L'ingratitudine regna. E' piu' facile regalare una rosa che comprendere i momenti di difficolta' dell'altro, e farne luce.

L'amicizia non e' la rosa, ma la tua disponibilita' a sorreggere l'altro e che fa luce. Oggi "Il tepo e' denaro". Si ha fretta in tutto. Nello scrivere "ti amo" o "ti voglio bene" si ricorre a un cuoricino o all'icona del faccino che bacia. Li definiscono simboli, ma simboli non sono. Non possiamo considerare simbolo cio' che di sacro non ha nulla e viene per giunto motivato da un codice di linguaggio dettato dalla fretta. Stiamo dimenticando la scrittura per far spazio all'immediatezza. Il segno e' una traccia comprensibile ma che non lascia orme, ne' sedimenta nel cuore. E' semmai l'ombra di un qualcosa che inseguiamo ma che non vogliamo impegnarci a inseguire, per svogliatezza o perche'educati alla consapevolezza che nulla e' per sempre e pertanto, non serve impegnarsi a dovere verso se stessi e il di fuori. I valori sono transitori in un presente che e' percepito come un vuoto da riempire sul momento e che, passato il momento, si dissolve come nebbia al sole. Il momento e' accarezzato da un fiore donato e che appassisce. E' un gesto quello del fiore, in mancanza di altro e di quella saggezza che i vecchi neanche piu' possiedono. Un fiore non lega e, donato, ristabilisce le distanze tra le persone. Non le colma e non puo' essere un ponte che santifica il presente e conduce al futuro. E' un gesto, semmai un segno di un qualcosa che non s'imprime e on puo' farsi simbolo. E' un tramite che oggiiorno vorrebbe assumere un senso e quel valore che i soldi, elevati in questa societa' all'ennesima potenza, non consegneranno e non insegneranno mai.