Giovedi si è aperto il Triduo Pasquale che prepara alla Resurrezione di Cristo. Come da tradizione, dal giovedi si osserverà l'astinenza dalla carne. Questo è quanto ci ha tramandato l'osservanza ai precetti cristiani, decaduti nel tempo a mera tradizione popolare che mantiene un contatto molto labile con i contenuti di Fede veri e propri. Il giovedì Santo è di fatti il giorno in cui viene istituita l'Eucarestia di anticipazione al sacrificio vero e proprio.
Nell'Ultima Cena Gesù divide e condivide l'ultimo pasto con i suoi Apostoli. È la festa di commiato, il triste saluto di chi dona se stesso agli altri e a colui che lo tradirà. La carne quindi andrebbe a rigore di fede e alla luce di una giusta interpretazione consumata con il dovuto senso di partecipazione emotiva. Il pane è il corpo di Cristo e l'Eucarestia della domenica che è il giorno della Salvezza ce lo ricorda. Nei riti sacrificali e in particolare nelle religioni che traggono ispirazione dai rituali ad essi riconducibili la Festa è di contraltare alla Morte. La festa anticipa il rito ed è di preparazione al passaggio dalla tenebra della profanità alla luce della Sapienza che si riconosce in Cristo e nella sua Rivelazione alle Tre Marie davanti al sepolcro aperto. La Festa nei rituali di passaggio va comunque onorata con la carne perché la carne attraverso la morte diviene tramite di salvezza. La carne ritrova nel suo simbolismo il bifrontismo di Giano che conclude e apre a qualcosa di nuovo. Tramite la carne si compie il ritorno di Persefone dal mondo degli Inferi. Attraverso la carne ritroviamo lo Spirito ed è quanto avviene ai mistici che dalla vita dissoluta passano all'estrema povertà. Il passaggio è la carne che significa secondo l'origine etimologica "varietà". Un ricco carnet diciamo ancora oggi, riesumando in noi il riferimento alla ricchezza del mondo materico rappresentato dalla carne. La carne è più del corpo che rappresenta l'individuo nella sua singolarità. La carne è espressione del mondo e delle modalità in cui si esprime in tutte le sue valenze. La carne anticamente era l'antitesi del formaggio perché si prestava a diverse preparazioni e pertanto era il cibo delle grandi occasioni e dei ricchi. La carne è la dissolutezza e i grandi banchetti si concludevano con episodi lascivi. Allora come oggi sappiamo cosa rappresentino determinate cene o party serali dove la carne nel piatto indica l'invito a spingersi oltre. Lo stesso invito ma per altre vie rivolge Gesù ai suoi nell'Ultima Cena. Il pane che suddivide e distribuisce ai dodici è il corpo come Verbo che si diffonderà attraverso la missione degli Apostoli con l'Evangelizzazione. "Andate e sparpagliatevi". Questo sparpagliarsi sarà un ritrovarsi attraverso la Missione che Gesù avrà loro affidato e che li farà essere fratelli tra loro nel nome Suo.