Il gatto col Collarino vuole riprendersi la sua proprietà ma Gattone Nerone Panterone non intende mollare. Costui è un tenerone, è dolce e mansueto ma verso il gatto col Collarino diventa implacabile come non gli succede con alcun altro gatto delle vicinanze.
Diciamo che esige rispetto e il figlio del Gatto Grigio è molto propenso a concederglielo. È di fatto un micione remissivo quanto lo era il padre e spesso lui e Panterone riposano nell'erba a breve distanza l'uno dall'altro. Stessa sorte tocca al gatto Dorato dal pelo variegato e dalle sfumature oro. Un intreccio curioso tra il Gatto Grigio e chissà quale altra gatta. L'accoppiamento dei due ha determinato un vero capolavoro. Ha la coda folta ed è striato sul dorso. Bianco e grigio altrove, con riflessi che ricordano la corona del sole e sembra pertanto che il suo manto sia percorso dalla luce effusa dal mattino e dal suo chiarore. È sbalorditivo quanto la Natura ci renda sensibili e quanto gli animali ci ricordino e portino impressi i messaggi della Natura, quasi fossero suoi ubbidienti simulacri. Tutto si svolge intorno a noi e sotto il nostro sguardo, eppure tutto avviene dentro i nostri occhi, trasferendosi poi nell'anima.
La distanza è perdita della memoria. Abbandono di uno stato prima raggiunto che d'incanto svanisce dentro di noi. È quanto avviene nella figliolanza della Natura. La madre è tale in quanto punto di riferimento dei suoi piccoli che cresciuti la vedranno un'estranea con cui accoppiarsi. La distanza permette allora di giungere a un nuovo stadio in cui ogni essere dimora per poi salire verso l'individuale totalità.
La distanza per l'uomo è morte di ciò che è stato e porta a vivere l'indifferenza verso i propri simili. È il trionfo dell'indifferenza. La maschera caduta perché non conserva più l'impronta di Dio. Nella distanza ci si rinnova, se si presta fede alla propria identità che a lungo andare, nel passaggio a tanti stadi concepiti come tra loro scollegati, finisce per scomparire.
Cosa può l'uomo con la distanza? Portare il vissuto a proseguire, così come il presente a scomparire. Che potere ha l'uomo nell'uccidere e dare altresì vita a quanto è intorno a lui e interviene dentro di lui? È ancora un quesito vivo dentro di me e altresì insoluto razionalmente. Tale è rimasto come allora, quando lo formulai tra le righe del mio primo romanzo "Il canto di Yvion" pietra miliare del mio percorso spirituale attraverso il tempio sacro della Natura. L'osservazione tesse un legame con le cose, che mai dovremmo spezzare anche quando l'oggetto esterno sembra ormai assimilato e digerito. Dell'anima nulla dovrebbe essere espulso, cosa che invece avviene nel corpo fisico e necessariamente. È dell'anima la trasmutazione di pensieri, emozioni e idee da convertire in altri contenuti per salire ancora più in alto lungo la scala della comprensione delle cose. Convertire senza eliminare è quanto dovremmo eseguire dentro di noi, per mantenerci in vita sulla retta via e per costruirci senza prima esserci distrutti.