Sono orgogliosa del fatto che ad Amantea ci siano molti irriducibili no vaccino anti Covid. Forse l'antico sangue ribelle del popolo bruzio incomincia a risvegliarsi dopo cicli storici di latenza. Combinazione o forse no, proprio gli avversi alle culture mafiose che hanno tenuto a freno il Meridione, mostrano il lato recalcitrante a piegare la testa e la contrarietà ragionata a ogni azione vessatoria.
Il popolo calabrese sa cosa significa subire. Per lungo tempo così è stato e quanto accadde con la colonizzazione magnogreca, resta un'inconfutabile dimostrazione. I popoli che in Calabria si sono insediati, hanno avviato ciascuno politiche campanilistiche nei propri insediamenti di pertinenza, creando finti sodalizi e catene di potere impostati sulla logica barbara che l'unione fa la forza.
C'è voluto il passaggio all'era della confusione mediatica per mettere il beneficio del dubbio su quanto ci viene costantemente propinato. La diffidenza del Calabrese non è un fatto strutturale, ma il riflesso di risposta di chi cerca di difendere se stesso e la propria esistenza come secondo statuto costituzionale.
In questo mondo che sta dando il peggio di sempre e sembra essere arrivato all'apice delle sue storture, l'incominciamento, termine che preferisco all'ambiguo "cambiamento" si realizzerà partendo dagli ultimi, dai dimenticati e da quelli che non si piegano, merito della cultura che possiedono trasmessa dai propri padri e fatta in buona parte da soli con l'esperienza accumulata in vita. Chi si forgia impegnandosi col sudore per andare avanti, sviluppa una cultura propria diversa dal tirare a campare che la propaganda pandemica vorrebbe diffondere. Non butta all'aria i propri sacrifici ed è pronto a difendere il proprio spazio che vuol dire presenza e lo spazio e la presenza dei propri cari.