Il narratore dell'Ottocento e il randagismo dell'anima
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Il narratore dell'Ottocento e il randagismo dell'anima

Invito all'Arte
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The strike spokesperson, 1891, painting by Emilio Longoni (1859-1932)
The strike spokesperson, 1891, painting by Emilio Longoni (1859-1932)

 

Le parole scritte non sono foglie al vento, ma ricami di luce. Sono la rivelazione dell'ombra rappresentata dal foglio bianco che attende di essere vergato. Raccontarsi con le parole è altro dal raccontarsi a parole tipico di chi è fatto di niente.

Raccontarsi riempie la vita di chi narra e di chi ascolta. Si può raccontare inventando tutto e lasciare la traccia di impressioni sensate, così come raccontare tante esperienze che mettono ali all'inconsistenza. Oggi si va alla ricerca del sorprendente perché non si ha nulla da dire, quando invece bisognerebbe ripristinare il cordone interrotto con la verità, per riuscire a trapassare con lacrime belle il vaso delle emozioni di chi ascolta.

Attraverso l'arte scopriamo che attraversare è riempire e dare corpo e anima a chi si mette in ascolto. È quanto succede a chi ha una sostanza e tanti contenuti che vanno innaffiati con le emozioni.

Attraversare è riempire e non si può dire lo stesso di un qualsiasi contenitore che contenga acqua o aria. L'elemento interiorità è altro e si ritrova in tutti gli elementi della Natura ma con una propria forma. Secondo gli Egizi i Nefilim erano espressione di un loro pentateuco personalissimo che comprendeva i quattro elementi con l'aggiunta di un quinto inteso allora come elemento che trasferiva il solido nel cielo. La luna. Ciò che gli Egizi vedevano nei Nefilim l'uomo di valore contempla in se stesso e nei suoi simili. La luna è vita nel tempo e per i Romantici le parole sono la prole dell'anima che ha come sua degna rappresentazione la luna, una palla di das lanciata nell'infinito, che non si smarrisce e a chi le si rivolge rimane legata. Abbiamo avuto modo di cogliere l'affinità non solo semantica, anche etimologica, tra "parole" e "prole". Come per i lupi e le belve la luna è un appiglio nel buio del bosco, così le parole trovano nella luna una degna ascoltatrice che le fomenta. Per il Neoclassicista e per il Romantico la luna feconda l'anima e le parole che ne escono sono la sacra prole di quest' unione atavica più che pagana.

Rivolgersi alla luna è tutto per il letterato dell'epoca. È il faro pulsante che ispira e cura il randagismo dell'anima. Si diventa tutti artisti contemplando la luna. Narratori improvvisi senza scuola ma con alle spalle un'eredità incompiuta. È dell'Ottocento la necessità di narrare e di mettere a nudo le situazioni esterne per farle collimare con l'anima. La nascita della fotografia aiuta la definizione dell'immagine, riconducendo all'istante la focalizzazione della scena che ne esce viva e lucida. Ciò che è vivo è terreno fertile per chi ascolta e il narratore dell'Ottocento sa di avere un pubblico e a lui si rivolge. È così che il teatro riprende con la sua forza il filo in apparenza spezzato dalla lirica operistica. Ritorna il teatro frugale delle rappresentazioni di piazza allineato alle esigenze dei drammi psicologici shakespeariani con in più un'esigenza marcata di comunicazione. La fotografia a fine Ottocento aiuta la scansione delle scene e a riportare ordine laddove i copioni dei due secoli precedenti si erano dispersi nelle lungaggini elaborate di narrazioni di miti e intrighi. Si ritorna al pulito e senza alcun pulpito, allevando lo sguardo degli ascoltatori come se fossero una squadra di bambini dedita a ritrovarsi più che ad apprendere. Come ha più volte sottolineato Peter Brooke prima di lasciarci, il teatro è un mondo di bambini. La scena è fatta di cose semplici che negli autori e negli attori e nei fruitori diventano grandi e tutto. Quanto espresso dal grande regista lo possiamo tranquillamente applicare all'Ottocento in cui i bambini avevano un ruolo fondamentale. Erano i nani da allevare fino a renderli giganti.

Non sorprende a tal fine che l'artista Longoni fosse prima che pittore, fotografo e attore di strada. Le scene da lui ben circoscritte e riportate su tela, le conversazioni interattive in cerca di un'intesa che scavalcasse il muro delle parole ci parlano nettamente della sua inclinazione al mondo dell'immagine che allora era un tutt'uno col regno delle scene. Così come un tutt'uno era l'espressione giocosa dello spirito con la dimensione del sogno distante dalle celebrazioni ridondanti e fragorose della vita pubblica.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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