La ritrattistica e il valore di "classe" nel declino del Novecento
Il quadro rappresenta un momento messo a punto. L'immobilità riferita dalla ritrattistica è il presente eterno. È focalizzazione di quanto è e che potrebbe non essere più. La ritrattistica per come la concepiamo nel suo rigore stilistico sparisce con il Novecento, perché con l'età contemporanea entra in campo la fine di ogni certezza. Al declino della ritrattistica nella sua più illustre accezione contribuisce il pittore Modigliani che stravolge i termini di quanto era stato concepito finanche dagli Impressionisti. Il ritratto non è solo riprodurre un primo piano fedele della persona, ma anche salvarne atteggiamento e carattere. Si pensava anticamente con le sculture a mezzo busto o intere (che compaiono prima dei ritratti) di lasciare passare il carattere e la forza della personalità del soggetto riproposto anche a fini propagandistici. Pensiamo ai busti di eroi, filosofi, politici e strateghi dell'età Classica. Lo sguardo è tra i particolari tramandati quello che forse rappresenta meglio il soggetto e racchiude il senso dell'esecuzione. Nello sguardo c'è il presente intramontabile del soggetto scolpito o ritratto. Il tutto della sua saggezza che trasfonde sentimenti di autorevolezza che pretendono in risposta rispetto. Nella scultura e nella ritrattistica c'è un mondo fermo nella realtà in movimento e trasformazione.
Là dove la persona si annulla nei connotati fluidi riassunti nella concezione di individuo, il soggetto viene ricreato dall'artista che lascia numerose tracce di sé. Il ritratto è quindi più che trasposizione nel tempo del presente immortalato dall'artista, un resoconto dimostrativo della personalità e del genio dell'esecutore dell'opera.
Boldini, Modigliani stravolgono la definizione di ritratto. Nel primo il soggetto quasi sempre femminile sembra annegare nei mostrini e nei pizzi delle raffinate vesti, proponendoci tramite un'immersione nei costumi d'epoca uno spaccato del lusso primo Novecento e di un'alta società spaccata in due tra aristocrazia avviata al tramonto e borghesia capitalistica rampante. Donne silhouette che come bomboniere nutrire di seta e velluto propongono il modello di estasi di chi si lascia sopraffare da un'eleganza del vivere che consta di cocktail party e di eventi mondani. Il corpo è un'illusione che allude allo stile fondamentale come biglietto di presentazione. L'eleganza è farsi ricordare, dirà Armani verso il tramonto del Novecento che sembra indicare la rotta verso la disintegrazione di ogni principio di stile.
Le nobildonne proposte da Boldini sono neanche più muse, anticipando così i tempi, ma mannequin che ispireranno gli atelier esclusivi. È la moda indossata bene a colmare i vuoti della nullità esistenziale. La persona si assenta e prende sempre più piede il termine "figura"una finestra che apre all'apparenza ben esibita introducendo al significato nuovo di "classe". La classe è della persona vestita bene, di figura e riservata. La definizione "di classe" si presta più a una figura femminile. L'uomo è il fuori classe, il borghese vincente che si è reso capace di cambiare le carte del suo destino. "Classe" e "fuoriclasse" sono termini che acquistano accezioni di prestigio basandosi sul linguaggio ippico. Il cavallo, mentre fa ingresso l'automobile come mezzo di trasporto del nuovo potere borghese, è il simbolo di una aristocrazia a cui rimane lo scettro del buongusto dettato dall'inflessibilita' ad accordarsi al declassamento della moda e dei costumi in genere.https://images.app.goo.gl/jFEVrvbgpDit6Ftu8
La ritrattistica e il valore di "classe" nel declino del Novecento
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