L'arco, la grotta, il ponte. L'abbraccio tra sacro e profano
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L'arco, la grotta, il ponte. L'abbraccio tra sacro e profano

Amore e Psiche
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Osservanza Master. The Meeting of Saint Anthony and Saint Paul. 1430-35, Washington NGA
Osservanza Master. The Meeting of Saint Anthony and Saint Paul. 1430-35, Washington NGA

 

L'abbraccio è una forma intensa di scambio. È la costruzione di due semicerchi che s'intersecano, l'uno a contenere il nettare dell'altro, che è la forma e la sostanza dell'anima.

L'abbraccio è diventato talmente una consuetudine, da perdere il suo significato più pieno. L'abbraccio è la forma di accoglienza più grande che la vita ci offra. Ci affacciamo alla vita con l'esperienza dell'abbraccio data dall'avvolgenza della placenta e del suo umore.

L'abbraccio è sostegno e casa, e l'incontro tra due saperi maturi e consapevoli. C'è abbraccio e abbraccio. Anticamente gli abbracci mantenevano il loro sostanziale pudore. Abbracciarsi significava cingere le braccia dell'altro come segno di appartenenza e riconoscenza. È quanto si verificava tra due persone poste sotto il tetto dello stesso credo. Entrambe consapevoli della propria fede, erano le colonne portanti della loro fede. Suore, frati, santi si abbracciavano cingendo rispettivamente braccia o avambracci. Necessario come per le mani giunte, era mantenere la distanza delle reciproche individualità. Ognuno prima dell'abbraccio aveva in sé la consapevolezza di possedere un proprio cuore e una propria mente.

Altro è l'abbraccio dell'addio di due cari che verranno separati. Così come diverso è l'abbraccio del perdono, un'accoglienza che parte dal cuore e porta ad esso.

Oggi lo scambio virtuale tra le persone ha indotto a gesti smisurati e sconsiderati che non tengono conto del rispetto dell'uno verso l'altro. È mancata a tutti con la pandemia la vicinanza corporea, il contatto con la pelle indispensabile in ogni forma animale e vegetale, anche per noi umani, a cogliere informazioni insite nell'altro che altrimenti sfuggirebbero.

Ci si ascolta con la pelle e si impara. Si cresce con la pelle e con le informazioni che essa anche sul piano degli odori trasferisce. Sapere e sapore hanno la stessa origine etimologica. Ancora oggi nei dialetti meridionali "sape" significa "ha sapore". Il primo sapore che l'uomo conosce si rivela attraverso l'olfatto ed è l'odore della madre.

Avere sapore significa anche "fatto in maniera giusta" in riferimento non solo a una pietanza ma a qualsiasi lavoro artigianale. Due muri eretti bene convincono, sanno, hanno sostanza e soddisfano. Due pilastri che si fronteggiano e s'incontrano danno luogo a un arco che è un esempio di abbraccio.

I pilastri o stele di pietra al pari dell'albero sono simboli antropomorfi. Due pareti che si abbracciano creano un ambiente che se chiuso e protetto è una nicchia o grotta. Queste simbolicamente riconducono all'abbraccio di un uomo e di una donna, che determina il giaciglio per il nascituro, la loro creatura. È nella simbologia dell'uomo l'idea di fondo che dagli opposti nasca la vita. La Madonna e San Giuseppe prostrati in adorazione del Bambinello definiscono una grotta nella grotta.

Per gli antichi la consapevolezza della propria maturità coincideva con la conoscenza del proprio odore distintivo. Il saggio è colui che sa, è colui che ha un odore.

L'odore introduce alla conoscenza e diviene luce. "Sapere" e "phos-photos: luce" hanno la stessa origine etimologica. Ha odore chi è un individuo formato che quindi ha un suo sapere. Due saperi che si abbracciano sono un esempio di grotta, e qui ritorniamo all'abbraccio in ambito sacro religioso.

L'abbraccio tra un uomo e una donna che costituiscono una coppia lo ritroviamo alla base delle danze antiche di corte e popolari. I bambini giocando reinterpretano questa danza antica, costituendo una grotta lunga con le braccia alzate a incontrare le mani della compagna o compagno. A turno, iniziando dalle ultime, ciascuna coppia di bambini passa sotto la grotta di braccia e così via via fino a quando tutte le coppie non si ritrovano pareti della grotta e acqua che scorre sotto di essa.

L'acqua che scorre da una cavità rappresenta la vita e la sua forza dinamica. Il gioco su descritto nel Medioevo più antico era una vera e propria danza nuziale dal significato beneaugurante nei confronti dei nuovi sposi. Si augurava loro con questo ballo di avere una vita felice con tanti figli. I giovani sposi venivano fatti passare per primi sotto la grotta di braccia e, sgusciati dall'altra parte diventavano esempio di stabilità affettiva da emulare.

È interessante il valore rafforzativo che ha questo antico ballo nei confronti dell'identità della comunità di riferimento. Ogni bambino che nasce è il frutto della grotta e nel tempo diventerà, accoppiatosi, lui stesso parete di un'altra grotta che a sua volta accoglierà una nuova vita. Questa corrispondenza metaforica d'immagini ci riporta al presente l'antico detto "Due cuori e una capanna" ad indicare la felicità della coppia e ancora "ne passerà di acqua sotto i ponti".

Il ponte è simbolo di stabilità e di evoluzione nel contempo, così l'acqua che scorre, della vita che cresce e muta. Entrambi si appartengono al punto da completarsi vicendevolmente nell'universo immaginifico.

 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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