Si sente spesso oggi parlare di radici in rapporto ai profumi dei luoghi, che sconfinano nella poesia dei piatti. Mangiare, gustare la tradizione è specchiarsi tra sapori ed emozioni, prendendo parte a un meraviglioso banchetto che ci vede riconciliarci con noi stessi che camminiamo con i nostri piedi sulle orme di chi ci ha preceduti.
La storia che sto per introdurre, parte da una casa lungo la ferrovia e i treni, anziché disperderne la magnetica identità, contribuiscono a renderla palpabile presenza. I treni trasportano, spogliano e a volte lasciano tracce indelebili come quelle legate ai profumi e ai sapori di un luogo e di quegli incontri meravigliosi che ci salvano dalla durezza della vita. Ed è proprio questo che è accaduto decenni fa nella località La Tonnara di Amantea, quando l'anima di un ferroviere votata alla sincera accoglienza, ha spianato il proprio destino e quello delle generazioni future. Costruivano la ferrovia in quel decennio a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, un magnifico tratto che costeggiando il mare collega i paesi dell'Italia tirrenica. Il Tirreno qui infuria e invade i cuori di tutti, avvicinandoli e rendendoli ciascuno vagone di un unico treno. È quanto successe anche allora, quando il ferroviere Nicola Perri si prodigò ad assicurare cibo e ospitalità a chi lavorava a quel tratto di ferrovia. Non può esistere il caso quando ci si lascia condurre dal cuore che vede e intende prima di noi.
La sensibilità genuina e vera ha proseguito il suo cammino sanguigno dal nonno Nicola nel nipote, grazie ai ricordi della madre Marialuigia e del padre Giuseppe. Costui, memore dei nobili insegnamenti del genitore, ha saputo trasmettere al figlio il valore dell'ospitalità come autentico sentimento. Questo si esprime nella cura dei dettagli che contraddistingue la struttura e i servizi che essa offre, non ultimo la ristorazione.
Con lo spirito del nonno di cui porta il nome, Nicola ha deciso di ridare nuovo smalto al Grand Hotel La Tonnara, guidato dalla raffinata sensibilità estetica della madre. Così nasce Yarità che già nel nome lascia risuonare le radici di questa terra, nell'incontro col riverbero esotico della cultura araba.
Il mare è il canovaccio su cui si intrecciano preziosi incontri di vita che questa sera grazie alla sapiente originalità dello chef Villella sposano il palato. Inventiva artistica e tradizione sono il comune denominatore di ogni piatto che sarebbe troppo freddo nonché riduttivo ricondurre alla definizione Gourmet. I sapori ben calibrati sono il bouchet di una sintesi perfetta di mare e terra da gustare anche con gli occhi e con l'olfatto, grazie agli abbinamenti con gli assaggi di vino Cirò proposti dalla cantina Calabretta Cataldo. Le portate colpiscono per la giusta combinazione degli ingredienti messa in risalto da un'estetica pulita che non dà adito a incertezze o sbavature di sapore o visive. Si gusta anche con gli occhi per recuperare e tramandare quanto questa terra tanto prodiga ci ha dato. A completare il quadro degli abbinamenti, l'aroma inconfondibile dell'olio di oliva Carolea dell'Azienda Elia Gullo.
La sapiente filosofia magnogreca si riconosce nel perfetto dosaggio tra tutti gli ingredienti che deliziano il palato attraverso una sinfonia di sapori.
Il mare c'è, si avverte come un sottofondo sonoro che accoglie e porge senza soverchiare il carosello di profumi che lega questa terra ai luoghi oltremare. Il cielo e di sfondo il mare nel tramonto offrono il loro spettacolo più bello. Questo riecheggia nelle tonalità turchesi e indaco della sala Yarità fresca e accogliente, curata ma senza eccessi o fronzoli di sorta. Un luogo dove ritrovarsi e in cui nulla, a incominciare dal principio di questa storia, è stato affidato al caso.