio epocale che ci sta portando sempre più verso la dipendenza tecnologica. Apparentemente il Cinema di oggi e’ più superficiale ma forse ci sta introducendo alla visione di nuovi orizzonti. Questo è un discorso che sento ascrivibile anche al Teatro.”
Rispetto al passato sembrerebbe che il Cinema di oggi abbia perso la visione della trama per come la si intende in senso tradizionale. Con un ordine nello svolgimento che dall'inizio della vicenda porta poi alla conclusione. Cosa pensa lei del Cinema d'autore contemporaneo?
“Sicuramente è come dice lei, ma a me non dispiace questo modo di fare Cinema. Anzi! Trovo che lo spettatore si senta più partecipe e attivo. È chiamato a intervenire nella ricostruzione interpretativa del film e questo rende avvincente anche il prodotto. Probabilmente oggi è più facile esprimersi nel Cinema in questo modo e la semplicità risulterebbe difficile.”
Probabilmente ad essere cambiata è anche la concezione del tempo. Pensa che incida questo?
“Sicuramente la visione frammentata del tempo non aiuta la composizione fluida di una storia.”
Quale lavoro ritiene corrisponderle più degli altri? C'è un film tra tutti quelli creati da lei che più la rappresenta?
“Sicuramente l'ultimo cortometraggio. “Nina” mi rappresenta appieno. In esso mi rivedo in tutto. È un lavoro molto forte ed esagerato perché c'è in me l'intenzione di provocare lo spettatore, ma alla base c'è il suggerimento di perseverare e ciò è possibile se si crede in ciò che si ritiene più giusto fare e lo si porta avanti anche se il prezzo da pagare è molto alto.”
Pensa di rendere “Nina" un film?
“È nelle mie intenzioni e di ambientarlo ad Amantea in Calabria. Sono innamorata dell'affaccio sul Golfo di Sant'Eufemia dalla terrazza del centro storico. La Calabria mi piace molto. Sono innamorata di Lorica in Sila. Lì il mio compagno ha girato un film e io durante le riprese che lo impegnavano, sono andata in esplorazione in quei luoghi magnifici.”
Tra i suoi progetti per il futuro c'è anche una soap opera che sarà girata in Abruzzo, e poi “Il filo rosso". Di cosa si tratta?
“Quest'ultimo è un progetto in cui credo molto e a cui collaboreranno altre mie stimatissime amiche, ottime attrici. È un'associazione che ha come tema centrale la violenza sulle donne condotto in un discorso ben articolato che abbraccia Teatro, Cinema, Radiofonia e la realizzazione di un Film Festival. La data di partenza la faremo coincidere con la giornata del 25 novembre dedicata proprio alla violenza della donna, ma noi andremo ben oltre questa data, puntando sulla realizzazione di un appuntamento mensile dedicato a questo fenomeno sociale, che vedrà coinvolta la radio di Ascoli Piceno sensibile a questa realtà. Puntiamo a far crescere quest' associazione coinvolgendo politici e istituzioni sociali e cercando di rintracciare i giusti sponsor.”
L'Arte oggi come oggi non può chiudersi in se stessa voltando le spalle alla società. In una realtà in cui si fa fatica a intessere il filo del dialogo, è bene che chi operi nel mondo del Cinema e del Teatro, rompa il muro del silenzio e dia voce ai tanti casi che prima ancora di divenire sociali hanno volti e nomi, affinché si parli anche per chi è costretto a vivere nel suo atroce mutismo. Sabina Pariante e il suo staff di collaboratrici sono intenzionate ad arrivare fino in fondo col loro progetto al di fuori dei soliti e convenzionali eventi tesi a dare lustro e a non centrare il problema. Che il loro desiderio vada in porto e trovi ascolto e sostegno da parte di chi si lascia toccare da temi sempre angoscianti che pongono al centro la violenza perpetrata all'interno delle mura domestiche e non solo.
Alla regista Pariante i migliori auguri da parte mia e della Redazione affinché le sue molteplici attività ed esperienze lavorative possano trovare il terreno giusto in cui seminare la profondità e l'attenzione verso i più deboli.