Dio ha infiniti occhi. È ovunque noi siamo e non siamo. Il mago, pensatore divino, è Dio nelle cose piccole e da piccolo si fa grande. Il Mago è colui che riveste di eleganza le cose. È il poeta che non si lascia andare alle sue afflizioni con piagnistei e autocommiserazioni.
Il mago penetra nelle leggi dell'equilibrio che fa proprie e illustra e difende. Il mago scivola e coglie. È un tutt'uno col flusso delle cose. Questo significa avere un equilibrio e non come spesso s'intende, armarsi di forbici e tagliare via la dimensione dei sensi da se stessi. Si può essere impulsivi e al tempo stesso avere un equilibrio. Essere ponderati come i funamboli è vivere guardando il cielo e fare proprio il vuoto che è altro dal nulla.
L'equilibrio è dello scrutatore che non si limita al tangibile e alle privazioni. Pertanto è di colui che sa e ha conosciuto. Non per spavento ma perché alieno a se stesso, esclude ciò che è dannoso. Dovremmo imparare a vivere nell'equilibrio delle cose e allora il sacrifico non sarebbe tale, ma secondo quanto trasmessoci dai sapienti antichi. Dovremmo applicare il sacro ogni giorno, facendoci suoi interpreti e raggiungendo l'immortalità. Chi è equilibrato è nel mondo e con lui intreccia un dialogo costruttivo, anteponendosi al tempo. E così conquista il sacro soglio dell'immortalità.