Il flusso cosmico e le radici dell'Arte. INTERVISTA al musicista e artista Riccardo Ginestra
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Il flusso cosmico e le radici dell'Arte. INTERVISTA al musicista e artista Riccardo Ginestra

La vita è canto e flusso che conduce anche restando fermi.

E’ opinione diffusa che il viaggio sia spostamento continuo di luogo in luogo e di tempo in tempo lungo un asse o una retta infinita. Per molti è vortice o labirinto segmentato senza coordinate di riferimento. Per altri ancora e’ respiro degli astri che accende. La vita, comunque, è ritmo e fuoco palpabile delle passioni. Attraverso il ritmo che si fa palese nell'incontro all'unisono dell'uomo con la donna nasce la vita. La vita pertanto è flusso che, espresso dalle alternanze dinamiche che conferiscono timbro al suono, è musica.

La musica è stata la prima voce dei nostri avi incantati dalle giravolte del cielo. Nonostante siano passate ere di civiltà da allora, è meraviglioso che ancora oggi, nonostante lo sradicamento indotto dalla tecnologia, ci siano persone capaci di trarre ispirazione dal respiro divino inarcato nel cielo e di tradurlo in musica. Come un risveglio da un'epoca latente che al di la' di ogni ragione e definizione rende fertile l'anima e le dà voce.

La musica più di tutte le sfere artistiche avvicina alle regioni stellate, spaziando tra le azzurrità di più orizzonti, solleticando parole e visioni e traducendosi in pennellate sulla tavolozza che rispecchia il cielo e le profondità infinite. L'artista che sto per introdurre riflette quanto detto. Definirlo musicista è a mio avviso riduttivo in rapporto allo spessore polisemantico e di bagaglio sensoriale che si porta dentro. Figlio d'arte, di madre attrice e di padre batterista, Riccardo Ginestra ha sviluppato una propria dimensione che lo rende distante dalla mondanità priva di messaggi e ricettivo del respiro del Cosmo. 

Riccardo, quando ha scoperto la vocazione per la musica?

"Ricordo che da piccolo un giorno mio padre tornò a casa con una chitarra perché si era appassionato all’idea di iniziare a suonarla. Mio padre suonava come batterista per Patty Pravo e nell’orchestra Antonini negli anni ‘70, per poi arrivare a incidere in studi di registrazione per nomi come Tiziano Ferro e Giorgia, ciò nei primi anni del 2000. Ogni giorno lo vedevo suonare e comprare libri da autodidatta. Ricordo inoltre, distintamente che tutte le domeniche ci recavamo a un negozio in centro qui a Roma (Messaggerie Musicali) per comprare cd di musica di vario genere, spaziando dal blues al jazz. Da li a poco iho iniziato ad appassionarmi alla chitarra classica e successivamente alla chitarra elettrica e iho incominciato col prendere lezioni a scuola. Per un breve periodo della mia vita, a causa della depressione e di vicissitudini varie, il mio rapporto con la musica si è incrinato, fino a che non ho iniziato ad appassionarmi al basso elettrico verso l’età di 18 anni. Dopo il diploma ho deciso di dedicarmi completamente alla musica iniziando un percorso professionale all’accademia Sonus Factory di Roma dove, ancora indeciso, ho studiato per il primo anno sia basso che chitarra. Ho Capito solo dopo che la mia “nuova fiamma” era la via che volevo seguire lavorativamente parlando e parallelamente agli studi, ho iniziato a lavorare come turnista live per poi arrivare a dedicarmi al lavoro in studio di registrazione. Tra i tanti artisti con cui ho collaborato, ho avuto il piacere e la fortuna di lavorare con Tony Esposito e Mark Kostabi, scoprendo i sapori della musica popolare del Sud. Ho imparato molto viaggiando e ho incontrato musicisti fantastici che mi hanno formato. La formazione accademica è importante, ma ancora di più lo sono la pratica e lo scambio culturale con altri artisti. Col tempo ho spostato gran parte del mio lavoro in studio di registrazione e tutt’oggi collaboro con Emanuele Bianco al suo progetto da solista. Lo scorso anno ho avuto il piacere di lavorare con 3D e Nayt alla produzione del disco Raptus Vol. 3 e di aver conseguito insieme a loro come co-produttore il disco d’oro del singolo “Fame” in collaborazione con Madman.”

