Abbiamo visto come Bacco a differenza del suo antesignano Dioniso, sia un dio legato all'aspetto godereccio della vita e ispiratore dei canti carnascialeschi rinascimentali che trovano nel "Trionfo di Bacco e Arianna" di Lorenzo il Magnifico una valida testimonianza del rapporto tra la goliardia aristocratica giovanile e la dimensione sacra ritualustica che si cela dietro l'immagine di Bacco.
L'accostamento Bacco Arianna anziché Dioniso Arianna induce a profonde riflessioni che vanno ben oltre il componimento stesso e riportano l'attenzione a quel sentimento di giocosa purezza a cui i rampolli di nobile famiglia allora si rifacevano. "Arianna" vuol dire "pura" e Bacco beffardamente si prendeva gioco della goliardia giovanile facendo deragliare i banchetti innaffiati esageratamente di vino in episodi disdicevoli e dall'esito a volte persino tragico.
È questo l'aspetto forse meno considerato della giovinezza spensierata e travolgente che prende vita nei nobili casati di età rinascimentale e che poi ritroviamo in un'Europa suddivisa tra nuovo pensiero capitalistico e antichi e conservatori tenori di vita. Le esperienze collegiali primo Novecento che trovano spazio nei romanzi di formazione di allora, offrono uno spaccato della società in cui la nobiltà a differenza di quanto avveniva nel Rinascimento, non riesce più a ricollocarsi nella società in via di importanti trasformazioni. L'aristocratico erudita di fine Ottocento e primo Novecento è spesso un dissipatore parassita, un personaggio se vogliamo tragico, frequentemente manipolato a suo discapito dai fomentatori delle nuove politiche liberali progressiste. La Prima Guerra Mondiale si rivelerà presto un fallimento su tutti i fronti che consegnerà un'immagine della società lacerata dalle più alte alle più basse fasce sociali. Soldati imberbi strappati alla famiglia e mandati a morire senza un'adeguata preparazione in campo militare, gerarchi di estrazione aristocratica che si confronteranno con la dura vita di trincea e con la perdita insostenibile di vite umane. Il diffuso senso di precarietà condurrà le nuove generazioni sull'orlo della disperazione e si proietterà su una politica di scelte scellerate che caratterizzerà tutto il secolo e anche gli inizi del nuovo millennio, precipitando le sorti del pianeta in un caos senza fine.
Altro il discorso del Rinascimento in cui i giovani aristocratici rivolgono l'attenzione alle Arti Classiche con cui avviare un proficuo rapporto di confronto. La visione dell'arte come respiro di vita condurrà molti di loro a farsi promotori di artisti, specie pittori e scultori, scoprendo nuove forme di mecenatismo. È così che Lorenzo il Magnifico diverrà sostenitore di Botticelli, caro amico dal talento nascosto che sarà finanziato proprio dai Medici della sua Firenze per lasciare a tutti noi uno straordinario repertorio della sua grandezza.