Il fiore e il paradiso perduto
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Il fiore e il paradiso perduto

Amore e Psiche
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Gigli, affresco, XVII sec. a.C. Da Akrotiri, isola di Thera, Cicladi, Grecia
Gigli, affresco, XVII sec. a.C. Da Akrotiri, isola di Thera, Cicladi, Grecia

 

Da sempre il fiore occupa un posto privilegiato nella rappresentazione artistica. Il fiore, che non sia quello riportato realisticamente, ma che venga riproposto attraverso una ricercata veste estetica, lo si riconosce anche se più che raro è unico.

Grandi sono quegli artisti che rappresentando un fiore comune ma non troppo, lo lasciano riconoscere pur nella sua lontana riproposizione dal vero.

Perché proprio il fiore?

Il fiore più che con gli occhi viene respirato nell'anima. Quando lo vediamo rappresentato, ce ne appropriamo. È lì per noi. Non lo identifichiamo ma lo riconosciamo come si riconosce quanto è lontano dalla forma e dal nostro vissuto, eppure, proprio per tale ragione, ci è tanto caro quanto il paradiso perduto.

La forma è tutto ciò che attraversa il momento dell'alba diventando spazio e tempo trascrivibile. Il fiore è di tutto il patrimonio reale che accumuliamo in vita, quanto di più lontano possiamo osservare. È impossibile descrivere un fiore, eppure tanti ci provano. Esiste ed esisterà comunque nel giardino mai rivelato dell'artista.

Nessuno più dell'artista conosce l'Eden. È quanto a lui preesistente che accarezza con la nostalgia che gli trasmette un campo di stelle o di fiori. Possiamo raccogliere e conservare, ossia fare nostra qualsiasi cosa troviamo, e renderla parte di una collezione che trova una collocazione propria nell'anima. Ma non si possono raccogliere i fiori. I fiori si colgono. È ciascun fiore unico e ispirazione pura. Che cos'è l'ispirazione se non il riflesso di quanto alberga in noi? Siamo noi a a far sì che il fiore fuoriesca e sbocci fuori di noi perché noi possiamo annusarlo o eventualmente accarezzarlo. Cogliere un fiore è cogliere il momento propizio, della rivelazione. Lo si coglie pur lasciandolo lì dov'è. Una dama sul prato col suo ombrellino aperto. Ecco il fiore! Può essere casa, libertà, una bambola o anche quanto ho detto prima. È il sole che ci rapisce e la sua insaziabile ombra. È il raggio di una visita che cogliamo prima che quel momento fugga e si eclissi. Tutto è rapido guizzo e un fiore di più. Se appassisce diventa altro. Il tramonto di una speranza che più di tutte risuona dentro. È una stella che sconfina dal cielo senza realizzare alcun desiderio. È il ritorno al silenzio che uccide perché sprecato. Non vanno colti i fiori. Vanno esauditi in noi e attraverso noi. Perché riflesso sbocciato di un mistero più grande.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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