Dalla campana ai campanelli nel torpore quotidiano
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Dalla campana ai campanelli nel torpore quotidiano

Amore e Psiche
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William-Adolphe Bouguereau, Ninfe e Satiro, un dipinto del 1873
William-Adolphe Bouguereau, Ninfe e Satiro, un dipinto del 1873

 

La leggerezza è un soffio di vento che ci attraversa, è un paio d'ali che si siede sul davanzale e intona un canto a cui non restiamo sordi.

Nella leggerezza si ha il risveglio paragonabile a una sensazione di grigio torpore che ci rende impermeabili.

In passato di domenica e nei giorni di festa si sentivano le campane suonare, un vero e proprio scossone che ci invitava a interrompere tutto e a levare gli occhi al cielo dagli impegni quotidiani. Leopardi ne "Il sabato del villaggio" associa il rintocco della campana all' annuncio della festa, al richiamo di rottura col presente, riconducendoci a una tradizione fatta di pace e attesa, che va dileguandosi col sapore antico. Il suono delle campane riscuote dal torpore della dimensione razionale e risveglia l'immaginazione secondo il genio Leonardo.

La campana di per sé, è già preghiera e riattiva le membra del corpo rendendole ricettive all'ascolto delle vibrazioni che percorrono e reggono le trame dell'Universo. È quanto avviene nella cultura tibetana e orientale dove i campanelli aprono ad altre forme di ascolto. I campanelli sono parte integrante della cultura campestre. Ci fanno assaporare la lontananza nella quiete e fanno ritornare vivo alla nostra coscienza assopita quanto c'è nella pace della Natura. Gli scampanellii sul lago annunciano il gregge e il pastore che non sono i padroni del campo, ma parte integrante di un quadro dal sapore dolce nella tranquillità dell'abbandono. Nel frastuono in cui siamo immersi, lo scampanellio non è rumore ma invito a compinetrarsi col tutto. Il campanello è l'ingresso, l'apertura delle danze dal taglio ritualistico. È il suono proprio della Natura primordiale che si fa immagine attraverso i capezzoli torbidi delle madri in allattamento e i calici che sbocciano tra i campi. Tutto è profumo nella dimensione agreste e il profumo è una valle lontana che lo scampanellio sui campi ci porge con l'alito degli angeli nella brezza gentile.

I satiri, il Fauno preparano le loro feste chiamando a raccolta ninfe e altre presenze, anticipando così l'ingresso dei flauti con lo scampanellio. Ciò che non vediamo e respira ritorna in vita attraverso il trillo dei campanelli, rendendoci visibili nell'invisibile che è il cuore del mistero di tutto.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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