Complimenti. Lei che vive così profondamente il rapporto con l'arte, avverte una certa distanza dai suoi coetanei in buona parte superficiali e attratti dalla tecnologia?

“In parte sì. La dipendenza dalla tecnologia non la condivido. Ritengo che essa sia utile e di supporto alla creatività, non sostitutiva. La differenza l'avverto però soprattutto nella scala valoriale. Cresciamo dentro scuole che non ci educano nel vero senso del termine, che non ci trasmettono il valore del nostro tempo e delle nostre potenzialità. I ragazzi oggi si trovano in un limbo dove capire chi sono e cosa vogliono è complicato e non si può dar loro una colpa per questo. La tecnologia in mano all'uomo è uno strumento meraviglioso perché, come suggerisce il nome stesso, serve a rendere più rapide e semplici alcune azioni. Il problema sussiste quando è l’uomo ad essere in mano alla tecnologia. Diventarne “schiavi” è semplice, soprattutto se sei un ragazzo bombardato mediaticamente ogni giorno. Quello che manca realmente sono punti di riferimento validi in cui i ragazzi possano rispecchiarsi senza cadere ne’ nel maestrino che vuole insegnare loro cos'è la vita e come va vissuta, ne’ nel vivi ogni giorno come fosse l’ultimo, non so se mi spiego. La vita ha un grande valore, anche se la vita di tutti non ha lo stesso valore. Bisognerebbe semplicemente indirizzare le persone verso la valorizzazione al massimo della propria, sfruttando le qualità e le competenze di cui sono in possesso e oggi la tecnologia può essere di grande supporto a tutto questo.”

Certo, condivido in pieno. Trova che i giovani talentuosi di oggi abbiano piu’ chances di emergere rispetto ai loro coetanei del passato?

"Sicuramente oggi esiste chi farebbe qualsiasi cosa per emergere, anche privarsi del suo io, mostrandosi qualcuno che non è. Credo però che oggi le possibilità grazie alla tecnologia siano molte di più rispetto a quelle di 20 anni fa e credo inoltre che, se si vuole, non esiste concorrenza, bisogna solo essere abili nel sapersi posizionare sul mercato.”

Lei non è un artista dai facili compromessi e questo non può che farle onore. Ha i suoi principi che per molti versi combaciano con la tradizione, per altri no. In che senso?

“Io ho una concezione astrale delle cose che si riflette in ciò che produco ed è la mia sorgente ispiratrice. Credo in un flusso cosmico che tocca e attraversa l'anima di ogni persona, portandola a compiere un tuffo nella universalità sognante che però si esprime con i mezzi di cui ogni individuo dispone. Per me la “tradizione" è ciò che è stato fatto e a cui bisogna portare rispetto e memoria, ma ritengo anche che essa sia un qualcosa a cui non bisogna rimanere ancorati perché ciò comporterebbe inevitabilmente una retrocessione. Puntare sempre al futuro con lo sguardo rivolto al passato, credo non esista frase più semplice e giusta di questa. Essere persone di successo significa migliorare l’esperienza di vita degli altri, in campo artistico e non solo. Rimanere ancorati estremamente alla tradizione significa vivere in una precedente epoca dove il successo lo ha già conquistato qualcuno prima di te.”

Mi ha colpita prima che il significato da lei attribuito alla Tradizione, la visione molto democratica che lei ha dell'ispirazione. Per alcuni aspetti questo suo approccio all'Arte mi ricorda nelle sue dinamiche Stephen King secondo cui il male rapisce le persone che di conseguenza si trovano a commettere omicidi senza che abbiano colpa o responsabilità alcuna. Com'è il suo rapporto con l'Arte?

“La vivo con serenità e mi piace potermi esprimere attraverso lei. Avverto il distacco dal mondo e la mia immersione nel Cosmo attraverso l’Arte. Questa non è altro che un flusso momentaneo di energia. Quando ti tocca, devi esprimerla e se non lo fai, è semplicemente perché non hai ancora compreso come farlo.”

Riccardo, i dipinti che lei produce riflettono i suoi gusti musicali?

“Io mi sento poliedrico e l'ispirazione in me dà luogo a diverse variazioni. Purtuttavia è rintracciabile in ogni mia opera un filo conduttore che unisce i miei lavori.” 

