Lo studio dei colori e la via sacra
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Lo studio dei colori e la via sacra

Amore e Psiche
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Lo studio dei colori e la via sacra
Lo studio dei colori e la via sacra

 

Associamo il bianco al colore della luce. In realtà la luce è la somma brillante di tutti i colori come del resto il bianco ma anziché a quest'ultimo, attribuiamo la luce al colore giallo tramite il riferimento al sole.

La luce è il giallo fiammante del sole e del metallo che tra tutti più lo rappresenta, l'oro. Il giallo dalla preistoria dell'uomo rappresenta in senso compiuto un'immagine, un archetipo, diventando per antonomasia il colore del sole e degli astri.

C'è da porsi allora una domanda. Da dove deriva l'associazione bianco luce?

E un'altra domanda ancora. Hanno i colori una vita propria o sono il frutto del pensiero umano che cerca di oggettivare attraverso di essi la realtà? A proposito di questo, ci viene in aiuto la patologia del daltonismo. I daltonici sono coloro che scambiano i colori. È una patologia oculistica che chiaramente segue ed esegue i comandi del cervello. Le cose hanno un colore ma siamo noi in base al senso della vista a coglierlo. In realtà, ogni cosa mostrandosi a seguito della luce, presenterebbe anch'essa tutti i colori dell'iride. Ricordiamo che viviamo circondati dall'atmosfera che impedisce ad alcuni colori di rivelarsi e che invece dà la predominanza ad altri. Sotto il cielo tutto è relativo e nel cielo stesso che noi percepiamo come azzurro ma che in realtà dovrebbe essere a predominante colore rosso.

Ritornando ai colori, essi ci immettono sensorialmente nel regime delle immagini semplici e di senso compiuto che noi ereditiamo con la genetica psichica. Sappiamo che le stelle sono gialle, che la luna e la neve sono bianche, come anche sappiamo che la casa ha il tetto, la porta e una o più finestre. Questa è la realtà sintetizzata che all'interno presenta un vastissimo campo di variazioni, e che noi nella sua semplicità riceviamo dalla nascita. Da qui intraprendiamo il cammino dell'oggettività che ci permette di comunicare con gli altri e dell'ancora più importante soggettività, che ci permette invece di svilupparci come creature distinte dagli altri, discorso sul quale la scuola odierna non sembra soffermarsi a dovere.

I colori sono il punto di partenza del viaggio nella conoscenza e la conoscenza procede sulla base di un processo dinamico preciso. Ossia, distinguiamo un oggetto nel momento in cui abbiamo a mente il suo esatto opposto. Se inizialmente le stelle sono di colore giallo e la notte è di colore blu, nel momento in cui attiviamo dentro di noi questo processo di confronto, vediamo che la notte è nera e le stelle sono bianche. Il bianco quindi, come anche il nero, è il risultato di una relazione tra identità opposte sulla base della percezione visiva, fondamentale nei passi della primitiva conoscenza umana. E non potrebbe essere altrimenti dal momento che definiamo il bianco la somma di tutti i colori e il nero l'assenza di tutti i colori.

Il neonato prima che con gli altri entra in relazione con se stesso e con la madre che è la sua identità riflessa ed extrauterina. Il bambino ai primi anni di vita continuerà a sostenere che il sole e le stelle sono gialle, anche se in realtà gialli non sono. Questo perché egli è ancora puro, ossia legato a questa dimensione di non comunicazione con l'esterno ma fondamentale perché qui, in questo ambito primordiale si formerà la sua coscienza immaginifica.

Siamo soliti dire che i bambini appena nati o molto piccoli vedono e percepiscono il legame col mondo superiore da noi adulti interrotto. La loro sacralità è proprio nella visione dei colori rimasta fedele a una configurazione archetipica delle immagini, non alterata dalla conoscenza razionale fondata sull'interazione e sul confronto con gli altri e con l'altro. Questa forma di sacralità legata ai colori noi la ritroviamo nelle antiche civiltà sapienziali impostate su un regime teocratico. Il mondo qui conserva la sua autenticità di colori allo stato primordiale e lo osserviamo attraverso le rappresentazioni che hanno mantenuto i loro vividi colori. Il mantello del faraone è azzurro associato alla semplicità del cielo. Il giallo dei paramenti esprime artisticamente la presenza della luce rappresentata dagli astri sul manto del cielo. L'intera figura mostra a noi un mondo semplice che nella sua semplicità comunica una realtà improntata a una profonda visione sacra.

Il bianco e il nero nella scacchiera indicano il posizionamento degli avversari e nel mondo massonico quale avversario è più temibile del proprio io profano? Il nero è la mondanità che porta all'annientamento dell'essere. È necessaria affinché il Sé emerga come scintilla di luce. Qui i colori e la loro assenza esprimono un concetto. La conquista del sacro anche per via razionale che mantiene viva dentro di sé la lanterna pulsante del magico che governa la dimensione iniziatica attraverso la volta stellata dello zodiaco.

Ippolita Sicoli
Author: Ippolita Sicoli
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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