Si poteva fare tanto e tutto quando si poteva. Ora è tardi e nulla più è possibile. Abbiamo rimandato nella nostra vita, nelle nostre singole vite e a livello più ampio all'esterno, pensando che sarebbero arrivati tempi migliori, ma così non è stato.
C'è chi ha vissuto e chi ha aspettato di poter vivere e quel tempo non è più arrivato. Il destino globale o di una comunità è segnato nelle stelle che vedono e ascoltano il degrado che c'è nel mondo. Sono occhi aperti sulla coscienza che molti non guardano perché ormai disabituati a puntare gli occhi sul cielo. Non c'è più Dio perché l'abbiamo chiuso nelle cantine dell'anima e ha perso ormai la voce. Potevamo accorgerci prima del colore del cielo mutante e delle strane nuvole che comparivano. Il Cosmo ci manda segni rimasti inascoltati. Adesso è tardi, ci sentiamo in ritardo su tutto (lontani nell'Universo che sempre più si va dilatando) e nelle nostre esigenze d'amore. Rimasto irrealizzato per molti è il disegno dei propri sentimenti al passaggio in questa vita, e il senso di incompiutezza che ne deriva lascerà una scia di luce spenta l'ì dove andremo. È tutto inutile e si fa tutto inutile laddove non venga ascoltato il cuore e la percezione che la bellezza non basti più si fa sempre più vera. Anna Frank vedeva la bellezza come inguaribile consolazione agli orrori compiuti dal mondo, in un tempo in cui la verginità della Natura era palese e parlava ancora. Oggi neanche questa esiste più e la bruttura da noi determinata ci circonda. Non abbiamo più occhi e intanto mai come in questi ultimi tempi il cielo è apparso solcato dalle proprie e naturali nubi, senza più scie chimiche. Che non sia lì, nello scempio di striature a reticolo il segreto di questa pandemia? Mi chiedo. E intanto il sogno di una vita mai posseduta si va dilatando oltre noi, spiccando il volo verso l'alto, per lasciarci nudi qui e soli, a soffrire.