Lei considera la sua produzione pittorica vicina a quella dell'uomo preistorico. Che cosa intende esattamente?

“Credo che l'istinto sia la caratteristica più pura dell'essere umano. Dipingere senza competenze tecniche come fossi un uomo preistorico mi permette di esprimermi al massimo e di esprimere ciò che vedo nella maniera più cruda possibile.”

L'uomo primitivo aveva ben chiaro dentro di sé il momento della nascita e della rinascita e i suoi riti erano impostati su questi due monomi intorno ai quali ruotavano le singole vite. Tutto era mistero e tutto era immediato sentire. La verginità come naturalità era proprio in questo sentimento di percezione del mondo colto come un tutt'uno col firmamento. La naturalità è primitività e si manifesta nel sentire ogni singolo momento unico e irripetibile per quanto inscritto nell'ordine circolare delle cose. Lei compone anche brani e canzoni. Anche qui, gioca il suo ruolo l'ispirazione del momento?

“Si’, ovviamente. Non sono io a cercare l'ispirazione. È lei che mi prende. Passo mesi senza scrivere nulla e settimane in cui da quando mi sveglio, non smetto di comporre. Quando abbiamo la fortuna di essere colpiti da un flusso creativo, dobbiamo sfruttarlo al massimo delle nostre potenzialità.”

Lei ha anche composto colonne sonore?

“Ancora no, ma mi piacerebbe molto. Sono affascinato dal fatto di poter creare atmosfere distinte a seconda delle immagini che scorrono in un film. Potrebbe mai esistere oggi un film senza musica? Impossibile, dai!”

Lei crea sulla base di immagini interiori?

“A dire il vero non visualizzo molto, mi succede solo quando scrivo. Nella musica spesso mi lascio trasportare dall'istinto."

Testi autobiografici ne compone?

“Anche. Nella musica sono versatile. Mi muovo in un campo vasto che si presta a diverse inclinazioni. Sicuramente l’autobiografia, per quanto dolorosa, è il mio tema preferito nella composizione.”

Che rapporto ha col jazz?

“Secondo me la musica si divide in estemporanea e contemporanea. Il jazz è immortale ed estemporaneo, meraviglioso ed estremamente creativo. Ho usato spesso samples jazz per comporre musica Hip Hop e negli anni passati mi sono trovato tante volte a suonarlo live in jam session in vari locali qui a Roma. Lo swing ti ruba l’anima ed è una di quelle cose secondo me innate. Tutti possono imparare a “portare” lo swing, ma pochi sanno davvero renderlo una culla per chi ascolta. Diciamo che amo il jazz, ma non amo gran parte dei jazzisti. Purtroppo l’eccessivo atteggiamento conservazionista di molti jazzisti mi distanzia dall'immaginario jazz. Mi sento più fuori dagli schemi, forse più “punk” parlando di attitudine."

Quali i suoi progetti del futuro?

“Mi piacerebbe creare “In the box” più che suonare dal vivo. Mi vedo più proiettato verso la progettazione e la produzione sia in campo musicale e non. Per tale ragione sto iniziando a studiare grafica e mi piacerebbe realizzare una mia linea d’abbigliamento. Probabilmente ho esaurito buona parte del mio step creativo live suonando tantissimo in giro e a me piace cambiare e mutare nella creatività. Ho tanti progetti in mente, sto collaborando con tante persone e non vedo l’ora di conoscere e misurarmi con altri creativi per migliorarmi ed esprimermi nella maniera più trasparente possibile.”

Una concezione così alta e ben focalizzata dell'arte non può non contingentarsi nell'immediato e diventare attimo costruttivo. La musica e l'arte divengono quindi luce nel momento in cui si concretizzano sotto un impulso che discende dall'Infinito resosi palese pur permanendo nel suo Mistero. Questa posizione di pensiero sull'Arte così sincera e ancestrale la si rintraccia negli spiriti maturi che nulla hanno in comune con la stratificazione culturale a cui la vita odierna ci vorrebbe costretti. È purezza. È terra di nessuno ma pulsante di vita, al contrario dei suoli battuti da una contaminazione devastante.

Riccardo Ginestra parlandoci della sua concezione dell'Arte, ci ha porto diverse occasioni su cui riflettere. A lui e al suo magico estro i migliori auguri da parte mia e della Redazione.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli