Essere troppo buoni danneggia se stessi e gli altri. L'eccessiva bontà è da sempre sinonimo di dabbenaggine perché consente agli altri di prevaricare.
La vita, il Cosmo si reggono sugli equilibri degli opposti. Anche il Male come il Bene si pone come necessità per smussare ogni arbitraria pretesa di perfezione che disumanizza e artificializza ogni cosa. L'eccessiva bontà elimina le tracce di ombra necessarie all'individuo per educare e portare alla luce se stesso. La bontà è una conquista perfettibile che deve di volta in volta misurarsi con la controparte caratterizzata dalla cattiveria anch'essa necessaria ad equilibrare il tutto.
L’eccessiva bontà ribalta lo stato delle cose e si trasforma in cattiveria ed esuberanza. Dio è bontà infinita e all'opposto cattiveria estrema da giustificare il senso della morte. Diciamo quindi che la bontà e la cattiveria non sono che due facce della stessa medaglia con le quali si confronta la nostra limitata percezione delle cose. Finanche i Santi contengono i loro tratti d'ombra. Specie i mistici presentano risvolti sinistri e inquietanti in quanto lontani dalla comprensione umana più profonda. Su questo punto l'esegesi biblica e di altri testi reputati sacri si è confrontata senza mai giungere a conclusioni convincenti. Se prendiamo ad esempio il Vecchio Testamento , si rimane sconcertati dal contraddittorio comportamento del Dio ebraico che difende il suo popolo contro il nemico. Una similare faziosità vien fuori dalla lettura di antichi testi mitologici appartenenti a diverse civiltà, quasi il parteggiamento degli dei scesi in campo a proteggere o a sostenere i loro paladini non fosse altro che il modo di concepire determinati avvenimenti che hanno segnato il percorso culturale dell'uomo incapace di darsi razionali risposte.
La bontà e la cattiveria non sarebbero quindi che frutto della cecità dell'anima, intesa in termini socratici come ignoranza causa di atteggiamenti giustificazionalistici le cui radici poggiano al di fuori di noi.
L’immanentismo orientale potrebbe risolvere i vari nodi relativi all’origine del male e del bene, riportando La diatriba all'interno dell'individuo e riavvicinando l'uomo a una visione panteistica primitiva, oggi confutata dalla deriva umana atta a reprimere l’elevazione della coscienza.