Per guardare nel fondo del pozzo occorre tuffarsi nella notte e avvertire su di sé la presenza magica della luna. Allora apparirà ciò che la luce aggressiva del giorno nasconde. Come pure, occorre essere simile alle cose che s'indagano per comprenderle davvero, ossia nel vero.
La luna si specchia nel pozzo e lo fa senza volerlo, come accade ai processi di vera conoscenza stimolati ma non forzati. La luna si guarda nel pozzo dando vita a un'immagine poetica, che è più di una metafora, ed è bellissima. È il volto della donna compiaciuta non di esistere ma di essere. Il pozzo ci rimanda ciò che siamo e questo, in un mondo che apre diverse fratture riguardo al rapporto essere-immagine è di un'eloquenza straordinaria. La luna è la donna che nell'oscurità si afferma, prendendo posizione nella società patriarcale che seppur la contrasti, le riserva uno spazio di potere nell'economia domestica che influirà anche nella crescita della prole. La luna è la donna e la luna piena che si specchia nel pozzo diviene per vie traslate rappresentazione della fortuna. La fortuna è indovinare il giusto monento. La fortuna sceglie e conferisce potere a chi l'asseconda. Ha una sua logica che alla logica sfugge e come la luna sul pozzo, facilmente si sposta uscendo di scena.
Spesso la parola "fortuna" viene associata a "destino". Entrambi piovono dall'alto, ma se la prima è in relazione ai misteri rappresentati dalla notte e dalla sua regina, la luna, il destino deriva dalle stelle. È una parte della sostanza siderale che cade, come dice la parola stessa, di derivazione latina, per imprimere nrll'eletto un'impronta di eccezionalità. Il destino ha forgiato individui straordinari, persone di grande caratura spirituale e non guarda alla fortuna. Si può essere marchiati di eccezionalità che porta ad eccellere se vengono seguite le inclinazioni date dal destino, ed essere al contempo persone sfortunate o sofferenti. il destino del mistico sposa il lato oscuro di Dio e lo inclina a sviluppare attitudini del tutto estranee alla gente comune.
Esiste la fortuna, il destino ed esiste il fato, l'impronta non della predestinazione ma di quanto viene proferito dal veggente. Il fato è il mistero pronunciato, è la via tracciata dalle anime sensibili col dono di rivelarlo. È del profeta e di colui che viene preannunciato prima che compaia sulla soglia di questa vita. "Fato" e "destino" s'incontrano nelle personalità forti, capaci di scolpire l'orma della loro venuta nel mondo. Se la fortuna è delle persone comuni, il destino è delle anime prescelte o appunto predestinate, chiamate a comparire su questa terra per segnare l'alba di una nuova umanità. Il predestinato che assolve anche a compiti nel sociale è spesso preannunciato da chi ha doni profetici e costui nei grandi miti non smetterà mai di camminare al suo fianco, come ritroviamo nelle versioni più accattivanti del mito arturiano, nel rapporto tra Merlino, mago più che profeta, e Artù.