L'infinito e l'uomo. Il ritmo e la coralità di voci nella nona sinfonia di Beethoven
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L'infinito e l'uomo. Il ritmo e la coralità di voci nella nona sinfonia di Beethoven

Invito all'Arte
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Gustave Courbet - L’immensité, 1869
Gustave Courbet - L’immensité, 1869

 

È in estate che sole e stelle si abbracciano. Il mondo di sotto spalanca la sua casa e il mare che accoglie i bagnanti diventa la soglia di ogni profondità. È in estate che in preda alla frigida ebbrezza del primo bagno fendiamo il tetto di onde, frantumando i riflessi del sole in miriadi di stelle.

Il mare non è forse la volta dei mondi bassi che culminano con gli Inferi? Come in cielo così in terra... e la trasparenza del mare rinforza in noi la convinzione che il cielo esiste e che oltre a ciò che vediamo, esistono altre vette e altri cieli. Così altri abissi sotto di noi.

Dove la terra finisce, finisce il nostro mondo anche all'interno. La curvatura del nostro pianeta messa in dubbio dalle teorie evanescenti dei terrappiattisti ci ricorda le infinite possibilità di attraversamento della conoscenza legate al nostro pianeta e all'universo tutto. La curva è estensiva ed espansiva e raccoglie i nostri pensieri assetati di sapere. Impedisce a loro di volare via e con essi a noi di disperderci.

Il mare ci ricorda che esiste un altro mondo sotto di noi che nutre all'interno nelle sue miriadi di cavità. La lettera "v" che ritroviamo in "vena, ventre, cavità" rimanda all'immagine di un contenitore che al suo interno lascia scorrere il tempo e la vita. Come due gambe divaricate verso l'alto, la lettera "v" è la lettera dell'accoglienza con in aggiunta rispetto alla "u" il verso e la direzione. Più l'uomo scende in sé , più profonda si farà la percezione del Cosmo e della sua pulsazione eterna.

La "grotta" il cui etimo rintracciamo in diverse parole italiane, non ultima in "gutturale" ci parla di un universo nutrito dall'interno e dalla luce di chi lo contempla. Associata al diametro di un'ellisse, ci consegna il semicerchio di una mandorla con il suo riflesso sottostante. In quanto a ciò la grotta è simbolo di rinascita e il luogo del mago. Merlino viveva in una grotta di cristallo. Il cristallo lo troviamo legato alle tradizioni epiche nordiche. Il cristallo rimanda al diamante, al quarzo e al gioco di riflessi dell'acqua, legando cosi il mondo iniziatico della natura superiore a quello marino.

Le stelle pulsano come diamanti nella volta del cielo anch'essa una grotta. Gli astri riuniti in costellazioni creano gioielli di filigrana che adornano la dea egizia Nut e le dame antiche della tradizione celtica. L'Universo è sgusciato dal suo ventre marino rappresentato dalle profondità della notte, quando il tremolo sfavillio dei primi astri ha dato luogo al riverbero serpentino dei riflessi nel mare.

Allora si è acceso Il tempo comparendo come ritmo e vibrazione in ogni corpo.

La Tradizione Ermetica, che deve il nome al suo ispiratore Ermete Trismegisto, nel Seicento riprende e riformula quanto acquisito dal passato ponendo l'accento sulle diverse tradizioni e sugli arcani. Le grandi scoperte del Cinquecento espandono i confini immaginifici inducendo a favoleggiare sui grandi luoghi esotici come il continente asiatico. Ciò che è lontano ispira la libertà e alla libertà come respiro e anelito di conoscenza guarda l'uomo romantico, partendo da quanto gli è più vicino.

La Tradizione Esoterica che prende piede nel Settecento porta l'uomo a proiettarsi oltre lui e a comprendere che quanto più oltre si spinge, tanto più in profondità scende, fino a isolare dal respiro il primo battito del tempo. Nella musica ciò descrive una serie di accordi armonici che sembrano sfuggire dal tema principale, portando l'ascoltatore a immettersi su altre piste di suoni. In realtà lo rincorrono e quando lo raggiungono esplode un fuoco d'artificio di accordi che esaltano il tema principale prima tanto distante con l'ouverture. È quanto già proviamo con Mozart e il suo Flauto Magico. Gli strumenti sembrano ricongiungersi, quasi a voler circuire il motivo principale, in realtà esso sfugge isolando e lasciando agli ascoltatori la leggiadra impronta di un'eco. È con Beethoven che il quadro d'insieme si ricompone ridisegnando la mappa dell'Universo dal suo sgusciare e comparire con i primi segnali di schiusura degli astri, timide lampadine accese sullo schermo piatto della notte.

È la prima traccia di movimento che si compie, il primo segnale di vita e il primo esempio di ritmo nella musica. Fino all'esaustiva visione dell'Universo che si compie e che ritroviamo sul finale dell'"Inno alla gioia". Prima che il tutto si smorzi per proseguire il suo cammino nel sogno di ogni ascoltatore.

Quale gioia può esistere per l'essere umano al di fuori del sentirsi cellula pulsante dell'Universo? Ogni cosa è ritmo e Beethoven sembra mettere insieme il sentire con la vista e da sordo dare una definizione all'ascolto. Questo riemerge come poesia esalata dall'uomo in ogni istante egli si colga presente. L'istante presente è la vera poesia e spinge l'uomo oltre se stesso nella volta dell'infinito. 

Ippolita Sicoli
Author: Ippolita Sicoli
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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