C'è raccoglimento nel dolore, slancio verso i luoghi dove ancora non siamo stati e che abbiamo dentro. Si odia e poi si piange e ci si ripiega su se stessi per ritrovare ciò che abbiamo perduto e l'affetto nella vita più volte tradito.
La vita è un ciclo e noi con noi stessi lo rivisitiamo e descriviamo di continuo. Si piange per dolore e per disperazione. Per tradimento o per delusione. Si piange e si odia dimenticando chi amiamo e nonostante tutto continua ad essere in noi. Il senso dell'esistenza è racchiuso nel ricordo che ci mantiene in vita attraverso chi verrà dopo di noi. Si è eterni nel ricordo.
Chi è la Madre se non la figura a noi eterna odiata, ripudiata e mai realmente onorata? È la vita, più che fonte di vita. È colei a cui rispondiamo a volte selvaggiamente e che pure ci fa vedere dentro e oltre e comprendere la differenza tra memoria e ricordo.
Nel tempo i ricordi li confondiamo con i sogni. Rinasciamo attraverso noi nella patria natia della nostra anima evolutasi grazie agli archetipi. Nei ricordi ci riconciliamo con noi stessi e con l'amore dato. Nei sogni ci purifichiamo e chiediamo perdono a chi è trapassato e ha assunto un volto eterno. Il volto della vita stessa.
Nel tempo, varcata la soglia dei cinquant'anni, nei sogni riviviamo l'infanzia adulta colma della solitudine di chi si è lasciato indietro esperienze perdute e prova rammarico. Ci di ritrova esiliati, mendichi di quell'affetto respinto o rinnegato. Vogliosi di quella carezza mai riconosciuta o ammessa a se stessi o mai data. Nei sogni ritroviamo la gratitudine persa per strada e la stanchezza che diviene velo di malinconia lattiginoso che ci avvolge e non ci lascia stare.
Ci ritroviamo nell'uovo e descriviamo noi stessi nella cavità dell'abbraccio mancato. Vorremmo volare e ci ritroviamo ripiegati sotto un cielo gravido di sofferenze. Chiediamo scusa nel silenzio di una casa vuota in cui è solo la nostra anima ad ascoltare e a raccontare.