Noi siamo il riflesso dell'ambiente in cui siamo. Noi siamo e l'ambiente ci possiede inviandoci il suo riflesso. Lo spazio è il legame o braccio che ci tiene congiunti all'ambiente. In rapporto all'ambiente, noi siamo in relazione a ciò che abbiamo e questa espressione non è rapportabile al trinomio odierno di uomo essere avere, ma va ricondotta all'essenza dell'esistenza umana e quindi ai primordi della scala evolutiva.
Anticamente l'uomo era gemellato all'ambiente che gli restituiva l'eco delle sue azioni. A mano a mano che l'impatto dell'uomo sull'ambiente è aumentato, il verbo avere ha preso il sopravvento sul verbo essere, ma al contrario. Non è stato più l'ambiente a possedere l'uomo, bensì l'uomo a possedere l'ambiente. L'Ecologia, materia moderna, non parla tanto dell'ambiente quanto del comportamento dell'uomo che ne fa proprio uso e consumo. Perché l'uomo possa ripristinare le leggi degli equilibri, occorre che l'ecologia venga disgiunta ed essere trattata solo in rapporto all'ambiente. In pratica, occorre che l'ambiente sia il centro o il soggetto del grande comparto tematico.
C'è un simbolo che esprime quanto detto e che viene riservato solitamente alla rappresentazione del sole. È il simbolo dello Svastika. I bracci riconducono alla centralità del punto di luce o forza che può essere il sole ma anche il luogo in riferimento all'uomo. Non dimentichiamo che secondo lo studio delle etimologie "luogo" e "luce" hanno la stessa radice e che quindi il luogo ha comunque in sé la proprietà di essere e rivelarsi luce. Ciò detto, lascia pensare quanto i Nazisti ci hanno trasmesso a proposito della Svastica con i bracci in rotazione antioraria, in rapporto agli studi sull'energia e sull'ambiente finalizzati a una cultura scientifica a impatto zero sull'ambiente. Ritornando alla parola "Eco" che ritroviamo nella parola "Specchio" strumento riflettente, essa ci parla tutt'oggi del rapporto uomo-luogo come se il secondo monomio fosse un corpo che emana luce. L'eco è il riflesso che lo spazio ci rimanda. È lo specchio della voce che impatta sull'ambiente. La voce per gli antichi era l'agente di trasmissione della luce. Rimanendo su questo tema, è interessante quanto ci comunica l'etimo greco antico "oikos: casa" suggerendo il forte legame tra l'uomo e il suo ambiente più privato che riflette appieno la sua anima. Alla stessa radice riconducibili sono il verbo greco dagli svariati significati "Exo: avere, portare, tenere..." e il primo pronome sempre greco "Ego" in cui l'ego è il riflesso del Sé come la tradizione induista dell'Upanishad ci ha tramandato.
L'uomo ha sempre vissuto di legami o interazioni. Di svariate braccia con cui ha circuito l'ambiente, protendendosi verso le molteplici dimensioni incontenibili dala sola ragione che è una porzione del tutto. Le probabilità non sono che propaggini del nostro essere, innumerevoli propensioni che ci portano a uscire dal nostro nido e ad includere altre realtà. È quanto le tradizioni filosofiche e religiose orientali ci hanno trasmesso ricorrendo anche alle espressioni di arte visiva. Le divinità indù e buddiste hanno svariate braccia. Le braccia sono raggi e petali di fiori che uniscono e fondono le cose riportandole alla loro centralità che racchiude il senso del tutto. La cultura archetipica dell'uomo si è costruita sull'inclusione non ragionata ma empatica e intuitiva. È triste che quanto realizzato nel tempo, nell'epoca odierna sia violentato o minato del tutto.