La dea Vesta e il suo culto nell'Arte
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La dea Vesta e il suo culto nell'Arte

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Estia (Vesta), dea del Fuoco Sacro e del Focolare Domestico
Estia (Vesta), dea del Fuoco Sacro e del Focolare Domestico

 

La sacralità di Vesta Estia la ritroviamo nella posizione eretta delle statue che la rappresentano e dalla curiosa posizione assunta dalle dita. L'indice, seppur lievemente arcuato sospinge lo sguardo verso l'Alto sede dell'Uno. Richiama il dito indice che ritroviamo nell'iconografia di San Giovanni Battista riproposta da Leonardo e sempre dello stesso genio nel Cristo Redentore.

Occorre fare un distinguo tra il fuoco che si ottiene per sfregamento e che ritroviamo rappresentato dall'atto sessuale e il fuoco che sottoforma di fulmine si abbatte dal cielo. Vesta Estia è una dea arcaica che riassume il legame donna fuoco che ci riporta alla dimensione ctonia femminile a cui viene associata anche l'energia sessuale che ritroviamo nella Shakti. San Giovanni invece è la compresenza dell'elemento maschile e dell'elemento femminile che ritroviamo scissa nel bifrontismo di Giano, dio delle Iniziazioni.

Vesta è una dea severa che suggerisce il carattere del fuoco che brucia e disintegra chi non gli ubbidisce. Questa severità si trasmette nel Medioevo e oltre attraverso il rito della vestizione della domina e dell' investitura dei cavalieri. Il culto di Vesta anche con la fine del paganesimo resta solido e si imposta sulla rigida osservanza delle regole che condiziona lo schema del rito della vestizione, fondamentale per la castellana e le altre nobildonne perché attraverso di esso si inculcava il senso di obbedienza e riverenza. La veste è un indumento che designa l'antichità e c'immette nel periodo del Neolitico in cui la scoperta del fuoco viene affiancata alle diverse attività umane, nonché a quella della filatura e tessitura. Sulle vesti di Cristo giocarono a sorte i soldati e questo ci relaziona, uscendo dall'ambito sacro a cui l'azione si riferisce, all'associazione filatura destino tenuta insieme dalle tre Moire o Parche.

Il fatto che Vesta sia divina e non umana la consacra al fuoco divino che si inquadra nel concetto di ordine cosmico imposto da Dio e dalla sua intelligenza espressa come fiamma. La leggerezza della veste che trae ispirazione dalla comunione con Dio spiega l'impegno rivolto alle sacerdotesse, le vestali, di mantenere acceso il fuoco sacro del tempio, e allo stesso tempo ci riferisce indicazioni sulle vesti leggere e trasparenti che indicano l'aderenza a Dio.

Vesta rappresenta la tradizione che va perpetuata e in quanto tale diventa un simbolo della cultura fascista attenta a risvegliare l'antico senso del Sacro relativo alla romanità. In contrapposizione alla frenesia erotica e al ritmo sessuale alla base della vita sulla terra, la dea contrappone la severità nel portamento che dà prova di quell'austerità morale esatta dalle sue ancelle indotte a uno stile di vita senza tentennamenti e all'insegna della purezza. Per tale ragione Vesta e le sue vergini diventano emblema di una femminilità ricercata e ammirata anche a seguito della caduta di Roma e del Sacro Romano Impero. Gli abiti fluenti e morbidi associati a uno stile di vita casto seducono più della volgare sfrontatezza. È del fuoco il gioco di trasparenze che irretisce l'uomo più delle sevizie della donna traffichina, e trova collocazione nell'alta espressione artistica umanistico rinascimentale.

Simonetta Vespucci appare nelle opere più affascinanti di Botticelli come una avvenente vestale. La Primavera su cui mi sono già in passato intrattenuta a dovere è un richiamo al mondo arcaico. Nell'opera il fuoco, seppur invisibilmente trapela dal gioco di trasparenze e suggerisce un'assonanza effettiva tra fiamma e femme (femmina in francese). La femme (fiamma) è diversa dalla vamp (vampa) che seduce nell'istante e non lascia echi. La fiamma associata alla femminilità è ciò che esalta e matura nel tempo un continuo coinvolgimento da parte dell'uomo. È un libro scritto che non ha mai fine e su questo concetto si poggia il divismo primo Novecento con l'immagine della "femme fatale" rappresentata degnamente dalla Garbo e dalla Dietricht, seducente quanto il mistero e come la dea Diana che fugge per i boschi, irraggiungibile.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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