La ''Primavera'' di Botticelli e la creatività come primitiva intuizione
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La ''Primavera'' di Botticelli e la creatività come primitiva intuizione

Amore e Psiche
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PAN: il Dio della natura selvaggia
PAN: il Dio della natura selvaggia

 

Nell'opera "La Primavera" Botticelli esprime il ricongiungimento alla terra e alla Natura. Le ninfe presenti nella loro trasparenza suggeriscono, in quanto vergini, una condizione di passaggio in cui tutto è combinato insieme secondo comunque una logica di ordine.

"Passaggio" e "Assaggio" non sono termini tanto lontani tra loro anche per derivazione etimologica. Il primo vocabolo contiene direttamente un riferimento al presente che passa e all'azione espressa nella transizione verbale al tempo passato. Il secondo termine invece considera esaurita l'attenzione sull'azione di transito. Da qui si sofferma invece sulle sensazioni che spronano alla via empirica della conoscenza. L'assaggio precorre i tempi in una finalistica proiezione nel futuro. Usiamo dire "un assaggio di Primavera" in pieno inverno, in riferimento a un qualcosa che per certo si verificherà.

Nell'opera "La Primavera" di Botticelli i sensi precorrono e di tanto la successione temporale mischiando elementi che dovrebbero suggerire la Primavera con altri che sono propriamente autunnali, disorientando la collocazione spazio temporale. Botticelli intenzionalmente ci porge attraverso la sua genialità pittorica un luogo improbabile con la funzione di trasporci a un tempo mitico che tende ad esaurirsi nel pensiero e nelle aspettative con la traslazione dell'uomo, e la fiducia della razionalità, al centro del Cosmo, che connotano il Rinascimento. Botticelli cerca una via di conciliazione tra ciò che è umano e quanto attiene al sentimento più puro ed enigmatico che affonda le radici nella libertà creativa di Dio. L'ebbrezza delle goliardate dei giovani rampolli rinascimentali la ritroviamo rappresentata in quella condizione di estatica leggerezza propria delle vergini, le ninfe future spose.

È interessante indagare sull'origine del termine "ninfa" alquanto complessa e intrigante. La rintracciamo in "nun: adesso" e "amfoteros: ciascuno dei due" in riferimento alla dualità di genere presente nelle ninfe, le Vergini. La vergine è quindi lo stato che attraverso le ninfe si rende inconcretizzabile perché già divenuto altro e oltre. Motivo per cui la ninfa è altro dalla kore, ossia dalla ragazza vera e propria che vive la sua spensieratezza e non guarda in proiezione.

Gli antichi Greci associavano alle ninfe il dio Pan spesso presentato nelle spoglie di Fauno che suona il piffero. Sia il primo che il secondo sono divinità arcaiche riconducibili alla natura selvaggia, ragion per cui non vengono collocate nell'Olimpo che ospita gli dei. Questi non dimentichiamo che sono emanazione di luce identificabile nel pensiero o "idea" del mondo greco dall'impronta culturale estremamente razionale. Pan in greco vuol dire "tutto" nel genere neutro, il genere più antico e riferito all'unione delle diadi. È pertanto ascrivibile a quanto ci fosse prima della suddivisione e scansione della forme e dei generi avvenute sulla base di un ordine che si è imposto al Kaos primordiale. Capiamo bene quindi, che il dio Pan (ripescato dalla cultura medievale templare a cui sono attribuiti i caratteri di Baphomet) sia una creatura non indagabile razionalmente. È sorprendente perché pericoloso e bestiale, ma anche capace di esprimere una musica dalle melodie ipnotiche. È una divinità ctonia che in sé esprime l'irruzione della reattiva Terra primordiale. È passione, vita e morte, ma anche nutrimento. La radice sanscrita "Pa" significa appunto "pascere" che la contiene, così come la contiene il verbo "pascolare" che però introduce già a un tempo organizzato e che vede l'azione dell'uomo relazionarsi con il mondo della Natura governato dall'ordine. La natura selvaggia ci riconduce alla notte dei tempi, alla dimensione arcaica assaporata prima che l'uomo conoscesse la sua evoluzione tardo preistorica.

La confusione tra Bacco e Pan è quindi comprensibile se si passa attraverso il dio Dioniso che nasce come figlio di Semele, donna mortale fulminata da Zeus mentre costui si stendeva su di lei, e poi rinato dalla coscia del padre. L'aspetto ancestrale di Dioniso si ricolloca in Pan, il dio ctonio che ci riporta all'azione primitiva materna della terra che è quella di nutrire i suoi figli.

Il cibo più antico e completo che l'uomo abbia conosciuto è dopo il latte materno il pane che deriva proprio da "Pan". Siamo nel Neolitico che però attraverso il pane omaggia la Natura rivelata della donna espressa nella maternità. È quanto riscontriamo nelle statuine di terracotta, le veneri panciute, appunto. È su queste basi che il gaudente è rubicondo Bacco si distingue dallo slanciato Dioniso. La parola "pancia" indica infatti l'inglobamento di ogni cosa. È la sede di ogni nutrimento e per questo estremamente connotativa della terra e della Grande Madre.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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