La seduzione è del Cielo e nelle epoche di svuotamento si è soliti prediligere il ballo alla danza. Il ballo è puro svago ed evasione al fine di svuotarsi interiormente. All'opposto la danza è arricchimento sulla tensione al cielo.
Tendendo al cielo adempiamo alla creazione della terra e sulla terra, divenendo artisti ineguagliabili, ciascuno concorrente in una plurima composizione della Verità. La danza è impressa nel corredo archetipico dell'uomo e già nel nome che ritroviamo in diverse culture tutte risalenti al ceppo indoiranico, esprime il movimento impresso nella Natura dalla Luce che si riflette all'interno dell'uomo. Non vi è forzatura nella danza, solo ascolto che si traduce nel linguaggio del concedersi rimanendo fedeli a se stessi. Ancor più, nella riscoperta di se stessi. Kali danza sul corpo ignudo di Shiva ridefinendo l'uomo nella sua genialità compulsiva che va rapportata e reinserita nell'ordine cosmico. Allora la ricerca si traduce in produttività. Non esiste danza che attraverso l'elevazione estetica e spirituale non consegni l'uomo alla sfera oltre il tempo, adempiendo al disegno di una fertilità creativa.
In questo suo nobile significato la danza è dono e ringraziamento, non ritmo compulsivo, bensì elevazione della nobiltà inveterata nell'uomo e ciò spiega la discendenza del termine "grazie" nelle culture anglogermaniche, dalla radice etimologica presente nella parola "danza". La danza del ventre e la danza delle odalische sono una forma di rieducazione degli impulsi maschili puramente terreni, che vengono convertiti in slancio verso cielo. Lo stesso dicasi per la danza ebraica. Salomé danza e trascende la materia con la sua sensualità, al punto da irretire l'uomo e da adombrargli la ragione. La luce offusca e la danza che ottempera alla sua più nobile missione, ridisegna nel corpo di chi la esegue gli equilibri della Natura, guidando l'osservatore a recuperare in se stesso e in modo misurato l'incontro tra cielo e terra.