Analizzando i miti relativi all'origine dell'umanità, emerge che la prima espressione di essere umano era proprio l'androgine

L'episodio di decentramento dell'uomo rispetto a Dio e la conseguente caduta nel tempo e nello spazio, hanno fatto sì che l'uomo non solo perdesse l'immortalità, beneficio di cui godeva inizialmente, ma anche che gli si affacciasse la necessità di soddisfare i suoi istinti primari, come il procacciamento del cibo e la procreazione.
In più l'uomo ha avvertito l'esigenza di vincere il tempo che intrappola l'esistenza, istituendo i riti che hanno come finalità l'esorcizzazione della morte intesa come disgregazione dell'individuo e il ricongiungimento dell'uomo a Dio, nella ricomposizione dell'armonia primordiale. Particolare risalto venne dato al culto dei morti e al matrimonio che sanciva la sacralità della procreazione intesa sul piano inconscio come dispersione degli individui nel molteplice. Non è un caso infatti, che Thanatos (la Morte intesa come disgregazione, che ha in comune col nome Satana la stessa radice etimologica) fosse messo in relazione a Eros (la passione legata all'istinto procreativo).
La caduta nel tempo e la fine della mitica Età dell'Oro in cui gli individui gravitavano intorno alla luce del Creatore intesa come spontanea emanazione dello Stesso, ha portato alla differenziazione dei due sessi maschile e femminile (sesso infatti significa scisso, separato) nonché all'annullamento dell'attributo ontologico dell'integrità in un corpo unico. L'uomo ha così rinunciato ad essere sfera e per completarsi è andato alla ricerca della sua metà compatibile.