Nell'invisibile essenza delle cose. Il tratto lieve di Alessandro Saggio
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Alessandro Saggio

Interviste e Recensioni

Nell'invisibile essenza delle cose. Il tratto lieve di Alessandro Saggio

Siamo libri di memorie e siamo liberi. Siamo radici profonde che inseguono l'aria per raccogliersi in essa. Siamo foglie ed immagini di un unico albero che carpiamo e che ci rivela. In un'epoca in cui tutto è in un gorgo divorante, riuscire a mettere a fuoco nella sua compiutezza un'immagine é di chi possiede una visione pura e integra del Tutto. È quanto emerge dalle opere illustrate dell'artista Alessandro Saggio in cui forte è la capacità di  cogliere una figura nella sua storia poetica, astraendoci dall'amalgama confuso che ci attornia.

Per cogliere l'essenza delle cose occorre radicarsi in se stessi e questa è un'operazione oggigiorno resa alquanto difficile dall'impronta rilasciata dalla realtà culturale. Cultura è coltivarsi, avere amore per se stessi da effondere e diffondere tra gli altri. È apertura che porta il seme della pianta a organizzarsi in fiore che è la forma più autentica di autodonazione. Il fiore è ricordo che sopravvive in chi lo riceve e lo fa proprio. È abbraccio con i sensi. È trasferimento di se stessi nell'altro, che dà vita a nuovi semi. È cammino nella storia e oltre la storia.

Le civiltà orientali conoscono bene il valore di un fiore e il momento magico della fioritura che attraverso determinati alberi avviene, come ad esempio tramite gli alberi di ciliegio in Giappone (Sakura), in cui non è semplice arredo naturale che accarezza la vista, ma ritorno di quella magia che attraverso la pianta si compie offrendosi al mondo. Così ci rapisce e ci trasforma nel profondo. La fioritura è espressione di una cura che si afferma nel tempo, di un viaggio interiore che avviene nel deserto bianco dell'attesa, per porgerci qualcosa di nuovo e di assolutamente unico, pur compiendosi nel tempo. E sulle radici di questa ritualità si svolge e riavvolge la Natura, contribuendo a realizzare l'Uomo.

Ogni identità o viaggio che si riveli al mondo, poggia su un grembo interiore che è fiamma ed esplosione del genio nascosto in ciascuno di noi. È il sottosuolo che si rivela richiamandoci a lui e invitandoci a spingerci oltre i cancelli del già visto e del già conosciuto.

Le opere grafiche di Alessandro Saggio non sono esenti da tutto questo. La cultura del tratto è incisa in lui. Egli conduce un viaggio immaginifico attraverso il suo estro che lo porta poi ad ampliarsi abbracciando l'altro. Emerge una cura divina nei lavori di Alessandro, il germe di un'impronta ieratica che sposa il mondo senza rapirlo e come sulle note di un pianoforte, lo lascia danzare sulla leggerezza delle cose che è ripristino della propria centralità riconosciuta nel cielo. Sono geografie di un mondo delicato le illustrazioni di Alessandro. Un rigagnolo di morbido fluire che lascia traccia di sé sul foglio, per proseguire oltre e disperdersi nell'elegante Bellezza che aleggia come un profumo raro sul cuore di chi la percepisce. È un’anima delicata, Alessandro. Coglie ma non afferra, a volerci ricordare che il disegno è espressione di ricchezza e non di compressione tesa a circoscrivere. Sono faville che sposano le stelle e raggiungono le periferie elette dell'anima, le sensazioni che ci porge Alessandro . Come i fiori di loto che nascono dalla putrefazione acquitrinosa, sulle basi di un richiamo proprio che li fa tendere verso la luce, così le illustrazioni di Saggio, utilizzando un linguaggio minimalista, sono doni che si levano dal pantano vischioso dei nostri giorni, per rinfrancarci alla fonte della Bellezza che sgorga dal cuore dei più sensibili. C’è sensibilità e tratto levigato nelle opere di Alessandro, così come invito a uscire da una privata rassegnazione. Sono isole di pace le sue illustrazioni. Frasi limate o apparizioni emblematiche, fiori sbocciati sul nulla, per essere colti e abbracciati, preghiere in esaudimento.

La cura e la delicatezza con cui le illustrazioni richiamano senza la volontà d'imporsi, rimandano per tutto alla spiritualità giapponese in cui ogni cosa è vera e magicamente sospesa nella sua unicità. È invito alla contemplazione pulsante che nella visione anatomica del cuore spiega senza una narrazione concettuale il radioso splendore di ogni forma di vita che attraverso la vista ci rieduca all’invisibile, per cogliere le radice delle cose di cui l'artista tratteggia il respiro. Ogni figura è sovrana per la compiutezza che esprime, mantenendosi sognante. L'impronta onirica si diparte proprio dalla rivelazione e viene narrata dalla voce del tratteggio che permette a ognuno di indossare ali di purezza. Il bianco e il nero sposano il rosso come nell’immagine del bosco, un piccolo regno assoluto, avulso dal tempo. I petali, macchie sanguigne, sono carezze scucite da una accennata passione, e ciò che decade diviene germe del futuro. Danza e leggerezza che è invito a impadronirsi di se stessi per ritrovare il garbo in tutte le cose. È quanto sembra esprimere il volto, quasi anni Trenta, non spudorata denuncia di una fredda solitudine, ma invito a soffermarsi su se stessi per trarre dal delicato battito di ognuno un fiore di dolcezza. C’è bisogno di rompere gli schemi con un bacio e anche più, rivolto a chi non importa, ma indispensabile come le parole levigate, pregne di gratitudine disperse nel vento, che lascino crollare i muri tra la gente. E allora, anche il particolare delle mani è invito a comprendere gli altri attraverso se stessi. Le nervature, i tratti ben definiti nonostante la leggerezza con cui vengono riportati, ci ricordano che siamo libri di memoria e alberi. Che in noi scorre la linfa dell'Universo. Tra nervature e punti di fuga, siamo terra e apparteniamo alle stelle. Al respiro eterno che ci agita e ci ricorda quanta bellezza è ancora in noi e quanta possiamo ritrovare nel mondo, cavalcando prati di sogno. 

L'intimità delle cose rapisce nell'immagine del dischiuso che Saggio porge a noi attraverso il bocciolo di rosa e dei riccioli d'infinito a riempire i vuoti dell'esistenza. Un sentore di vibratile leggerezza ci consegna lo stormo che volteggia nel cielo, quasi un banco di pesci che non perde la propria forma o impronta, galleggiando tra le acque del cielo. A ricordare che la leggerezza è profondità. È nuotare nel velluto delle cose che con grazia ci accompagna.

 

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Leggi anche: Biografia. Alessandro Saggio

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Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli